Colloqui romeno-ucraini
Conversazione telefonica tra il ministro degli Esteri romeno, Bogdan Aurescu, e l'omologo di Kiev in merito alla nuova legge sulle minoranze in Ucraina.
Leyla Cheamil, 12.01.2023, 10:42
La nuova legge sulle minoranze nella confinante Ucraina, che restringe i diritti dei romeni, è stata l’argomento della telefonata avuta ieri dal capo della diplomazia di Bucarest, Bogdan Aurescu, con l’omologo di Kiev, Dmytro Kuleba. La conversazione telefonica ha fatto seguito a quella svoltasi il 4 gennaio tra il capo dello stato romeno, Klaus Iohannis, e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel corso della quale è stato convenuto che i ministri degli Esteri dei due Paesi svolgano colloqui in vista della soluzione dei problemi segnalati dalla parte romena in merito alla Legge sulle minoranze (comunità) nazionali in Ucraina, documento adottato e promulgato recentemente a Kiev.
La legge ha generato scontentezze a Bucarest, dove le autorità hanno spiegato che ci sono alcuni provvedimenti con conseguenze negative, in rapporto agli standard europei. D’altronde, Bucarest era preoccupata da tempo sul modo in cui Kiev tratta le minoranze. Dopo l’adozione del documento, il Ministero degli Esteri romeno ha considerato deplorevole il fatto che la legge è stata votata in assenza di una nuova consultazione della Commissione di Venezia, il cui parere avrebbe certamente contribuito a garantire un testo ampio e chiaro dalla prospettiva degli standard giuridici europei in materia, anche tramite la verifica del modo in cui le sue precedenti raccomandazioni si riflettono nel testo normativo.
Il MAE aveva definito sempre come deplorevole il fatto che la legge è stata adottata in assenza di una consultazione adeguata con gli esponenti della comunità romena in Ucraina, come aveva sollecitato la parte romena. Anche se la legge rappresenta una variante migliorata rispetto ai precedenti ddl analizzati dal Parlamento di Kiev, essa non garantisce, tra l’altro, il diritto della minoranza romena all’istruzione in lingua materna, afferma la diplomazia di Bucarest.
Sin dalla fine dello scorso anno, la parte romena aveva trasmesso una lista dei provvedimenti della legge che riteneva come aventi impatto negativo sui connazionali che vivono nel paese confinante. Permangono aspetti non chiari riguardanti l’applicazione concreta dell’uso delle lingue minoritarie nell’amministrazione, nelle zone abitate tradizionalmente da persone appartenenti a queste minoranze, sostiene la Romania. Inoltre, non esiste alcun provvedimento sull’uso della lingua materna in relazione all’autorità giudiziaria.
Bucarest afferma che si mantiene un linguaggio poco chiaro anche in riferimento al monitoraggio delle attività delle associazioni civiche delle minoranze nazionali, e il diritto di manifestare la religione o la fede continua a non beneficiare di un provvedimento distinto, essendo incluso solo nell’articolo riguardante la libertà di espressione. Stando alle autorità romene, un altro problema è rappresentato dalla mancanza di finanziamento per le associazioni rappresentative delle minoranze nazionali, visto che la legge prevede esclusivamente la possibilità del finanziamento puntuale, in base a progetti, entro i limiti del bilancio stanziato annualmente a tale meta.