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Il Festival Nazionale di Teatro – edizione 2017

Svoltasi dal20 - 30 ottobre, la 27esima edizione del Festival Nazionale di Teatro in Romania si è proposta di trasmettere un messaggio: il teatro cambia il mondo.

Il Festival Nazionale di Teatro – edizione 2017
Il Festival Nazionale di Teatro – edizione 2017

, 24.11.2017, 16:36

Svoltasi dal 20 – 30 ottobre, la 27esima edizione del Festival Nazionale di Teatro in Romania si è proposta di trasmettere un messaggio: “il teatro cambia il mondo”. Il tema ha portato ad un vero dibattito tra gli ospiti del festival. Degli spettacoli presenti al festival e del cambiamento che il teatro potrebbe produrre nel mondo abbiamo parlato con Mihai Măniuţiu e Radu Afrim, i registi con il maggior numero di spettacoli nel cartellone del Festival Nazionale di Teatro 2017 in Romania.



Mihai Măniuţiu è stato presente al Festival Nazionale di Teatro come regista teatrale, scrittore, direttore del Teatro Nazionale di Cluj-Napoca, essendo lunico artista con una presenza talmente complessa. Mihai Măniuţiu ha lanciato al festival una raccolta di narattiva e un volume di poesia, e il teatro che dirige è stato invitato con due produzioni, firmate da giovani registi: “Il Processo” tratto da Franz Kafka, con la regia di Mihaela Panainte e “Playlist”, la storia di una famiglia romeno-magiara, seguita tra tra gli anni 1989 e 2008, messa in scena da Tudor Lucanu. Inoltre, Mihai Măniuţiu è il regista col maggior numero di spettacoli selezionati per ledizione di questanno del Festival Nazionale di Teatro: due spettacoli messi in scena a Bucarest: “Il diario di Robinson Crusoe” tratto da Gellu Naum, al Teatro Odeon, e “Linverno” tratto da Jon Fosse, al Nottara, poi uno spettacolo messo in scena al Teatro “Regina Maria” di Oradea, “Il Caffè Pirandello”, e, il più recente, “Rambuku”, tratto sempre da Jon Fosse, messo in scena assieme alla compagnia del Teatro Nazionale di Timisoara. Sono tutti spettacoli che mostrano la preoccupazione del regista per ciò che si trova al di là della realtà immediata.



“Jon Fosse mi attira proprio perchè mi dà loccasione di entrare in mondi parallelli o, come dico io, di guardare il mondo in uno specchio tramite cui entro, ad un certo punto, e al di là del quale arrivo. Non faccio un teatro realistico. Secondo me, non cè realismo. Ma io accentuo questo non realismo del teatro. Credo sia meditazione, un modo di riflettere, e, come ho detto, un modo per entrare in mondi paralllelli per passare oltre lo specchio e, con occhi nuovi, vedere in questo modo la realtà. È ciò che credo faccia il teatro ed è per questo che è importante per le persone”, ci ha raccontato Mihai Măniuţiu.



Quanto al messaggio “il teatro cambia il mondo”, Mihai Măniuţiu preferisce dire che il teatro dà energia alle persone. “Il teatro mi dà energia, mi dà voglia di vivere. Quindi, mi cambia, nel senso che mi toglie da possibili depressioni, è un atto esorcisttico, catartico. E se i miei spettacoli hanno questo effetto sugli spettatori, come hanno su di me, ossia esorcistico, energetico, allora benissimo, sono convinto. Ho sempre detto che uno spettacolo buono è quello dal quale si esce con più energia di quando si è entrati. Quindi, si riceve energia dallo spettacolo e allora si può dire si, questo è stato un ottimo spettacolo. Se uno ha consumato la sua energia guardando lo spettacolo, lo spettacolo non è buono”.



Nella selezione realizzata questanno dal critico teatrale Marina Constantinescu si sono ritrovati anche tre spettacoli messi in scena dal regista Radu Afrim nella scorsa stagione. Messo in scena al Teatro Nazionale Târgu-Mureş – la Compagnia “Tompa Miklos”, “Luccello retro si schianta contro il palazzo e cade sullasfalto scottante” è unevocazione della Romania degli anni 70, dellinfanzia del regista, che è anche autore del testo. Il secondo spettacolo, “Il macello di Giobbe” di Fausto Paravidino, messo in scena al Teatro Nazionale “Vasile Alecsandri” di Iaşi, parla di amore, religione e capitalismo, mentre il terzo, “Se pensassimo ad alta voce”, di Adnan Lugonic, una produzione del Teatro Nazionale “Marin Sorescu” di Craiova, affronta i drammi delluomo contemporaneo. Abbiamo chiesto a Radu Afrim se crede che questi spettacoli possano cambiare almeno un po il mondo.



“La gente nella sala, si, lha cambiata, almeno parzialmente. Lo spettacolo “Luccello retro…” non si è proposto necessariamente di cambiare lumanità. È uno spettacolo nostalgico, sulla nostra infanzia, in cui noi ci siamo formati. Lo spettacolo di Craiova si, potrebbe aprire qualche mente. “Se pensassimo ad alta voce…”. Là si tratta dei problemi di alcune minoranze di varie fasce sociali. Sono tornato un pò dagli emarginati, dagli anziani, dalle persone meno accettate dalla società. Io spero che gli spettatori empatizzino con loro. È un mio progetto che seguo, questo di apertura delle menti. È quello che posso fare io. “Il macello di Giobbe” è focalizzato su una famiglia. Parla del problema delle banche. Ma non si sa, ciascuno spettacolo può contenere qualcosa in seguito al quale lo spettatore abbia una rivelazione. Questi tre spettacoli sollevano una serie di problemi, cambiano qualcosa nelle persone. Io sono il sostenitore della teoria che il teatro cambia il mondo”, ci ha raccontato Radu Afrim.



Radu Afrim non è stato solo regista ospite delledizione 2017 del Festival Nazionale di Teatro. È stato anche un costante spettatore degli spettacoli nel cartellone del Festival Nazionale di Teatro. Cosicchè concludiamo questa edizione sul teatro, sul cambiamento del mondo, con unimmagine del teatro in Romania vista attraverso gli occhi di un regista che ha cambiato il teatro romeno.



“Metà di esso continua ad essere segnato dal tradizionalismo. Quando è ben fatto, non è male. Ma io non ci trovo nessuna sfida. Cè anche una tendenza, piuttosto degli indipendenti, politica, sociale… Mi rallegra che ci sia, anche se non tmi piacciono tutte le produzioni. È necessaria. È un cambimento. Cè, in qualche misura, una scuola giovane, di regia, a Bucarest, che nè mi sorprende molto, nè mi sfida molto a vedere i suoi spettacoli. Mi basta vedere delle foto e mi rendo conto che non si tratta di una rivoluzione teatrale. Quindi, ciò che non è esperimento e rivoluzione e non porta il teatro avanti di qualche passo a me non è mai interessato”, ha detto Radu Afrim a RRI. (traduzione di Adina Vasile)




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