Covid-19: effetti della “Maratona informativa”
In Romania è stata organizzata, per la prima volta, una maratona informativa sui sieri anti-COVID-19, in un momento in cui la campagna vaccinale si è di nuovo arenata.
Bogdan Matei, 08.11.2021, 13:39
In concomitanza con le cosiddette maratone vaccinali anti-COVID, organizzate, venerdì, sabato e domenica, dalle otto del mattino fino a mezzanotte, nei centri di Bucarest e di altre città, la Romania ha ospitato, per la prima volta, alla fine della settimana scorsa, anche una “maratona informativa”. Decine di medici e altri specialisti hanno offerto, dal vivo, informazioni e spiegazioni sulla vaccinazione contro il nuovo coronavirus. Ospitato dalla Biblioteca Nazionale della Capitale, l’evento è stato trasmesso in diretta su pagine Facebook e sul canale YouTube ro.vaccinare. Gli effetti e le possibili reazioni avverse, le allergie e la vaccinazione, gli effetti della malattia sui giovani, il ruolo del certificato digitale, la realtà negli ospedali oppure l’impatto delle fake-news sono stati altrettanti argomenti esaminati dagli specialisti, nel tentativo di eliminare la reticenza dei romeni nei confronti della vaccinazione anti-COVID.
L’iniziativa della maratona giunge in un momento di blocco della campagna vaccinale. Una classe politica di cui i sondaggi attestano che è completamente priva di credibilità e un corpo medico con un’immagine gravemente danneggiata da numerosi scandali di corruzione e malasanità sono riusciti a convincere troppo poche persone che l’unica soluzione per uscire dalla pandemia sia la vaccinazione. Domenica, meno di 25.000 persone hanno ricevuto la prima dose di un vaccino anti-COVID-19 oppure il siero monodose. È il più basso livello registrato nelle ultime tre settimane. Venerdì, la Romania ha superato 50.000 decessi causati dalle complicanze del COVID-19 dall’inizio della pandemia.
Sullo sfondo della psicosi anti-vaccino, alimentata da una parte dei mass-media, da alcuni politici e da altre personalità pubbliche, ma anche da un’intera comitiva di cospirazionisti sulle reti sociali, il nostro Paese ha il secondo più basso tasso d’immunizzazione tra i 27 membri dell’UE. La reticenza nei confronti del vaccino è condivisa soprattutto nei Paesi dell’est e del centro dell’Unione Europea. La Romania è superata solo dalla Bulgaria ed è seguita da Croazia e Lettonia. I sociologi romeni sono del parere che la campagna si possa sbloccare dopo l’adozione del disegno di legge che prevede l’obbligo di esibire il certificato verde COVID al lavoro. Al Senato, la legge è stata bocciata con una differenza di solo due voti, ma la Camera dei Deputati ha potere decisionale in questo caso. Secondo l’atto normativo, i dipendenti che rifiuteranno di esibire il certificato al lavoro potranno avere il contratto sospeso senza ricevere lo stipendio per un periodo di fino a 30 giorni. Se neanche dopo questa scadenza verrà esibito il documento attestante la vaccinazione, i dipendenti delle istituzioni pubbliche saranno licenziati, mentre il datore di lavoro privato potrà decidere se prorogare la sospensione dei contratti dei propri dipendenti o licenziarli. Chi sceglie di non vaccinarsi dovrà fare periodicamente test anti-COVID a spese proprie.