Coronavirus: Romania, effetti dopo stato allerta
Lo stato di allerta anti-epidemica è cessato e la società romena sta cercando di tornare alla normalità.
Bogdan Matei, 10.03.2022, 13:04
Già eclissati dalla paura provocata dalla guerra nella confinante Ucraina, i traumi causati ai romeni dall’epidemia di COVID-19 vanno guariti. Dall’inizio della pandemia, sul territorio della Romania sono stati registrati circa 2,8 milioni di contagi e quasi 65 mila persone diagnosticate con il nuovo coronavirus hanno perso la vita. Stando agli esperti di demografia, la Romania ha perso, in due anni, la popolazione di una città media. Il ripristino della normalità si annuncia lento e tormentoso, sebbene, da questa settimana, lo stato di allerta anti-epidemica sia cessato. “L’epidemia di COVID-19 è in discesa accelerata e la quinta ondata della pandemia sta per terminare” — ha spiegato il capo dello stato, Klaus Iohannis.
Istituito a maggio 2020, dopo due mesi di stato di emergenza, lo stato di allerta ha incluso numerose restrizioni, che hanno intaccato, in ugual misura, l’evoluzione economica e la coesione sociale in Romania. Tre governi, uno monocolore e di minoranza liberale, uno di coalizione PNL-USR-UDMR e uno PSD-PNL-UDMR hanno gestito il Paese in questo periodo. E le disposizioni tramite cui le autorità affermavano che avrebbero contrastato la pandemia sono state, il più delle volte, incoerenti e, qualche volta, abusive. La Corte Costituzionale ha invalidato alcune delle decisioni dei governanti, dalle multe salatissime inflitte durante il periodo dello stato di emergenza all’obbligo di indossare la mascherina protettiva negli spazi aperti. Uno dei casi scandalosi evocati dai mass-media è stato quello di una contadina anziana multata per essere uscita senza mascherina a riprendersi le anatre scappate dal cortile, in un periodo in cui i ministri liberali celebravano, con alcol e sigarette, alla sede del Governo, il compleanno dell’allora premier e capo del partito, Ludovic Orban.
Adesso, le autorità stanno cercando di ripristinare il dialogo con la società e annunciano misure per il periodo post-pandemia. Le regolamentazioni nel sistema sanitario istituite nel contesto della crisi sanitaria resteranno valide fino alla fine di questo mese, però i medici di famiglia lamentano l’imminente scomparsa delle consultazioni a distanza, tramite cui guadagnavano tempo sia loro, che i pazienti.
Con la cessazione dello stato di allerta non viene più concessa la cassa integrazione, non sono più d’obbligo l’orario di lavoro flessibile, lo smart working e non vengono più occupati posti di lavoro senza concorso nelle istituzioni pubbliche. Le carte d’identità la cui validità è scaduta nel periodo 1° marzo 2020 – 7 marzo 2022 continuano a essere valide per un periodo di 90 giorni dalla cessazione dello stato di allerta. La scadenza per la sostituzione dei documenti d’identità scaduti, il cui numero ammonta a centinaia di migliaia, è il 7 giugno 2022, mentre i servizi passaporti e anagrafe della popolazione sono già sovraffollati. Al massimo dopo tre mesi dalla cessazione dello stato di allerta, vanno rinegoziati i contratti collettivi di lavoro, fatto che, anticipano gli analisti, potrebbe provocare nuovi tumulti sociali e una ripresa delle proteste sindacali.