Villaggi romeni
Vi invitiamo a scoprire alcuni tra i più noti paesini romeni, che conservano perfettamente le usanze e i mestieri tradizionali e che sono sempre accoglienti con i turisti.
Daniel Onea, 11.11.2015, 14:22
Vi invitiamo a scoprire alcuni tra i più noti paesini romeni, che conservano perfettamente le usanze e i mestieri tradizionali e che sono sempre accoglienti con i turisti. Nicolae Marghiol, presidente dell’Associazione dei villaggi più belli della Romania, ci accompagna in un giro attraverso le varie regioni del Paese.
Scopriremo case tradizionali, usanze e tradizioni, ma anche la cucina della nonna. Tutto è partito negli anni 1980 in Francia, dove è stata creata un’associazione dei villaggi più belli. Il modello è stato ripreso anche da altri stati europei – Italia, Spagna, Belgio. Ecco che anche la Romania ha creato un’associazione del genere, appunto per meglio valorizzare il paesino tradizionale. I villaggi più belli devono corrispondere a certi criteri: tradizioni, usanze, gastronomia. Questi posti vanno valorizzati e promossi, dobbiamo attirare turisti e sviluppare l’agriturismo, ma anche le attività agricole e non agricole. Vogliamo inoltre che i giovani rimangano in questi posti, per conservarli e portare avanti la tradizione, spiega Nicolae Marghiol.
Il sentiero del villaggio deve rimanere intatto e protetto dal modernismo, aggiunge il presidente dell’associazione. Persino il principe Carlo d’Inghilterra, accanto a tanti turisti, viene in Romania per camminare su simili sentieri. Ma anche per il concerto dei suoni della natura e per la biodiversità. Ma come comicerebbe la visita di un turista nei paesini romeni?
In primo luogo, andrei a prenderlo dall’aeroporto in una carrozza e gli farei imparare come guidarla. Potrebbe persino ottenere una patente per questo mezzo, poichè abbiamo anche una scuola. Poi, dovrebbe imparare anche a badare ai cavalli. Andremo in Valacchia, Transilvania, Bucovina e Maramures, per scoprire i villaggi di queste regioni, le case e le usanze. Cucineremo insieme ai turisti – per esempio trote o insalate della Dobrugea. Saliremo in montagna, andremo a raccogliere tartufi, a mangiare delle fragoline. Il turista straniero che viene in Romania lo fa per conoscere direttamente la gente del posto, i contadini, viene per cercare la semplicità, aggiunge Nicolae Marghiol.
Attualmente sono in corso più progetti per l’allestimento di musei. E’ importante conservare l’architettura tradizionale, ma anche la memoria dei luoghi, aggiunge Nicolae Marghiol.
Stiamo promuovendo un turismo di nicchia. I turisti ci contattano anche tramite le ambasciate. Le impressioni sono varie. Come si sa, qualsiasi destinazione turistica, per riscuotere successo, deve avere anche una storia, una leggenda da vendere. Da noi la leggenda è viva. Non ci dobbiamo inventare la natura. I frutti sono ecologici e ti invitano a mangiarli. I turisti non vengono sempre con un’ottima immagine, però quando scoprono la ricchezza di usanze e tradizioni rimangono a bocca aperta. Fra dieci anni, potremmo diventare la più importante destinazione agrituristica in Europa. Alcuni nostri villaggi – Carlibaba, Dragus e Polovragi, di tre province del Paese, sono stati riconosciuti dalla Commissione Europea come destinazioni turistiche di eccellenza. Si tratta di villaggi che conservano le usanze, l’architettura tradizionale, le danze e i costumi popolari e che vantano anche tante strutture di accoglienza. Le aree di Buzau o Alba Iulia, ad esempio, sono piene di sapori del passato, spiega ancora il presidente dell’Associazione dei villaggi più belli della Romania.
Uno dei paesi che si trovano ai primi posti in quasi tutte le classifiche è Ciocanesti, dichiarato villaggio-museo, spiega Marilena Niculita, direttrice del Museo Nazionale delle uova dipinte.
E’ unico nel Paese, forse persino in Europa, grazie alle case con motivi tradizionali che si ritrovano non solo sugli edifici, ma anche sui costumi popolari e soprattutto sulle uova dipinte di Ciocanesti. Il paese ha vinto il primo posto nella gara nazionale dei villaggi più belli. Ci sono splendidi posti sul monte di Suhard. Se il turista arriva d’inverno, abbiamo piste di pattinaggio e sci, organizziamo delle gite con la slitta tirata dai cavalli e tante altre cose. Abbiamo anche 15 agriturismi collaudati, con oltre 300 posti di alloggio. Ma anche nei dintorni di Ciocanesti ci sono tante strutture di accoglienza, dice Marilena Niculita.
Ai piedi delle montagne, nel paesaggio idilliaco della Transilvania, Sibiel è riconosciuto per il museo delle icone dipinte su vetro, allestito nell’ex casa parrocchiale della Chiesa Santa Trinità, a sua volta un simbolo.
La chiesa venne costruita nel 1765 e affrescata dieci anni più tardi. Ad un certo momento, il fumo delle candele, la polvere e il passar del tempo hanno annerito la pittura. Gli abitanti di Sibiel volevano una chiesa luminosa e allora hanno coperto i dipinti con cinque strati di calce. La pittura è rimasta così fino al 1965, quando due specialisti hanno rimosso la calce, che praticamente l’ha protetta. E’ questa la chiesa di Sibiel, consacrata alla Santa Trinità. Una volta rimossa la calce, padre Oancea ha pensato di inserire Sibiel nel circuito turistico. Per la Festa dell’Epifania, è andato nelle case dei fedeli, dove c’erano tante icone, tessuti, mobili, e nel 1969 ha rivolto loro l’appello di donare oggetti per il museo, spiega la museografa Valerica Nitescu.