Dragobete, la festa romena dell’amore
Il calendario popolare apre le celebrazioni primaverili con una festa riscoperta dai giovani romeni, soprattutto grazie al parallelismo con quella più conosciuta di San Valentino: il Dragobete, la festa dell'amore in Romania, celebrata il 24 febbraio.
Monica Chiorpec, 16.02.2021, 12:03
Dopo la Festa di San Blasio di cui la Chiesa fa memoria l’11 febbraio e dedicata per tradizione alla fine dell’inverno, il calendario popolare prosegue le celebrazioni primaverili con una festa riscoperta dai giovani di Romania soprattutto grazie al parallelismo con la celebre ricorrenza di San Valentino del 14 febbraio. Il Dragobete, la festa dell’amore sia in Romania che nell’intero spazio balcanico, celebrata il 24 febbraio, porta in primo piano riti di fertilità.
Entità mitologica identificata con il dio dell’amore greco o romano (Eros – Cupido), Dragobete proteggeva i giovani sposi, ma anche le coppie di animali. Era sempre lui a facilitare la riproduzione all’inizio della stagione calda. Nella tradizione romena, il 24 febbraio era ritenuto il giorno in cui gli uccelli si fidanzavano.
Questa festa è antichissima e particolarmente interessante. Il Dragobete si rifà ad antichi riti primaverili, poichè si credeva che questa stagione già comincia dopo il 15 febbraio. Cosicchè la festa si manifesta attraverso riti di fertilità e rinascita della natura, ma anche dell’uomo. Siccome la rinascita della natura e dell’uomo sta all’insegna dell’amore, questa festa del Dragobete riunisce tutti questi elementi ed offre un trasferimento di potenza sul nuovo anno e sulla nuova stagione, come promesso dalla rinascita, spiega l’etnologa Delia Suiogan dell’Università del Nord di Baia Mare.
Secondo l’antica usanza, nel giorno del Dragobete le giovani donne si lavano il viso con neve, per restare belle e sane per tutto l’anno. Queste tradizioni sono andate in un certo qual modo perdute lungo il tempo, per cui gli etnologi tentano di farle rivivere oggi. Noto nell’intero Paese, nella regione storica del Maramureș il Dragobete conserva anche altri nomi, aggiunge Delia Suiogan. Nella regione del Maramures, è chiamato anche Capo di Primavera o Dragomir, personaggio che assume tutti i compiti del Dragobete, tranne la sua doppia natura, zoomorfa e antropomorfa. All’esterno dell’arco carpatico, il Dragobete, come personaggio mitico, è raffigurato con testa di uomo e gambe di montone. Quindi, si tratta di un’antica raffigurazione, di origine tracica, dice ancora Delia Suiogan.
Una rappresentazione che si ritrova anche in altre mitologie del mondo, associata nello spazio occidentale al dio Pan, come simbolo della fertilità. Festa dell’armonia e dell’allegria, il Dragobete impone tuttavia regole strette, che vanno osservate da tutti quanti si augurano un anno bello e tranquillo. Nelle masserie tradizionali, il 24 febbraio, quando la Chiesa fa memoria anche al primo e al secondo ritrovamento della testa di San Giovanni Battista, è vietato sacrificare animali e cucire e, naturalmente, si evita di litigare.