Politica: alla ricerca di una variante di governo
La classe politica di Bucarest non ha ancora individuato una soluzione alla crisi governativa.
Bogdan Matei, 03.11.2021, 11:36
I giochi politici per la formazione di un nuovo governo ripartono da zero, dopo che il premier designato, il liberale Nicolae Ciucă ha annunciato di rimettere il mandato assegnatogli dal presidente Klaus Iohannis. La decisione è stata presa dalla direzione del suo partito, perché il generale a riposo Ciucă non è riuscito a ottenere sostegno al Parlamento per la squadra esecutiva di minoranza PNL-UDMR che avrebbe dovuto chiedere il voto di fiducia, mercoledì, durante la seduta plenaria del Parlamento. Dal punto di vista procedurale, il capo dello stato dovrà avviare un nuovo round di consultazioni con i partiti parlamentari per designare un altro potenziale premier.
Il leader del PNL, il premier ad interim Florin Cîțu, parla, adesso, di una flessibilità del mandato per i negoziati e promette che i liberali esploreranno ciò che egli definisce tutte le forze politiche democratiche del Parlamento per formare una maggioranza che appoggi un governo con pieni poteri. Se avesse ottenuto l’investitura, Ciucă (54 anni) sarebbe diventato il primo militare di carriera a guidare un governo della Romania post-comunista. La sua designazione è arrivata dopo che un nuovo sondaggio demoscopico aveva confermato che l’Esercito e la Chiesa si piazzano ai primi posti in una classifica delle istituzioni di cui i romeni si fidano. Secondo lo studio, l’87% afferma di fidarsi dell’Esercito, il 70% – della Chiesa, il 67% – del Servizio Romeno di Informazioni e dell’Accademia Romena. Oltre il 40% delle persone intervistate considera la corruzione e l’incompetenza della classe politica le principali minacce per la Romania.
Secondo le voci che girano sui mass-media, diventa sempre più credibile il rifacimento di una cosiddetta grande coalizione tra il PNL e il PSD, che potrebbe controllare il Parlamento dal punto di vista aritmetico. Alle elezioni del dicembre 2020, il PSD ha ottenuto 157 seggi di senatori e deputati, il PNL – 134, l’USR – 80, l’AUR – 47, mentre l’UDMR – 30. Almeno 15 parlamentari liberali, fedeli al loro ex leader, Ludovic Orban, e scontenti del mandato di Cîțu, hanno lasciato il gruppo parlamentare PNL, però ciononostante i primi due partiti avrebbero una maggioranza confortevole. Il PSD e il PNL hanno governato insieme anche in passato, dopo che l’Unione Social-Liberale ha ottenuto due terzi dei voti alle elezioni politiche del 2012. L’attuale crisi governativa è, secondo i politologi, solo un epifenomeno dell’instabilità cronica sulla scena politica di Bucarest.
Dopo l’adesione all’UE, il 1° gennaio 2007, la Romania ha avuto dieci premier investiti dal Parlamento, di sinistra o di destra, longevi oppure effimeri nella politica. A loro si aggiungono cinque premier ad interim, che hanno gestito gli affari di ordinaria amministrazione dopo le dimissioni o le rimozioni dei primi. Da molti anni ormai, il tasso di fiducia dei cittadini nel Parlamento e nei partiti politici si aggira sul 10%. Accusato di non esercitare il suo ruolo costituzionale di mediatore e percepito, ultimamente, non come una soluzione, ma come parte del problema, anche il presidente Klaus Iohannis è arrivato a una quota di fiducia di solo il 14%, secondo un recente sondaggio, commissionato dal PSD. Il che ha incoraggiato l’AUR, l’opposizione nazionalista, ad annunciare l’avvio delle procedure per la sua sospensione dalla carica.