Il teatro classico in Romania
Da 21 anni, la città di Arad, capoluogo dell'omonima provincia della Romania occidentale, ospita il Festival Internazionale di Teatro Classico.
Luana Pleşea, 06.12.2015, 17:30
Da 21 anni, la città di Arad, capoluogo dell’omonima provincia della Romania occidentale, ospita il Festival Internazionale di Teatro Classico. Organizzato dal Teatro Classico Ioan Slavici, è l’unico del genere in Romania. L’edizione 2015 ha avuto come motto un apparente paradosso: una creazione è classica allorquando è moderna, proposto dalla curatrice Maria Zarnescu. Siccome il testo contemporaneo desta un interesse crescente soprattutto per i giovani creatori, abbiamo tentato di sapere dagli organizzatori e dai partecipanti al festival come si colloca in questo momento il teatro classico nello spazio artistico romeno.
Il teatro classico, in questo momento in cui l’offensiva della novità è talmente forte, è l’unica modalità di offrire un punto di equilibrio particolarmente importante, affinchè il teatro non sia invaso completamente, alla fine, dal sociale e dal politico. Io ho vissuto il periodo in cui l’attore era per forza cittadino, in cui l’aspetto sociale era il più importante e quello politico definitorio. Si era arrivati al punto che, delle cinque prime messe in scena dal Teatro della Gioventù di Piatra Neamt, almeno tre fossero assolutamente romene, di cui almeno due trattassero problemi politici attuali. Eppure, in quel periodo, non so come, spuntava qualche spettacolo autentico di teatro classico, che non ha colore, che non sa di sociale, che non sa di politico, ma che sa di umano. E questo aspetto umano è sempre generalmente valido. Ecco, quindi, quanto sia importante il teatro classico, che definisce e ricompone sulla scena, in maniera artistica, l’uomo. In tutti i suoi dolori e in tutti i suoi momenti comici. E’ l’opinione di Constantin Cojocaru, noto attore romeno 70enne, che ha portato al festival di Arad lo spettacolo L’anitra selvatica di Ibsen, messo in scena da Peter Kerek quest’autunno al Teatro Bulandra di Bucarest.
Liviu Pintileasa ha 38 anni, è attore al Teatro Maria Filotti di Braila ed è venuto al Festival di Teatro Classico di Arad con lo spettacolo Platonov. Parla con lo stesso entusiasmo del testo classico e del teatro classico. Credo che ci sia stato un periodo in cui i testi contemporanei andavano di moda in un certo qual modo, però io sento che da qualche anno il mondo sta tornando ai testi classici. Una prova è che, persino negli spazi indipendenti, dove, al solito, la gente cerca dei testi contemporanei, sono tornati i testi clasici. Un buon esempio sono proprio io, poichè, oltre al fatto di essere assunto a Braila dove – ecco – è stato messo in scena un testo classico e lo sarà anche a Bucarest, la maggioranza dei testi sono classici e siamo molto felici di avere spettatori per il teatro classico, spiega l’attore.
L’opinione quasi generale è che, almeno in Romania, i registi giovani preferiscono i testi contemporanei, mentre quelli gettonati hanno una propensione particolare verso il testo classico. Alexandru Mazgareanu fa parte della categoria dei creatori giovani, però nelle sue messe in scena gli spettacoli di testo classico vanno di pari passo con quelli contemporanei. Al festival di Arad, Alexandru Mazgareanu è stato invitato con lo spettacolo Le furberie di Scapino di Molière, messo in scena al Teatro della Gioventù di Piatra Neamt. Ho tentato di raccontare la storia di alcuni giovani che vogliono amare, che si innamorano, che lottano per il loro amore e che non vogliono più tener conto di regole. Uno spettacolo su giovani nonconformisti. E’ stato questo il punto di partenza. Non direi di avere una propensione particolare verso la drammaturgia classica. Mi attirano i testi su temi importanti, temi grandi, con conflitti maggiori. Forse questo sarebbe un motivo per cui sarei a volte propenso verso testi classici, spiega Alexandru Mazgareanu.
Grazie alla passione di alcuni artisti per i pezzi classici e alla preferenza di una grande parte del pubblico per i grandi testi, il Festival Internazionale di Teatro Classico di Arad è giunto quest’autunno alla 21/a edizione. Il direttore del Teatro Ioan Slavici, Bogdan Costea, organizzatore del Festival, ha però certi riserbi quando si parla del futuro del teatro classico. Posso affermare in piena sincerità che oggi è abbastanza difficile fare una selezione avendo come base testi di teatro classico. Non credo che il festival di teatro classico, il teatro classico, il testo classico spariranno per sempre, però attraverseranno un periodo in cui le cose diventeranno un po’ più sensibili. Credo che sarà sempre più difficile che i giovani registi dimostrino il talento o l’espressione in un incontro con il testo classico, ritiene Bogdan Costea.
Il critico Maria Zarnescu, che ha curato quest’anno il festival di Arad, contraddice in un certo qual modo il direttore del teatro amfitrione, ritenendo che c’è ancora una ricerca della drammaturgia classica. Quello che mi accontenta è il fatto che moltissimi dei registi più giovani o non così giovani si rendono conto che servono nuove traduzioni. Soprattutto da quello che viene da Molière, dal classicismo francese… lì si sente proprio il bisogno di nuove traduzioni. La seconda necessità che ho sentito in molti è quella di abbinare le arti, per la vittoria dello spettacolare. Certo, non voglio dire che qualsiasi spettacolo dovrebbe diventare musicale, però questo abbinamento e un sincretismo delle arti è richiesto sempre di più, poichè il pubblico non può più stare attento, come nei secoli 17-18/o, esclusivamente al testo. E tanto meno se parliamo di una traduzione antica. Quindi, servono anche altri stimoli. Non credo che il teatro classico perderà mai il vigore quanto tempo i creatori di oggi sapranno renderlo moderno, conclude Maria Zarnescu.