Arad – città multiculturale e multiconfessionale
Multiculturalismo e multiconfessionalità sono le parole che definiscono alla meglio la bella città di Arad, capoluogo dell'omonima provincia dell'estremità occidentale della Romania.
Iuliana Sima Anghel, 03.10.2015, 17:48
Multiculturalismo e multiconfessionalità sono le parole che definiscono alla meglio la bella città di Arad, capoluogo dell’omonima provincia dell’estremità occidentale della Romania.
Una regione alla confluenza tra il centro e l’est del continente europeo, con tanti luoghi di culto ortodossi, cattolici e di altre confessioni, e dove convivono da secoli tante minoranze, cui si è affiancata negli ultimi 25 anni un’importante comunità italiana.
Alla scoperta di questa zona sono andate quest’anno, dal 28 agosto al 4 settembre, anche Radio Romania, Radio Rai e Radio Vaticana, per percorere La Via di Arad – un cammino in una terra di confine.
Il progetto è stato organizzato da Radio Romania, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Bucarest, che ha dato anche il patrocinio a questa iniziativa, accanto alla Comunità Radiotelevisiva Italofona, con il sostegno del Comune di Arad, del Centro Nazionale di Informazione e Promozione Turistica di Arad e del Consolato Onorario d’Italia ad Arad.
L’iniziativa è stata anche citata come esempio di diplomazia culturale in occasione della visita che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha fatto a luglio a Bucarest.
La Basilica Papale di Maria Radna a Lipova, la Chiesa dei bulgari cattolici di Vinga, il monastero di Hodos – Bodrog, ritenuto il più antico stabilimento monastico ortodosso sul territorio della Romania, la Via del Vino a Minis, le città di Arad e Timisoara, candidate al titolo di capitale europea della cultura nel 2021, hanno costituito le principali tappe del cammino.
A presentare ai giornalisti camminatori le bellezze di Arad proprio il sindaco della città, Gheorghe Falca, accogliendoli nel Palazzo del Comune, un vero gioiello architettonico. Tanti palazzi, tra cui spicca quello della Cultura, accanto all’edificio del Teatro Ioan Slavici, la Chiesa Cattolica intitolata a Sant’Antonio di Padova, la Chiesa Rossa (luterana), accanto alle Cattedrali ortodosse – vecchia e nuova, la Chiesa serba, sinagoghe e tanti altri monumenti rappresentativi, in un mix di stile barocco, neo-rinascimentale, neo-gotico oppure seccession.
Il forte in stile Vauban fu costruito nella seconda metà del Settecento, per volontà di Maria Teresa stessa. Una volta prigione imperiale – ospitò persino Gavrilo Princip, l’assassino dell’arciduca Francesco Ferdinando – il forte è oggi caserma. Tanta effervescenza in questa città attraversata dal fiume Mures, confine settentrionale della regione storica del Banato.
I 5.000 italiani stanno bene ad Arad, ci spiega il console onorario d’Italia, Roberto Sperandio. Bella la serata ecumenica, tra la messa alla Cattedrale ortodossa e quella (in ungherese) alla Chiesa Cattolica di Sant’Antonio di Padova.
Spiritualità, ospitalità e bellezza sono le tre parole con le quali la giornalista Monia Parente di Radio Vaticana ha riassunto l’esperienza del recente viaggio in Romania, raccontandola anche per i programmi in lingua romena della sua emittente.
Come La Via dei faggi in Bucovina, dedicata ai monasteri medioevali di questa regione del nord della Romania, e percorsa da Radio Romania e Radio Rai nel 2013, anche La Via di Arad ha avuto come modello i Radiopellegrinaggi di Radio Rai, ai quali Radio Romania ha partecipato a partire dal 2012: La Via Francigena del Sud – Roma – Gerusalemme, Via Tolosana – verso Santiago, sulla via dei trovatori, La Francigena del Nord – l’Europa, a piedi, verso Roma, e Il Cammino del Nord, a Santiago de Compostela. Il loro ideatore e conduttore, lo scrittore e giornalista Sergio Valzania, è tornato anche quest’anno in Romania.
Nel loro cammino, i giornalisti sono stati affiancati da Angela Loi, Segretario di Legazione presso l’Ambasciata d’Italia, e dal direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, Ezio Peraro.
La Via di Arad – un cammino in una terra di confine rappresenta un progetto molto importante, che continua quello che sta diventando una tradizione: presentare al pubblico romeno e italiano le bellezze della Romania, ha sottolineato, da parte sua, l’Ambasciatore d’Italia a Bucarest, Diego Brasioli.