Sistemi agroforestali contro i cambiamenti climatici
Nel sud della Romania, vicino a Dăbuleni, la patria dei cocomeri, ci sono oltre centomila ettari aridi. Sono chiamati anche Il Sahara della Romania.
Eugen Coroianu, 28.06.2023, 18:24
Nel sud della Romania, vicino a Dăbuleni, la patria dei cocomeri, ci sono oltre centomila ettari aridi. Sono chiamati anche “Il Sahara della Romania”. Larea copre già gran parte della provincia orientale di Dolj, e i silvicoltori e le ONG stanno cercando di fermare lavanzata delle sabbie, principalmente con laiuto delle piantagioni di acacia. Nel comune di Cârcea, vicino allaeroporto internazionale di Craiova, i raccolti agricoli soffrono durante lestate. E le estati in Oltenia sono lunghe. Tuttavia, la Fondazione Pădurea de Maine – Foresta del Futuro – ha avuto una nuova idea e sta facendo un esperimento. “Qui abbiamo un terreno bruno-rossastro, una struttura semi-argillosa”, spiega Marian Mechenici, di unazienda che aiuta alla creazione di questa piantagione sperimentale. “Non risponde molto bene nella stagione secca”. Le sue equipe hanno preparato 1,3 ettari di terreno che è stato seminato a cereali e ortaggi, come i campi circostanti. Ciò che contraddistingue questo terreno, tuttavia, è che è stato contemporaneamente piantato con alberi e alberi da frutto. Sempre alla ricerca di nuove soluzioni nella lotta al clima, la suddetta fondazione finanzia qui uno studio sulle performance dei sistemi agroforestali. “Vogliamo lottare il più attivamente possibile contro il cambiamento climatico e aumentare le aree boschive in Romania”, spiega Mihail Caradaică, il suo direttore.
“Soprattutto nella zona di pianura, dove troviamo circa il 6% delle foreste della Romania, i sistemi agroforestali apportano molteplici benefici: riduzione dellanidride carbonica dallatmosfera, aumento del potenziale economico delle colture agricole attraverso lumidità fornita dagli alberi e la fertilizzazione del suolo, protezione per gli animali domestici laddove i sistemi agroforestali sono implementati negli allevamenti”.
Ma cosè un sistema agroforestale? Lo scopriamo dal sito della fondazione. Molte sono le definizioni presenti nella letteratura specializzata, ma tutte sottolineano lintegrazione di alberi e altre specie legnose (in varie combinazioni) nelle colture agricole, nei pascoli o nelle attività zootecniche, al fine di trarre ulteriori benefici dalla stessa superficie. Le tende forestali che proteggono le colture di cereali o gli alberi solitari o le folle di alberi sui pascoli per il bestiame sono esempi tipici per la Romania, ma il concetto è molto più ricco di applicazioni. È forse il più antico modello di gestione sostenibile del territorio, risalente al Neolitico, quando si iniziò a coltivare piante al riparo delle foreste.
Ma nel XXesimo secolo i sistemi agroforestali sono stati quasi completamente sostituiti in Occidente dallagricoltura intensiva: colture piantate su aree ininterrotte, curate con mezzi meccanizzati e supportate chimicamente per far fronte ai parassiti o per diventare più produttive. Negli ultimi 40 anni, tuttavia, la prospettiva è cominciata a cambiare e il ruolo delle strutture forestali integrate nelle colture agricole o nellallevamento è sempre più compreso e messo in pratica. Secondo lAssociazione europea per i sistemi agroforestali (EURAF), nel nostro continente sono oltre 8 milioni gli ettari coltivati in questo modo. Gli alberi forniscono legno per la costruzione o lenergia, frutta commestibile, ombra e cibo per gli animali. Allo stesso tempo stabilizzano il terreno e ne equilibrano la composizione chimica, proteggono le colture dalle intemperie o dai parassiti, purificano laria e preservano la qualità dellacqua di un territorio. Le foreste o le tende forestali sostengono le colture agricole, le rendono più produttive e aumentano la loro resilienza ai cambiamenti climatici.
La nostra ricerca è, speriamo, il primo passo per uno sviluppo su larga scala dellagroforestazione romena, affermano gli specialisti della Fondazione Foresta del Futuro. Il principale ricercatore del progetto è Mihai Enescu, responsabile dei lavori presso lUniversità di Scienze Agronomiche e Medicina Veterinaria di Bucarest. “Abbiamo un appezzamento che abbiamo suddiviso in 20 parcelle di forma quadrata, 24 metri di lato, in cui pianteremo sia specie forestali comuni come querce, frassini, ontani, aceri e tante altre, ma anche alcune meno diffuse in Romania, in particolare specie xerofite, che resistono allaridità, come specie autoctone – la roverella, o altre, alloctone, provenienti da altri paesi, come il cipresso o lolmo del Turkestan (Ulmus pumila – lat .). Pianteremo anche arbusti da frutto. Qui, dietro di me, già vediamo le more, in un sistema intensivo. Pianteremo anche le more, ma anche tante specie agricole. Ci saranno tanto mais e girasole di diversi spessori e tecnologie moderne. Sperimenteremo anche altre proposte, che hanno già dato buoni risultati in paesi principalmente dellEuropa centrale e occidentale, quindi a distanze maggiori. Svilupperemo anche filari irrigati, filari non irrigati, filari concimati, non concimati per rispondere a oltre venti domande di ricerca. Conto su risultati rapidi, magari non nel primo anno, ma nel secondo, terzo e quarto anno, perché è un progetto che durerà quattro anni. Scommetto su risultati almeno interessanti, che non vediamo lora di promuovere”.
Lobiettivo finale del progetto è la creazione di una guida di buone pratiche a beneficio degli agricoltori e dei silvicoltori romeni. Un “manuale” per lutilizzo dei sistemi agroforestali nel nostro Paese, che tenga conto delle specificità locali – quali specie possono essere abbinate, dove, come, quando – e con quali effetti.