Il potenziale eolico della Romania
La capacità eolica terrestre esistente in Romania potrebbe consentire la generazione di una quantità di elettricità doppia rispetto al consumo attuale.
Eugen Coroianu, 02.04.2024, 21:00
La capacità eolica terrestre esistente in Romania potrebbe consentire la generazione di una quantità di elettricità doppia rispetto al consumo attuale. Anche con i vincoli spaziali esistenti e avendo un approccio orientato all’ottimizzazione dell’efficienza finanziaria dei progetti, possiamo generare circa 123 TWh semplicemente sfruttando il potenziale di cinque province. I dati sono quelli di un recente studio, analizzato da Ioana Csatlos – Direttore Generale EfdeN – un’ONG specializzata in rigenerazione urbana, efficienza energetica e architettura verde. Il mix energetico per la produzione di elettricità in Romania appare abbastanza equilibrato, con la produzione idroelettrica che fornisce il 32%, seguita dalla produzione basata sull’energia nucleare (20%), sugli idrocarburi (17%), sul carbone (15%), sull’energia eolica (13%), solare (2%) e sulla biomassa (1%). Questi dati forniti dalla società Transelectrica indicano una quota ancora piuttosto elevata della produzione basata su combustibili fossili, con le centrali a carbone e idrocarburi responsabili di un contributo totale pari a circa il 32%. Tuttavia, vediamo anche che una quota abbastanza importante di elettricità proviene da fonti eoliche. Ciò è dovuto alla capacità eolica esistente in Romania e agli obiettivi fissati dalla Romania per il 2030 riguardanti la produzione di elettricità dal vento del 54%. In questo contesto è utile chiedersi quanto possiamo ancora aumentare la produzione eolica e dove sono queste risorse. Uno studio pubblicato dall’Austrian Institute of Technology (l’Istituto austriaco di tecnologia) nell’ottobre 2023 descrive nei dettagli i luoghi esatti in cui l’ubicazione delle turbine eoliche non solo consentirebbe lo sfruttamento di un importante potenziale energetico, ma terrebbe anche conto delle limitazioni spaziali (come le aree naturali protette, le aree urbane, ambienti edificati, punti di accesso alla rete, ecc.).
“La discussione verte su come lo facciamo, su come produciamo senza intaccare l’ambiente naturale. E qui vorrei discutere forse tre aspetti: il primo è il quadro giuridico prevedibile e trasparente, perché la definizione di una legislazione dettagliata e duratura può ovviamente attrarre investimenti internazionali o nazionali, forse anche locali. E questo sarebbe un punto importante nella decisione di investire in Romania in tali progetti. In secondo luogo, ovviamente, questa protezione della biodiversità, che sicuramente non dovrebbe essere trascurata, ma occorre farla con il coinvolgimento di esperti, specialisti, per poter garantire la riduzione al minimo di questo impatto negativo sulla natura, perché stiamo parlando dei corridoi migratori degli uccelli, dei loro habitat, che possono essere colpiti se non lo facciamo con il coinvolgimento di specialisti. E in terzo luogo, quello che ci sembra molto importante sarebbe il coinvolgimento delle comunità locali, perché qui possiamo parlare dell’impronta di questi progetti, forse anche dell’impronta visiva, e penso che la trasmissione dei benefici e, non so, forse lo sviluppo di schemi di co-partecipazione con benefici diretti per la comunità locale – economici, sociali – potrebbero aumentare questa partecipazione. Perché la gente capirebbe meglio di cosa si tratta. E, naturalmente, per prendere decisioni accettate dalla maggioranza, tutti gli attori dovrebbero essere coinvolti e consultati e comprendere sia i vincoli, che i vantaggi. Se ci sediamo insieme allo stesso tavolo, per così dire, penso che possiamo trovare soluzioni che a lungo termine ci permetteranno di utilizzare la tecnologia moderna senza incidere sulle generazioni future. Dopotutto stiamo parlando di sostenibilità”, spiega Ioana Csatlos.
Quando discutiamo del potenziale eolico dobbiamo tenere in considerazione due importanti aspetti tecnici: il potenziale – quanto vento soffia e l’indicatore delle ore di pieno carico (FLH) – il numero totale di ore di lavoro/produzione di energia in un anno. Avendo questi indicatori come base delle analisi effettuate, ma anche molti altri, quelli dell’Istituto austriaco di tecnologia evidenziano cinque province della Romania con un potenziale significativo per lo sviluppo di progetti di questo tipo. Qui, anche nello scenario più pessimistico in termini di potenziale produttivo, si tratta del doppio dell’attuale consumo di elettricità dell’intera Romania. Ma questo indica che si può parlare di una capitalizzazione del potenziale eolico onshore che tiene conto di tutti gli aspetti importanti (rotte migratorie degli uccelli, aree naturali protette, rigenerazione agricola) e consente comunque di aumentare la generazione in modo sostanziale. Inoltre, scrive Ioana Csatlos, le simulazioni dei prezzi mostrano che se si privilegia e si sfrutta il potenziale eolico, l’elettricità così ottenuta sarà più economica. Tutti questi calcoli si riferiscono alle turbine eoliche onshore, senza tener conto del potenziale offshore nel Mar Nero. Lo scorso dicembre, il Governo di Bucarest ha compiuto un passo importante nella direzione della promozione delle energie rinnovabili, approvando il progetto di legge sull’energia eolica offshore, già adottato lo scorso febbraio dal Senato.
“L’adozione di un quadro legislativo per avviare lo sfruttamento delle risorse eoliche offshore della Romania è un passo fondamentale per garantire l’indipendenza energetica e la resilienza del Paese, essendo, allo stesso tempo, un presupposto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, secondo un comunicato stampa del Ministero dell’Energia. Secondo la fonte citata, i dati della Banca Mondiale mostrano che la Romania ha un potenziale eolico offshore di 76 GW di potenza installata, essendo un ambiente favorevole per lo sviluppo di questo tipo di energia rinnovabile. Attraverso questo progetto, la Romania sta facendo progressi nel raggiungimento dell’auspicata transizione e decarbonizzazione del sistema energetico, nonché nel consolidamento del proprio status di leader regionale nel campo energetico. Stiamo parlando di investimenti di miliardi di euro, ha precisato il ministro dell’Energia, Sebastian Burduja. Egli ha precisato che nell’elaborazione di questa legge, gli specialisti romeni si sono consultati inclusivamente con il Dipartimento di Stato americano e paesi europei, tra cui i Paesi Bassi.