Politica monetaria, Banca Centrale mantiene tasso di riferimento
Per la prima volta da ottobre 2021, la Banca Centrale di Romania mantiene immutato il tasso d'interesse di riferimento deciso nella precedente seduta.
Ştefan Stoica, 10.02.2023, 10:22
Dopo 11 aumenti consecutivi del tasso d’interesse di politica monetaria, tra ottobre 2021 e gennaio 2023, la Banca Centrale di Romania ha deciso di mantenere il suo livello annuo al 7% stabilito nella seduta dello scorso mese. Mantenuti anche i livelli attuali dei tassi delle riserve minime obbligatorie per le passività in lei e in valuta estera delle istituzioni di credito, vale a dire le somme che le banche commerciali hanno l’obbligo di detenere nei conti della Banca Centrale. Una spiegazione della decisione sarebbe che la Banca Centrale prevede una diminuzione del tasso d’inflazione annuo più presto di quanto era stato anticipato. Gli esperti della BC stimano ora che l’inflazione scenderà sotto il 10% sin dal terzo trimestre del corrente anno, per registrare alla fine del 2023 un tasso di gran lunga inferiore a quello anticipato in precedenza. I nuovi dati statistici riconfermano, d’altra parte, la crescita notevolmente superiore alle aspettative dell’attività economica nel terzo trimestre del 2022.
A questo punto, la decisione della Banca Centrale era prevedibile, spiega l’analista finanziario Adrian Codirlaşu. In un certo qual modo, è in linea con quello che accade nella regione. La Polonia è indicata al 6,75, la Repubblica Ceca al 7, tassi d’inflazione simili alla Romania. Anzi, sono arrivate notizie positive in merito alla riduzione dell’inflazione nei paesi sviluppati. Mi riferisco agli Stati Uniti, dove l’inflazione sta scendendo abbastanza rapidamente, e all’Unione Europea, dove, in ugual misura, il tasso è calato sopra le aspettative. Un’altra cosa importante è che il prezzo del gas metano è diminuito, aggirandosi ora sui 55 euro al megawattora. Ad agosto costava 340 euro al MWh. Ciò ha portato ad un calo sostanziale del prezzo dell’energia elettrica. E’ diminuito anche il prezzo dei cereali. Tale fatto contribuisce notevolmente non solo alla riduzione del tasso d’inflazione, ma anche al recupero dell’attività industriale. Di conseguenza, questa inflazione più bassa, quindi banche centrali meno aggressive nell’alzare i tassi di interesse, abbinata a prezzi meno cari, porta sia al calo dell’inflazione che al miglioramento delle previsioni di crescita economica, spiega l’analista.
Proprio perchè la maggioranza degli esperti anticipava la misura della Banca Centrale, i suoi effetti sugli interessi applicati dalle banche saranno limitati, ritiene Adrian Codirlaşu, spiegando che le informazioni erano già incluse nei tassi di interesse sul mercato, e i tassi erano già su un trend discendente che si manterrà. Quello che conta di più in questa tendenza, oltre alle diminuzioni anticipate del tasso di riferimento, è la liquidità sul mercato, aggiunge l’analista. E questa liquidità è notevolmente aumentata nell’ultimo trimestre. I romeni che hanno mutui in lei con costi calcolati a seconda del ROBOR già osservano un tetto o persino un lieve calo di questo indice. Tuttavia, la guerra in Ucraina continuerà a generare incertezze e rischi per le prospettive dell’attività economica e, implicitamente, dell’evoluzione dell’inflazione a medio termine, richiamano l’attenzione gli esperti della Banca Centrale.