Storie dei tesori di Bucarest
La giornalista Victoria Dragu-Dimitriu ha condotto numerosi programmi radiofonici sulle case emblematiche di Bucarest ed è anche scrittrice appassionata di questo tema
Christine Leșcu, 25.11.2013, 11:04
La giornalista Victoria Dragu-Dimitriu ha condotto numerosi programmi radiofonici sulle case emblematiche di Bucarest ed è anche scrittrice appassionata di questo tema. Storie di signore e signori di Bucarest”, Storie di statue e fontane di Bucarest”, La storia di una famiglia di Bucarest. I Greceni”, sono solo alcuni dei suoi libri dediati alla capitale e ai suoi abitanti. Il più recente libro di Victoria Dragu-Dimitriu si intitola Storie dei tesori di Bucarest”.
Nelle sue pagine ci sono non solo dettagli sulle opere d’arte esistenti nelle case di patrimonio, ma anche interviste con delle persone che costituiscono, dal canto loro, un vero tesoro: gi abitanti di queste case. E’ il caso della signora Artemiza Petrescu, che assieme al marito, ha posseduto preziosi oggetti donati di recente al Museo delle Collezioni d’Arte. Victoria Dragu-Dimitriu, ci presenta la collezione di Artemiza e Mircea Petrescu.
I pezzi valorosi sono già stati donati: mobili francesi, Biedermeier, una biblioteca e un’imponente scrivania stile Empire. I più interessanti pezzi della collezione sono gli arazzi, la maggior parte, donati. Ce ne sono rimasti alcuni anche in casa, simbolo del legame col passato. Prima di fare le donazioni, Artemiza Petrecu li ha restaurati. Nella nuova organizzazione del Museo delle Collezioni d’Arte, riaperto di recente, la donazione Petrescu ha il proprio salone”, spiega Victoria Dragu-Dimitriu.
La maggior parte della collezione è stata raccolta dal medico Mircea Petrescu, figlio della scrittrice Lucreţia Petrescu, una personalità letteraria del periodo interbellico. Interessante è il fatto che nei libri di Victoria Dragu-Dimitriu, i suoi interlocutori sono parte di una rete di relazioni umane che si dimostra essere anche una vera rete culturale. I vecchi edifici bucarestini, nel periodo interbellico, sembravano tutti abitati e visitati da artisti, scrittori, intellettuali.
Lucretia era sposata Petrescu, ma proveniva dalla famiglia Manoliu, con antenati aristocratici, che ricoprivano importanti cariche nell’epoca. Tornando nel tempo, abbiamo modo di conoscere meglio la storia del Paese e le manifestazioni di vero patriottismo, come sarebbe la creazione di una collezione d’arte e la sua donazione allo stato. La famiglia Petrescu avrebbe potuto vendere la collezione e viaggiare, o vivere senza problemi. Ma hanno avuto la consapevolezza che quanto da loro raccolto non andava dissipato, e che deve appartenere al Paese”, aggiunge Victoria Dragu-Dimitriu.
Se Artemiza Petrescu vive in un palazzo costruito tra le due guerre, modernista, persino d’avanguardia per quell’epoca, altri suoi interlocutori vivono in edifici che fanno parte del patrimonio nazionale. E’ il caso di una casa ideata dall’architetto italiano Cesare Fantoli e comprata dal medico Valeriu Tempea. Ora la casa appartiene alla figlia del medico, la docente universitaria Livia Deac, e al marito, il critico d’arte Mircea Deac.
“E’ un puro caso che il medico Tempea, proveniente di una famiglia di preti e intellettuali della Transilvania, che si trasferì a Bucarest dopo la Grande Unione del 1918, abbia trovato questa casa e l’abbia comprata dalla vedova Fantoli. L’architetto italiano era venuto in Romania, come tanti altri connazionali in cerca di lavoro, ma anche come altri stranieri, tedeschi. La maggior parte degli italiani erano muratori, scultori in pietra, mente i tedeschi erano orefici o scultori. L’architetto Fantoli era appassionato dell’edilizia abitativa e lo dimostrò anche in Romania”, aggiunge ancora Victoria Dragu-Dimitriu.
Forse non è un caso che ora la casa è abitata da un critico d’arte, perchè, grazie al suo specifico, la casa Fantoli è anche un’opera d’arte. Lo specifico della casa è il fregio. Un fregio dipinto con molta finezza, ma che già risente il passar del tempo, perchè la casa fu costruita nel primo decennio del Novecento. Vale la pena di essere ammirata, per i suoi fregi che spiccano per la finezza del disegno”, conclude Victoria Dragu-Dimitriu.
A chi sa per dove passeggiare a Bucarest e sa, soprattutto guardare attentamente, la nostra capitale sa svelare i suoi tesori nascosti.