La Repubblica di Moldova dopo le amministrative
Alle amministrative organizzate nella Repubblica di Moldova, i pro-europei hanno vinto nelle zone rurali, ma non ce lhanno fatta nelle grandi città.
Ştefan Stoica, 07.11.2023, 13:31
Per tre decenni, la Repubblica di Moldova che confina con la Romania all’est, ha fatto un enorme salto dallo status di vassallo di Mosca nell’epoca sovietica a quello di candidato all’adesione all’UE. L’aggressione della Russia contro l’Ucraina, nei confronti della quale l’amministrazione pro-europea di Chişinău, con a capo la presidente Maia Sandu, ha assunto una posizione corretta denunciandola in termini molto duri, ha accelerato il processo di orientamento verso Ovest, zona dalla quale arriva la chance della stabilità democratica e della prosperità.
La resistenza della sinistra pro-russa, non è però da ignorare. Lo dimostrano le elezioni amministrative di domenica. Il Partito Azione e Solidarietà (PAS) di Maia Sandu ha vinto più del 40% dei voti espressi per sindaci, consiglieri e consigli rionali e nei villaggi. Il partito presidenziale ha vinto posti di sindaci nel primo turno in più di un quarto di circa 900 villaggi e città. Le vittorie sono state in gran parte nelle zone rurali, mentre i candidati del Partito Azione e Solidarietà non sono riusciti a vincere posti di sindaci nelle grandi città. A Chişinău, il sindaco in carica, Ion Ceban, un ex membro di spicco del Partito dei Socialisti, è stato eletto dal primo turno. Tuttavia, il suo partito non ha ottenuto lo stesso successo al Consiglio Municipale.
L’analista Ion Tăbârţă nota che il partito al governo ha ottenuto meno voti di quanto si aspettasse. Ion Tăbârţă:Comprendiamo che, tuttavia, le posizioni dei socialisti insieme a quelle dei comunisti sono abbastanza solide. Siamo partiti con previsioni ottimistiche considerando che due terzi della società sono pro-europei, mentre un terzo guarda ancora all’Est. Ma vediamo che non è per niente così. I partiti di sinistra hanno ottenuto più voti rispetto a quelli di destra”.
Visto come un test per la politica pro-europea della presidente Maia Sandu, lo scrutinio si è svolto sullo sfondo di alcune accuse di ingerenza russa, smentite, però, da Mosca. L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa ha trasmesso in un rapporto preliminare che l’intera campagna è stata denaturata da “un afflusso di fondi illeciti e stranieri e di stimoli monetari utilizzati per influire sulla volontà degli elettori “.
Reuters segnala che, prima del voto, le autorità moldave hanno accusato la Russia di comprare voti tramite il direzionamento di 5 milioni di dollari verso ciò che ha definito “gruppi delinquenziali”, guidati dall’imprenditore latitante Ilan Shor, condannato in assenza per coinvolgimento in frodi bancarie nella Repubblica di Moldova. Solo due giorni prima del voto, le autorità hanno proibito il partito Chance, connesso a Shor, per motivi di sicurezza, una decisione che, secondo l’OSCE, ha limitato le opzioni degli elettori. Questo è stato l’ultimo voto nazionale nella Repubblica di Moldova prima delle presidenziali che avranno luogo a novembre 2024. Un anno dopo, nel 2025, sono previste elezioni politiche.