Crisi di medici in Romania
La situazione nel settore sanitario in Romania è altrettanto grave come negli anni precedenti e la nuova ondata di Covid lo rileva ancora più chiaramente.
Daniela Budu, 29.07.2022, 12:49
La speranza di vita in Romania è tra le più basse in Europa e la pandemia da COVID-19 ha annullato una parte della crescita registrata a partire dal 2000. Secondo un rapporto della Commissione Europea sulla salute in Romania, realizzato l’anno scorso, la pandemia ha evidenziato l’importanza del consolidamento dell’assistenza medica primaria, dei servizi preventivi e della sanità pubblica in un sistema che dipende, in gran parte, dai servizi ospedalieri. Il ministro della Salute, Alexandru Rafila, ammetteva, di recente, che oltre 15.000 medici hanno lasciato la Romania solo negli ultimi anni per guadagnare stipendi più alti in altri Paesi. Perciò, si è arrivati a una crisi di specialisti nei settori anestesia, terapia intensiva, epidemiologia, pediatria, medicina di laboratorio oppure microbiologia. Però, a differenza di altri stati europei, la Romania ha un medico per ogni circa 200 abitanti, molto meno della media europea, a causa delle politiche di sanità pubblica difettose.
La situazione è molto più grave nell’ambiente rurale dove un medico deve assistere otto volte più pazienti. In più, un’analisi recente rileva che la medicina di famiglia si potrebbe confrontare con gravi problemi in Romania in un futuro non molto lontano. L’ampio fenomeno di invecchiamento notato in questa categoria di medici potrebbe avere conseguenze gravi nei prossimi dieci anni, ammoniscono gli specialisti nel settore. Anche il ministro della Salute ha ammesso che, al momento, esiste una crisi nazionale di medici per determinate specializzazioni, tra cui anche la medicina d’urgenza e la medicina di famiglia. Quanto alla medicina primaria, il corpo medico è invecchiato e centinaia di località non dispongono di un medico. “È un fenomeno a livello nazionale. Ci sono specializzazioni che servono in zone critiche, come i reparti di pronto soccorso, i servizi di ambulanza, l’assistenza medica primaria. Nonostante il numero apparentemente alto, di 11.000 medici di famiglia, centinaia di località romene sono prive di assistenza medica primaria e il corpo medico è invecchiato, la media di età essendo superiore ai 55 anni”, ha affermato Alexandru Rafila.
Stando al ministro, il deficit di medici con studi universitari non può essere coperto a breve termine, però il problema potrebbe essere risolto in futuro con l’implementazione di una strategia per le risorse umane nel settore sanitario, elaborata per la prima volta in Romania. Essa consiste di un partenariato con le università di medicina e farmacia. Intanto, in Romania è cominciato di nuovo a salire il numero dei contagi da Covid e, di conseguenza, anche quello dei malati ricoverati negli ospedali. Le autorità affermano che stanno elaborando la legislazione necessaria per l’apertura di centri di vaccinazione anti-COVID nelle strutture sanitarie. Si tratta di una misura preparatoria per la campagna d’immunizzazione che avrà luogo in autunno, quando è atteso un nuovo siero adeguato alle nuove varianti del ceppo Omicron.