Il teatro, partner del Museo degli Orrori del Comunismo
Istituito circa due anni fa, sotto la tutela del Ministero della Cultura, il Museo degli Orrori del Comunismo non ha ancora una sede, ma ciò non impedisce la diffusione delle informazioni.
Christine Leșcu, 07.02.2023, 09:27
Istituito circa due anni fa, sotto la tutela del Ministero della Cultura, il Museo degli Orrori del Comunismo non ha ancora una sede, ma ciò non impedisce la diffusione delle informazioni. Nel suo breve periodo di attività, il museo ha organizzato mostre itineranti e interattive e recentemente ha patrocinato uno spettacolo teatrale speciale. Ospitata dal Museo del Contadino Romeno di Bucarest, la performance intitolata Non ho mai rubato niente invita il pubblico ad entrare nell’atmosfera quotidiana dell’era comunista dal suo ultimo periodo, gli anni ’80.
Il giovane autore e regista Radu Savin e gli attori – neolaureati dell’Università Nazionale di Arte Teatrale e Cinematografica – ricreano situazioni tipiche di quegli anni in cui la sopravvivenza quotidiana comportava complicità e sotterfugi inimmaginabili in una società normale. Lo spettacolo interattivo Non ho mai rubato niente non può che beneficiare dello spazio non convenzionale offerto dalle sale del Museo del Contadino. Ma come e perché un regista 27enne ha scritto e messo in scena un testo drammatico sul comunismo, e da quando studia questo capitolo che si è concluso più di 30 anni fa? Ci risponde lo stesso regista Radu Savin.
Penso che probabilmente tutto sia iniziato durante il liceo, quando, colpito dalla realtà che mi circondava a Galati, una città intensamente industriale dove sono nato, ho cercato di capire perchè la nostra città ha l’aspetto che ha e non uno diverso. E, partendo dalla semplice realtà di toccare, vedere o annusare certe cose, si inizia a cercarne la spiegazione. Dieci anni dopo, nel presente, ho voluto, scrivendo questa sceneggiatura, approfondire questo processo di conoscenza per capire perchè noi, come società, siamo al punto in cui siamo. Perchè, certo, noi, quelli della nuova generazione, e non solo noi, ma anche quelli prima di me e quelli dopo di me, abbiamo tutti questo bagaglio storico culturale, che, prima di tutto, è nostro dovere comprendere, spiega il regista.
Radu Savin ha scelto espressamente di presentare l’esistenza quotidiana di tre studenti dell’Istituto Agronomico di Bucarest anziche i grandi drammi o crimini commessi dal regime. In questo modo ha rispettato l’intenzione con cui è stato concepito il Museo degli Orrori del Comunismo, come si apprende dal direttore Alexandru Groza.
Vedrete molto chiaramente che la direzione è quella della vita quotidiana, di elementi che costituiscono il nucleo della vita reale tra il 1945-1989. Quindi, gli orrori in questo titolo non ci obbligano a diventare un tribunale. È un museo che presenta fatti storici e sviluppa il pensiero critico, e la capacità di interpretare o analizzare appartiene ai visitatori. Per quanto riguarda il direttore Radu Savin, l’ho incontrato del tutto per caso mentre cercavo i locali per il museo. E l’ho incontrato a Casa Presei Libere (Casa della Stampa Libera), quando stavo facendo un giro tra possibili spazi che potessero diventare spazi espositivi. E lì è riuscito, insieme alla sua squadra, a creare una specie di ufficio di sindaco locale così bene che dopo che sono entrato, senza rendermene conto, la mia prospettiva è cambiata. Quindi, vedendo la capacità di generare un concetto in uno spazio neutro, ho detto e se replicassimo l’idea? E mi è venuta un’idea che si adattasse a questo museo e diventasse il marchio del Museo degli Orrori del Comunismo perché lo spettacolo è pensato in modo tale, pur appartenendo al museo, di avere la libertà di circolare e svilupparsi, spiega Alexandru Groza.
Presentato recentemente in prima assoluta, lo spettacolo Non ho mai rubato niente rappresenta anche un connubio unico tra una performance teatrale e uno spazio espositivo, perchè gli elementi di arredo sono praticamente oggetti del patrimonio del Museo degli Orrori del Comunismo.