Testimonianze sugli abusi sovietici in Romania
La Romania entrò nella Seconda Guerra Mondiale a giugno 1941, accanto alla Germania, per recuperare i territori annessi dall'URSS un anno prima.
Steliu Lambru, 17.03.2022, 16:55
La Romania entrò nella Seconda Guerra Mondiale a giugno 1941, accanto alla Germania, per recuperare i territori annessi dallURSS un anno prima. Dopo ben 3 anni di combattimenti, il 23 agosto del 1944, la Romania usciva dallalleanza con la Germania e si affiancava alla coalizione delle Nazioni Unite. Il contatto immediato con lesercito sovietico fu, però, uno brutale, e lasciò una forte impronta emotiva sulla società romena. Da piccole vessazioni fino a omicidi, i sovietici commisero tutti i tipi di reati: furti, distruzioni, sequestri di persone, stupri e assassini. Numerose testimonianze orali e documenti attestano le violenze commesse dai sovietici a partire dalla metà degli anni 1940. Il Centro di Storia Orale della Radiodiffusione Romena custodisce varie testimonianze sugli abusi compiuti allora dagli occupanti sovietici.
Nel 1944, lo scrittore Dan Lucinescu era un giovane ufficiale e nel 2000 si ricordava come fu umiliato da un sottufficiale sovietico nel centro di Bucarest. “A un certo punto mi sono incontrato con un russo che mi ha puntato la pistola al petto. Dopo avergli detto di non capire cosa volesse, ho dedotto dai suoi gesti che mi rimproverava che non lo avevo salutato. Gli ho detto che ero studente-ufficiale e che lui era un sottufficiale, quindi era lui o dover salutare me. Mi ha detto di fare passi indietro, minacciandomi con la pistola, e di salutarlo a passo di parata. Ho capito che dovevo lasciar stare il matto, ho fatto tre passi indietro e lho salutato. Era così semplice che lui mi sparasse in quel momento.”
La vessazione subita da Lucinescu fu, però, un nonnulla rispetto a ciò che vide qualche giorno dopo, sempre nel centro di Bucarest. “Cera una ragazza che stava passando, una studentessa liceale, unadolescente. Intorno cerano camion russi. E a un certo punto ho visto i russi trascinarla tra di loro, con la sua cartella scolastica, e lei cominciò a urlare. Andarono via con lei, io rimasi lì fermo, ovviamente nessuno intervenne, perchè erano armati dalla testa ai piedi.”
Il colonnello Gheorghe Lăcătușu ha combattuto nellesercito romeno accanto ai sovietici contro i tedeschi. Nel 2002 si ricordava come si comportavano i sovietici con tutto ciò che cadeva nelle loro mani. “I sovietici disponevano di tutto, treni, mezzi di trasporto confiscati dalla popolazione, dallesercito tedesco, da noi, lesercito romeno. Se uno non aveva le cosiddette approvazioni, persino i cavalli se non avevano una serie impressa sugli zoccoli venivano confiscati dai russi. Ci dicevano che ciò che prendevano prendevano infatti dai tedeschi. Era bottino di guerra e noi non ci avevamo diritto.”
Il colonnello di gendarmeria Ion Banu raccontava nel 1995 che un militare sovietico gli confiscò lorologio su una strada nei pressi della sede odierna di Radio Romania. Sempre lì vide sul marciapiede il cadavere di un militare romeno fucilato dai sovietici. “Quando tornarono dalla Germania erano così ridicoli! Tutti avevano due-tre orologi da polso. Ho visto, e non esagero, persino un russo con un orologio da tavolo appeso al collo. Ero dal tabaccaio, volevo comprare una busta per scrivere una lettera ai miei genitori. Avevo un orologio molto bello ricevuto in regalo. Quando ho steso la mano, un russo di una colonna di militari a cavallo che stava passando, mi si avvicinò. Vide lorologio e mi disse “davai, davai!” (“dammelo!)”. Avevo anchio una pistola. Gli dissi: “È mio!” Ma lui me lo strappò. Aveva una mitragliatrice, glielo diedi e rimasi senza lorologio. Non negoziavano, semplicemente ti sparavano. Ne ho viste di tante! In Via Cobălcescu, e mi fa male ricordarmene, ho visto un colonnello romeno fucilato con la moglie accanto. Giaceva sul marciapiede fucilato dai russi. Commettevano tanti di questi atti: predevano le mogli e le portavano via dai mariti, come i selvaggi. Le prendevano, le stupravano e fucilavano i mariti.”
Linsegnante Vasile Gotea di Șieuț, provincia di Bistrița-Năsăud, è stato ufficiale nellesercito romeno. Nel 2000 raccontava come quasi fu fucilato ben tre volte dai sovietici. “Fui quasi fucilato tre volte. Stavano arrivando truppe disorganizzate, dopo aver varcato la prima linea, e passavano per i villaggi. Vicino a casa mia, in un fienile, trovarono del vino. Cera, infatti, uva messa a fermentare. E chiesero del vino. Dissi loro che non ce lavevo. E vollero fucilarmi. Unaltra volta mi portarono dietro la scuola, mi puntarono la pistola al petto, mi fecero segno di alzare le mani: mi frugarono nelle tasche, mi presero lorologio e tutto ciò che vi trovarono. La terza volta, cera un cittadino che stava tornando dal campo con il carro trainato dai buoi e sul carro salirono 16 donne russe. Nel centro del villaggio io intervenni e dissi loro che luomo non poteva portarle dove volevano. E allora mi puntarono tutte le armi al petto, pronte a spararmi. Se mi fossi mosso, sarei stato morto. Rimasi zitto e le lasciai passare con il carro.”
Lincontro della Romania con i sovietici fu violento e lasciò ricordi dolorosi e risentimenti. Che, almeno dalla storia, non saranno mai cancellati.