Lo stile architettonico neoromeno, stile della Grande Romania
Il primo impulso alla nascita dello stile architettonico neoromeno fu dato dall'architetto Ion Mincu.
Christine Leșcu, 18.12.2017, 08:00
L’unione delle province romene in un unico stato, compiuta il 1
dicembre del 1918 e in seguito alla quale nacque la Grande Romania, portò anche
ad un’effervescenza culturale di riscoperta e valorizzazione degli elementi
specifici della civiltà romena. Se in campo umanistico queste ricerche
puntarono sullo spirito nazionale, nell’architettura, ad esempio, esse
portarono alla nascita di un nuovo stile. Chiamato nazionale o neoromeno,
questo stile fu l’espressione dell’epoca anche in un altro senso: si iscrisse
in una corrente che iniziò a coagularsi a partire dalla seconda metà del
XIXesimo secolo, con l’apparizione di nuovi stati sulla mappa dell’Europa. In queste
nuove nazioni furono promossi certi elementi architettonici storici per mettere
in evidenza i tratti specifici della loro tradizione architettonica.
In Romania, il primo impulso alla nascita di un neostile romeno si deve
all’architetto Ion Mincu, nato intorno al 1851, con studi alla Scuola di Belle
Arti di Parigi. Le prime caratteristiche dello stile architettonico neoromeno
diventarono evidenti mentre Ion Mincu restaurava una villa di Bucarest, come
racconta l’architetta Ruxandra Nemţeanu.
Ion Mincu ebbe l’idea di conferire ad una casa già costruita,
la casa di Bucarest del dottor Lahovary, trasformandola, l’aspetto di
un’abitazione rurale della zona subcarpatica della Valacchia. Dopo aver
ultimato gli studi a Parigi, Mincu vinse una borsa di studio in Italia, Francia
e Spagna. Una delle case che progettò, che io ritengo l’apice del suo lavoro di
progettazione, è la Casa Robescu di Galaţi. Si tratta, infatti, di una sintesi
tra l’architettura che cominciava ad essere promossa come legata alla storia
dell’architettura della Valacchia, ed elementi nuovi, stranieri, come le
maioliche e le ceramiche colorate di provenienza occidentale, ha spiegato
Ruxandra Nemţeanu.
La Casa Robescu ospita attualmente il Palazzo dei Bambini della città
di Galaţi. Come prova che questi due edifici sono delle sintesi e dei
tentativi, sia la Casa Lahovary – nel cortile dell’Ospedale Cantacuzino di
Bucarest -, che la casa Robescu sono decorate con maioliche, ma senza gli
elementi tradizionali romeni. Gli edifici sono una testimonianza delle ricerche
di quell’epoca e dei tentativi di creare un nuovo stile. Nell’ambito di queste
prime ricerche, oltre alle maioliche occidentali e agli elementi ispirati
all’architettura rurale e ecclesiastica valacca, si delineò anche un altro filone
importante: quello dei palazzi brancovani di Bucarest e in altre zone. Questo
filone finì col prevalere nella struttura del nuovo stile e sarebbe stato portato
avanti dai nuovi architetti che si succeddettero a Ion Mincu. Le ricerche sul
nuovo stile durarono nel tempo, e nel 1906, in occasione della Grande
Esposizione di Bucarest, organizzata per celebrare i 40 anni di regno di Carlo
I, i padiglioni espositivi già sfoggiavano il nuovo stile in cui erano presenti
molti elementi decorativi brancovani. Se Ion Mincu fu quello che diede un
impulso al nuovo stile nazionale, Petre Antonescu fu l’architetto che lo
perfezionò. Nato nel 1873, Petre Antonescu cambiò l’aspetto dell’Arco di
Trionfo di Bucarest, trasformandolo in ciò che è oggi e sempre lui progettò anche
l’edificio della Facoltà di Legge di Bucarest.
Ruxandra Nemţeanu racconta su Petre Antonescu: Io ritengo che sia
stato molto talentato, che sia riuscito grazie alla sua abilità a creare
un’architettura che è stata presa come modello da molti giovani architetti che
vennero dopo. Fu quello che creò l’attuale sede del Comune di Bucarest, l’ex
sede del Ministero dei Lavori Pubblici, con il loggiato ispirato
all’architettura brancovana o al Monastero Văcăreşti. Su questo stile sarebbe
da aggiungere che ogni volta che è stato applicato su progetti su piccola scala
– ad esempio, abitazioni o edifici piccoli – a differenza dai progetti di
edifici più alti, a più piani, i risultati sono stati molto migliori e molto
meglio proporzionati rispetto a quelli con una volumetria maggiore. È normale
che sia cosi’, perchè l’uso di elementi concepiti e adoperati per edifici su
piccola scala, come quelli brancovani, su edifici più grandi non dà più la
sensazione di lavoro organico, ben coagulato.
Pian piano, lo stile
neoromeno si è imposto, e nel Paese, un numero sempre maggiore di edifici
pubblici e privati l’hanno adottato. Tra gli architetti romeni che progettarono
in questo stile anche Nicolae
Ghica-Budeşti, Grigore Cerchez, Toma T. Socolescu e Paul Smărăndescu. (traduzione di Adina Vasile)