Il Museo del Villaggio di Bucarest
Il Museo Nazionale del Villaggio Dimitrie Gusti di Bucarest custodisce case contadine di varie zone del Paese, che svelano al visitatori come si viveva dal XVII al XX secolo.
Daniel Onea, 22.05.2020, 14:49
Il Museo Nazionale del Villaggio Dimitrie Gusti di Bucarest custodisce case contadine di varie zone del Paese, che svelano al visitatori come si viveva dal XVII al XX secolo. Il 17 maggio, questo bellissimo Museo all’aperto ha celebrato 84 anni dallapertura al pubblico, come ricorda la sua direttrice Paula Popoiu. E’ un’età abbastanza interessante per un’istituzione culturale del genere. Il Museo del Villaggio venne aperto al pubblico grazie al ricco materiale raccolto nel giro di dieci anni di ricerche e studi condotti in 600 paesini della Romania dalla Scuola Sociologica di Bucarest, capeggiata da Dimitrie Gusti. Dopo il 1946, quando il sociologo Dimitrie Gusti venne messo al bando dai comunisti, il Museo del Villaggio rimase l’unica istituzione creata dalla sua Scuola a Bucarest. Nel primo dopoguerra, riuniva i più brillanti studiosi, personalità culturali, medici, squadre interdisciplinari, che hanno condotto le ricerche di cui una parte viene custodita dall’Archivio del Museo del Villaggio, spiega Paula Popoiu.
Il museo ebbe una storia travagliata. Cominciò nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, per continuare durante il comunismo, dopo il 1947, sotto la direzione di Gheorghe Focșa, che aveva fatto parte delle squadre monografiche condotte dal sociologo Dimitrie Gusti. Grazie a una diplomazia particolare, riuscì a ingannare in un certo qual modo il regime comunista e portare avanti le idee della Scuola Sociologica di Bucarest. Continuò ad allestire il Museo del Villaggio secondo i piani di Victor Ion Popa, trasferendo autentici monumenti dai paesini della Romania, che furono sistemati a seconda delle regioni storiche. Ad un certo momento, il Museo entrò in un periodo di calma, dal momento che non era gradito dalle autorità comuniste. Ad esempio, il ditattore Ceaușescu, non lo visitò mai. Dopo la Rivoluzione del 1989, il Museo del Villaggio portò avanti la sua attività scientifica, arricchendo le collezioni e, oltrettutto, guadagnando prestigio, aggiunge Paula Popoiu, spiegando che in questo momento è il più visitato museo di Bucarest.
Lo scorso anno, abbiamo raggiunto 900.000 visitatori. Dal 2008, il Museo Dimitrie Gusti si è arricchito di altri 3,5 ettari, che compongono il Villaggio Nuovo, nel quale abbiamo trasferito 30 monumenti salvati dai paesini della Romania. In ugual misura, consideriamo il Museo del Villaggio anche un’opera regale, dato l’appoggio delle fondazioni del principe Carlo. Durante i lavori di allestimento, Re Carlo II venne più volte al museo, recando un contributo morale e materiale alla sua fondazione. Il Museo del Villaggio di stende oggi su 15 ettari, conta 382 costruzioni che possiamo definire autentici monumenti, in quanto sono unici. Le sue collezioni vantano oltre 60.000 reperti. Pensate che solo quella dei costumi tradizionali ne ha 15.000. Inoltre, custodiamo 250.000 documenti di archivio, in buona parte rimasti dalla Scuola Sociologica di Bucarest, e riguardano le ricerche condotte dalle squadre monografiche nei 600 villaggi. Abbiamo, inoltre, tante fotografie e documenti scritti. Insomma, custodiamo un piccolo tesoro, aggiunge ancora la sua direttrice.
Prima della pandemia, il Museo del Villaggio era sempre pieno di turisti giunti dall’Europa e dall’intero mondo, soprattutto d’estate. Sui viali del Museo si parlavano quasi tutte le lingue della Terra, dice Paula Popoiu. Abbiamo tanti contratti di collaborazione con aziende turistiche che ci portavano centinaia di migliaia di visitatori, e mi auguro che possano farlo ancora. E ciò accadeva non solo perchè il museo era incluso in un piano turistico, ma anche perchè vi trovavano sempre artigiani, informazioni sulla Romania tradizionale, un festival, workshop per i bambini, insomma un museo vivente. Praticamente, il Museo del Villaggio è attraente anche grazie ai numerosi eventi e workshop destinati ai bambini e alle persone anziane. Durante il lockdown, abbiamo ricevuto tantissime chiamate e messaggi sulle reti sociali, in cui la gente ci chiedeva sempre quando sarebbe stato riaperto il museo, ci salutava con affetto e ci incoraggiava. Il nostro legame con il pubblico è continuo, spiega ancora la direttrice, invitando il pubblico a visitare il museo che ha riaperto i battenti dal 21 maggio
Venite a trovarci al Museo del Villaggio! Vi preghiamo di rispettare le regole imposte dagli ordini dei ministri o dalle leggi viggenti, ma anche di badare a noi stessi, agli altri e al patrimonio. Tutte queste regole sono esposte all’ingresso nel museo e ci scusiamo in anticipo se le persone che non le rispetteranno non potranno visitarlo. Ce lo impone questo periodo e dobbiamo adattarci. Vi aspettiamo con tutto il cuore al museo e mi dispiace tantissimo che lo troverete più tranquillo che mai, conclude Paula Popoiu. Infatti, gli eventi e gli incontri con gli artigiani saranno rarissimi, però il museo di per se resta un posto speciale.