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Re Ferdinando I, l’Unificatore

Nella Romania del 1918, Re Ferdinando I incarnò visione e dedizione. Il secondo sovrano della Romania seppe schierarsi dalla parte buona della storia ed ebbe un’influenza decisiva sull’andamento del Paese che dirigeva. Ferdinando I di Hohenzollern-Sigmaringen nacque il 24 agosto del 1865 a Sigmaringen, nel land del Baden-Wűrttemberg, e si spense il 20 luglio del 1927 al castello Peles di Sinaia. Era il secondogenito del principe Leopoldo di Hohenzollern-Sigmaringen e dell’infanta Antonia del Portogallo. Si laureò presso la Scuola di ufficiali di Kassel, l’Università di Lipsia e la Scuola Superiore di Scienze Politiche ed Economiche di Tubinga.

Nel 1889 diventò il principe ereditario della Corona del Regno di Romania, dopo che il padre e il fratello maggiore rinunciarono ai diritti di successione. Si stabilì in Romania e il 29 dicembre del 1892 sposò la principessa Maria Alessandra Vittoria di Sassonia-Coburgo Gotha, ed ebbero sei figli. Ferdinando diventò re della Romania il 10 ottobre del 1914, dopo la morte di suo zio, re Carlo I. Ha tenuto le redini della Romania durante la Grande Guerra e scelse di combattere al fianco dell’Intesa, contro la natia Germania.

Il re vincitore Ferdinando I e la sua ambiziosa consorte Maria furono coronati il 15 ottobre del 1922 ad Alba Iulia come sovrani della Grande Romania. Durante il suo regno dopo la prima guerra mondiale, la Romania si avvicinò ancora di più ai valori della democrazia occidentale e dell’economia libera. Purtroppo, a soli cinque anni dopo l’incoronazione, nel 1927 Ferdinando I se ne andava da questo mondo che lasciavo cambiato. La sua morte coincise tragicamente con quella del leader liberale Ion I.C.Bratianu, un altro edificatore della Grande Romania. Così, il 1927 fu il primo anno di crisi nella storia della giovane democrazia romena, di cui abbiamo parlato con Florin Muller, docente di storia contemporanea dei romeni presso la Facoltà di Storia dell’Università di Bucarest: La morte di re Ferdinando I ebbe un forte impatto sulla storia romena. La sua scomparsa aprì quello che all’epoca si chiamava la questione chiusa. Si tratta dell’atto del 4 gennaio del 1926, quando Carlo, il figlio di Ferdinando, aveva rinunciato ai suoi diritti di principe ereditario. Con la morte di Ferdinando, la questione dell’eredità rimaneva irrisolta. La reggenza era una struttura provvisoria, un simulacro di monarchia, che non risolveva il contenuto di questa istituzione dello stato romeno. Re Ferdinando non ebbe uno stile autoritario simile a quello di Bratianu, tanto meno del figlio Carlo II. Però diede un’impressione di solidità e stabilità alla monarchia. Sotto il regno di Ferdinando, la monarchia non scivolò verso il potere assoluto come ai tempi di Carlo II. Possiamo ricordare anche le propensioni verso l’autoritarismo della regina Maria, però esse non rappresentarono il vero contenuto della monarchia di Ferdinando. Re Ferdinando incarnò un’immagine dinamica della monarchia, che era un’istituzione di rappresentanza non di potere reale.

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