Coordinamento alla luce degli attacchi russi sul Danubio
L'Esercito romeno e le autorità al confine con l'Ucraina si stanno coordinando, alla luce dei bombardamenti russi nella zona.
Bogdan Matei, 28.09.2023, 10:04
I paesi confinanti con l’Ucraina invasa dalle truppe russe non sono esenti da gravi incidenti che si verificano in seguito alla guerra. Recentemente, gli esperti polacchi sono giunti alla conclusione che il missile che lo scorso novembre ha ucciso due persone in una fattoria nel sud della Polonia, era stato lanciato dagli ucraini. Questo missile ha una gittata da 75 a 90 chilometri, scrive la stampa di Varsavia, e a quel tempo le posizioni (delle truppe) russe si trovavano in un luogo dal quale non potevano colpire la fattoria polacca.
L’esplosione del missile in Polonia, membro della NATO, ha alimentato i timori che la guerra in Ucraina potesse degenerare in un conflitto più ampio, con l’attivazione della clausola di mutua difesa degli alleati, in base alla quale un colpo contro uno significa un attacco contro tutti.
A sua volta, la Romania, che condivide circa 650 chilometri di confine con l’Ucraina, si consulta permanentemente con gli alleati della NATO sugli sviluppi alla frontiera, dopo il ritrovamento di diversi frammenti di droni, molto probabilmente russi, sul territorio romeno, nel Delta del Danubio (sud-est). L’incidente più recente è avvenuto all’inizio di questa settimana, sulla riva ucraina del Danubio, nella zona di Orlovka, dove dei droni sono caduti vicino a un traghetto con romeni diretti a Isaccea.
Dopo questo nuovo episodio, lo Stato Maggiore della Difesa ha organizzato, in videoconferenza, un incontro con i rappresentanti delle autorità pubbliche locali delle province di Brăila, Constanţa, Galaţi e Tulcea, tutte della zona danubiana, nel contesto degli attacchi della Federazione Russa contro i porti della costa ucraina. Secondo un comunicato del Ministero della Difesa, la videoconferenza è stata volta a ottimizzare il coordinamento interistituzionale.
L’ordine del giorno ha incluso la presentazione della situazione della sicurezza, il processo di comunicazione pubblica dell’esercito, temi relativi alla preparazione della popolazione, dell’economia e del territorio per la difesa, nonchè le responsabilità legali spettanti alle varie istituzioni del sistema di difesa nazionale, indica la fonte citata. I russi prendono spesso di mira i porti fluviali di Izmail e Reni, nella Bessarabia meridionale, territorio romeno orientale annesso dall’Unione Sovietica stalinista nel 1940, a seguito di un ultimatum, e ripreso dall’Ucraina nel 1991, come stato successore.
Questi porti rappresentano un’uscita importante per le esportazioni ucraine, a seguito del ritiro della Russia dall’accordo sul transito dei cereali attraverso il Mar Nero, a luglio. Essenziali per il trasporto delle merci sul Danubio, Reni dista circa 13 chilometri in linea retta dalla città romena di Galaţi, mentre Izmail si trova sul braccio Chilia del Delta, diventato confine tra Romania e Ucraina. La diplomazia di Bucarest ha chiesto fermamente ai russi di cessare i ripetuti attacchi contro la popolazione e le infrastrutture civili ucraine, nonchè di rispettare le norme del diritto internazionale, compresa l’inviolabilità dello spazio aereo della Romania.