Simboli in antitesi al Palazzo Șuțu di Bucarest
Il Palazzo Șuțu di Bucarest invita il pubblico ad una mostra provocatoria: Simboli in antitesi. Quando l'Illusione vuole Potere, e la Conoscenza diventa Speranza.
Ion Puican, 03.11.2021, 10:32
Il Palazzo Șuțu di Bucarest invita il pubblico ad una mostra provocatoria: Simboli in antitesi. Quando l’Illusione vuole Potere, e la Conoscenza diventa Speranza. Una mostra particolarmente audace sotto profilo socio-politico e culturale. Il direttore del Museo del Comune di Bucarest, Adrian Majuru, ci ha offerto maggiori dettagli.
In generale, qui al Museo del Comune di Bucarest, ci piacciono anche i temi di confine. Purtroppo non si ritrovano molto spesso nel lavoro degli storici che pubblicano libri, non necessariamente articoli di stampa, e quindi la narrativa museale ha avuto un supporto in più attraverso gli oggetti, ma, in mancanza di una concettualizzazione, sono praticamente usati poco. Abbiamo chiamato il tema Simboli in antitesi – simboli simili, ma che entrano in un certo conflitto ideologico, se volete. E abbiamo rispecchiato la sinistra e la destra, cioè il re Carlo II, che ha avuto anche un regime di autorità personale per due anni, e la cosiddetta età dell’oro del dittatore Nicolae Ceausescu, perché quello che pochi sanno è che anche Carlo II ebbe una sua piccola età dell’oro, come veniva definita dalla stampa. Di conseguenza, li vedrete entrambi mentre tagliano nastri, accolti da pionieri o guardie – le divise sono quasi identiche, salutati da bambini ‘ i falchi della patria nel regime comunista o arcieri in quello reale, o mentre tengono discorsi. Ovviamente il contenuto di questi discorsi è più conservatore o più progressista, ma in pratica l’idea è simile, spiega Adrian Majuru.
Cos’altro si può vedere nella mostra e qual è la sua proposta ideologica e filosofica? Il cambio di regime è presente attraverso un oggetto interessante. E siccome i simboli si sovrappongono e si uniscono, ad esempio vedrete nella mostra che per qualche periodo nel 1948, i vecchi francobolli monarchici hanno funzionato, perché le persone dovevano corrispondere. Cosa hanno fatto? Molto rapidamente, sui francobolli con i ritratti di Re Michele e la Corona misero un timbro della Repubblica Popolare Romena, e una linea sopra la corona, così cancellarono praticamente un simbolo con una realtà non ancora ben definita istituzionalmente. I comunisti non erano riusciti a demolire monumenti o eliminare così tanto alcune cose in fretta. Cosa che abbiamo visto anche nelle prime emissioni filateliche a dicembre 1989, dopo la caduta del comunismo. Si passava dai francobolli connessi al XIV Congresso del Partito comunista romeno a quelli con una mano e due dita alzate, simbolo della vittoria della Rivoluzione anticomunista, e tricolore. È praticamente una mostra che ti chiede di riflettere, in modo che tu possa facilmente scoprire, attraverso associazioni di idee, che le antitesi possono esistere anche nella tua vita. E in generale sono un po’ infelici, perché entrano in conflitto non di interessi, ma peggio, sono totalmente contrari ai tuoi interessi. Tale frattura è stata vissuta da coloro che sono stati colti a 40 anni dalla Rivoluzione del 1989, perché non potevano più adattarsi, non a una situazione nuova e felice, ma a un periodo caotico, che ha destrutturato il modo di vivere di alcune persone che avevano avuto un posto di lavoro durante il regime e che poi non hanno avuto il tempo di riqualificarsi, perché nessuno ha chiesto loro della riprofessionalizzazione. …è di questo che stiamo parlando, ecco un’antitesi degli ultimi tempi, conclude il direttore del Museo del Comune di Bucarest.