Sondaggio sui giovani romeni
I giovani di Romania ritengono che i principali problemi del Paese sono la corruzione, la povertà e i posti di lavoro. Lo rileva un sondaggio condotto da CURS per la Fondazione Ebert Romania.
România Internațional, 11.01.2015, 15:04
I giovani di Romania ritengono che i principali problemi del Paese sono la corruzione, la povertà e i posti di lavoro. Lo rileva un sondaggio condotto da CURS per la Fondazione Ebert Romania, il quale indica i principali interessamenti dei giovani in età tra i 15 e i 29 anni sull’ambiente socio-economico, educazionale e politico. Oltre la metà dei giovani ritiene che in Romania le cose vanno in una direzione sbagliata e, anche se moltissimi si sentono capaci di cambiare delle cose nella politica, essi si dichiarano “molto delusi” dalle principali istituzioni politiche e “estremamente delusi” dai giovani politici. Circa la metà dei giovani di Romania vivono insieme ai genitori, mentre l’età ottima per il matrimonio sembra più avanzata rispetto alle generazioni precedenti. I redditi dei giovani dipendenti sono notevolmente differenti e aumentano con l’età. Gli uomini guadagnano più delle donne e gli abitanti degli ambienti urbani più di quelli degli ambienti rurali. Infine, i giovani di Bucarest intascano i più alti stipendi, mentre quelli della regione della Moldova (est) i più bassi.
“Oltre tre quarti degli intervistati considerano che va di moda avere un bell’aspetto, essere indipendente, fare sport, avere una carriera. Si tratta di caratteristiche individuali, soprattutto se paragonate ad altre cose quali la fedeltà, il matrimonio, la partecipazione ad azioni civiche. Questa tendenza è più forte nei giovani di Bucarest. Le ragazze vogliono più dei ragazzi andare all’università ed essere fedeli in una relazione. In riferimento al consumo materiale e culturale nelle proprie abitazioni, c’è una notevole differenza tra i giovani che vivono in ambienti rurali e coloro che vivono in quelli urbani. I giovani che vivono in città spendono in casa di circa 300 lei (70 euro) in più rispetto a chi sta in campagna. Il gap non si limita solo al consumo materiale, ma si estende anche a quello culturale. Mentre il 27% dei giovani che vivono in città ha più di un centinaio di libri in casa, in campagna solo il 19% possiede un numero simile. La percentuale dei giovani che non ha nessun libro in casa è doppio negli ambienti rurali rispetto a quelli urbani, rispettivamente l’8,6% rispetto al 4,4%”, spiega il sociologo Radu Umbreş.
A differenza della popolazione adulta, i giovani passano più tempo navigando su internet che guardando la tv. La differenza appare molto più evidente nei giovani laureati, e l’internet è utilizzato come divertimento, per accedere alle reti sociali o guardare dei video. La ricerca delle informazioni è indicata al terzo posto nell’uso dell’internet. Il sondaggio indica che, alla luce della diversificazione del sistema di insegnamento dopo il 1989, i giovani sono meglio istruiti rispetto ai genitori. Circa la metà degli intervistati sono integrati in una forma di insegnamento: due su tre vanno a scuola, al liceo o a una scuola di mestieri, circa il 30% all’università e il 7% corsi di master o dottorato. Nella regione della Transilvania, i giovani preferiscono le scuole di mestieri, mentre a Bucarest seguono i corsi dopolaurea. Solo un giovane su tre si dichiara contento del sistema di insegnamento di Romania, e la contentezza è in crescita per gli intervistati più giovani e per quelli degli ambienti rurali.
“Anche se i giovani hanno beneficiato dell’espansione dell’istruzione superiore rispetto alla generazione dei genitori, si nota una forte tendenza di conservazione della posizione educazionale. In altre parole, i genitori con alta educazione riescono a trasmettere ai figli questo vantaggio. Il 70% dei giovani laureati sono figli di genitori laureati, a loro volta. Dall’alto lato, l’82% dei giovani che hanno seguito al massimo una scuola di mestieri provengono da famiglie in cui il padre ha avuto lo stesso livello educativo più basso. Queste cifre indicano un notevole processo di immobilità sociale, in altre parole una forma di inequità sociale in cui i vantaggi e gli svantaggi educazionali vengono trasmessi da una generazione all’altra”, aggiunge Radu Umbreş.
In riferimento al mercato occupazionale, un giovane su tre lavora a tempo pieno, uno su dieci occasionalmente, e oltre la metà non è assunta in nessuna forma di lavoro retribuito. I giovani di Romania ritengono che le connessioni personali sono essenziali per trovare un posto di lavoro, seguite dall’esperienza professionale e dall’istruzione. Per scegliere un posto di lavoro, il più importante criterio è il salario. La maggioranza dei giovani vuole lavorare nel settore privato, e oltre il 20%, soprattutto uomini in età superiore ai 25 anni, che vive a Bucarest, vuole mettere sù il proprio affare. Circa il 40% dei giovani intervistati dichiara che vorrebbe andare all’estero sia per lavorare che per studiare, soprattutto nell’Europa occidentale. Tra i laureati si nota un’intenzione più accentuata di partire per gli Stati Uniti.
Anche se oltre l’80% dei giovani si dichiarano cristiano-ortodossi, un terzo non crede in Dio o negano altri enunci di base della fede cristiano-ortodossa. Invece, si dichiarano contrari all’aborto. “Abbiamo scoperto di avere un piccolo problema in Romania, legata alla situazione dell’aborto e alla legislazione in merito. Oltre il 50% dei giovani considera che l’attuale legislazione sull’aborto andrebbe modificata. Il 19% degli intervistati si pronuncia per il divieto totale degli aborti per legge, e il 37% sostiene che le interruzioni di gravidanza andrebbero vietate, tranne le situazioni di emergenza. Quello che sorprende è il fatto che l’aborto in Romania non è un problema che divide le donne e i maschi. Le donne si pronunciano contro l’aborto in ugual misura come gli uomini. Dappertutto nel mondo, quando viene discusso questo problema, l’aborto è visto come un problema di genere, un problema delle donne”, spiega il sociologo Daniel Sandu.
Moltissimi giovani sono fiduciosi di avere una vita molto migliore rispetto a quella dei genitori. Probabilmente, questa fiducia è legata alle possibilità offerte dalla libertà di movimento nell’Unione Europea, spiegano gli autori dello studio.