Tedeschi e sovietici in Romania nella Seconda Guerra Mondiale
Le guerre sono tra le forme più ripugnanti di degrado umano e la Seconda Guerra Mondiale ha raggiunto limiti inimmaginabili.
Steliu Lambru, 28.02.2024, 11:37
Le guerre sono tra le forme più ripugnanti di degrado umano e la Seconda Guerra Mondiale ha raggiunto limiti inimmaginabili. È stata la guerra in cui i civili hanno sofferto di più, è stata la guerra al termine della quale il diritto internazionale è stato significativamente modificato e ricreato per coprire tutte le atrocità commesse. Tuttavia, la stragrande maggioranza degli abusi e dei crimini contro i civili sono rimasti impuniti. La memoria dei civili nei confronti del comportamento degli eserciti occupanti è rimasta segnata dal vissuto di ciascun individuo, dalla portata delle sofferenze.
La Romania ha avuto la sfortuna, come gli altri paesi dell’Europa centrale e orientale, di subire entrambi i tipi di occupazione militare della Seconda Guerra Mondiale, quella tedesca e quella sovietica. I romeni e altri cittadini dell’Europa centrale hanno confrontato il comportamento tedesco e quello sovietico, e generalmente il comportamento tedesco è percepito come positivo, mentre il comportamento sovietico è considerato negativo. I ricordi dei romeni di quel periodo, molti confermati da documenti d’archivio, sui tedeschi, sono quelli di persone amichevoli, giuste, gentili, pronte ad aiutare. I ricordi dei sovietici sono, al contrario, negativi: persone aggressive, irrazionali, egoiste e dominate da pulsioni animali. Il Centro di Storia Orale della Radiodiffusione Romena ha avuto l’opportunità di registrare le testimonianze di coloro che hanno assistito al comportamento dei due eserciti, dalle quali emergono le stesse percezioni.
L’assistente medico Petre Radu Damian, nel 1999, raccontò di essere stato inviato a Câmpina, nel 1939, dove si erano insediate le prime truppe di trasmissione tedesche. Oltre all’equipaggiamento militare, i tedeschi scesero con macchine e attrezzature sanitarie che stupirono Damian. “E siamo andati da loro, davanti alla caserma c’era il colonnello che comandava l’unità Panzer. Era la prima volta che vedevo dei grandi vasetti che andavano di moda nella cura della gonorrea, e tante altre cose che non avevo mai visto prima. Fui accettato nella loro cerchia, fu una grande gioia per loro e diventammo presto amici di un medico originario del Banato, ma il capo era un capitano. La collaborazione è stata straordinaria. Erano più interessati agli aspetti medici delle interpretazioni e delle analisi, usavano i laboratori.”
Il commerciante Aristide Ionescu, nel 2000, ricordò come si comportavano i militari tedeschi che avevano vissuto nella casa dei suoi genitori in un comune della provincia di Vâlcea. “Nel 1940, in inverno, arrivarono nel paese le truppe tedesche che stavano per attaccare la Russia. Nel nostro comune furono ospitati nella scuola, in caserma. I tedeschi avevano un comportamento molto disciplinato, non si prendeva nulla a nessun contadino senza pagamento, e in casa nostra c’era il comando, nella nostra biblioteca. Accanto ad essa avevamo due stanze di passaggio, io alloggiavo in quella in fondo e nella prima venne ospitato un tenente tedesco. Passando per la sua stanza vidi che aveva lì il suo orologio e gli erano rimaste anche altre cose. Ho sempre chiuso a chiave la mia stanza, poi ho capito il suggerimento e non l’ho più chiusa a chiave. Una notte scomparvero. L’unità tedesca andò oltre e il villaggio venne a saperne. Verso le 10 una motocicletta si presentò al nostro cancello e il motociclista mi disse, in un francese abbastanza fluente, che il tenente che avevo ospitato aveva preso per sbaglio un cuscino e me lo stava restituendo.”
Dal 1944 le sorti della guerra cambiarono. I sovietici arrivarono come liberatori, ma non erano per niente come i tedeschi. Petre Radu Damian: “Quando sono arrivati i russi c’erano bande di rapinatori che, dispersi o a comando, non so, sono entrati anche nella nostra via. Uno solo, cavalcando un cavallo che aveva rubato chissà dove, con una balalaika al collo, entrò nel nostro cortile e continuava a dirmi a voce alta di prendere velocemente due oche per potere legare loro le zampe. Voleva mettermeli sulle spalle affinchè le portassi dove alloggiavano. Sparò dietro al cane con questa balalaika e lo feri’ alla coda. Il tizio era già ubriaco, i russi bevono ovunque, hanno sparato alle botti di vino con i fucili, hanno fatto un sacco di cose brutte.”
Peggiori delle rapine furono gli omicidi e gli stupri. E Aristide Ionescu ha ricordato un caso di stupro commesso dai militari sovietici. “Il 20 settembre 1944 i primi russi entrarono nel nostro comune, tre di loro, con le mitragliatrici. Sono venuti da Dragăşani e sono entrati nella prima casa del villaggio, della famiglia Trican, era proprio uno dei nostri parenti. La famiglia ha dato loro da mangiare, ha dato loro da bere, si sono ubriacati, e dopo di ciò l’anziana che era rimasta a casa, aveva più di 60 anni, è stata violentata proprio nel cortile, sulla soglia del magazzino.”
I ricordi dei romeni riguardo al comportamento degli eserciti tedesco e sovietico sul territorio romeno durante la Seconda Guerra Mondiale sono ancora oggi polarizzati. E così rimarranno perché la storia non si cancella, né si dimentica.