Elie Wiesel e la Memoria della Shoah
Uno dei più noti attivisti per la memoria della Shoah, Elie Wiesel nacque il 30 settembre 1928 a Sighetu Marmatiei, nel nord della Romania, in una famiglia di origini ebraiche.
Steliu Lambru, 24.01.2018, 12:33
Uno dei più noti attivisti per la memoria della Shoah, Elie Wiesel nacque il 30 settembre 1928 a Sighetu Marmatiei, nel nord della Romania, in una famiglia di origini ebraiche. Fu allevato in un ambiente culturale in cui si parlavano quattro lingue: yiddish, tedesco, ungherese e romeno. A maggio 1944, quando aveva 15 anni, le autorità ungheresi del nord della Transilvania cominciarono a deportare gli ebrei nei campi di concentramento. Wiesel e la famiglia – i genitori e le tre sorelle – furono mandati ad Auschwitz, dove la mamma e la sorella minore furono uccise. Da Auschwitz, Elie e suo papà vennero inviati a Buchenwald. Il padre morì poche settimane prima della liberazione del campo, ad aprile 1945.
Si stabilì negli Stati Uniti nel 1955 e cominciò a tenere delle conferenze pubbliche sul significato del nazismo, dell’antisemitismo e della Shoah. I massimi riconoscimenti che gli vennero conferiti furono il Nobel per la Pace nel 1986, la carica di presidente della Commissione Presidenziale sulla Shoah negli Stati Uniti, dal 1978 al 1986, e la stessa presidenza della Commissione per lo Studio dell’Olocausto in Romania nel 2004. Nel 1986, il Comitato per il Nobel gli assegnava il Premio per i suoi meriti nella lotta contro la violenza, la repressione e il razzismo. Il Comitato definiva Wiesel come uno dei più importanti leader spirituali e guide in un mondo segnato da violenza, repressione e razzismo.
Alexandru Florian, direttore dell’Istituto Nazionale per lo Studio della Shoah in Romania, intitolato a Elie Wiesel, ha incontrato l’insignito del Nobel nel 2004. L’ho incontrato alla riunione della Commissione Internazionale per lo Studio della Shoah in Romania nel 2003-2004, di cui lui fu presidente e io membro. Ho ascoltato i suoi discorsi a Bucarest in chiusura dell’attività della Commissione, quando l’allora capo dello stato romeno, Ion Iliescu, assunse il rapporto. Ho avuto il privilegio di svolgere anche un breve dialogo personale con Elie Wiesel. Appena ora, quando lui non c’è più, mi accorgo che sono stato profondamente impressionato dal suo equilibrio, affetto e umanità. E allo stesso tempo mi impressionava anche la sua determinazione nell’adoperarsi per consolidare la memoria della Shoah e affinchè politici criminali come quelli dei tempi della seconda Guerra mondiale non arrivassero mai più a tenere le redini in alcuno stato del mondo, ricorda Alexandru Florian.
Wiesel ha preso atteggiamento non solo nel caso delle persecuzioni contro gli ebrei. Ha parlato del genocidio del 1915 contro gli armeni, della situazione degli ebrei etiopi, delle vittime dell’apartheid nel Sudafrica, di quelle del genocidio in Bosnia, dei kurdi, della crisi umanitaria a Darfur. Elie Wiesel si è spento il 2 luglio 2016, all’età di 87 anni, nella sua casa di Manhattan a New York.