Sorveglianza politica nel mondo rurale romeno
La sorveglianza politica in Romania tra il 1945 e il 1989, durante il regime comunista, fu uno dei pilastri del terrore alla base del suo funzionamento.
Steliu Lambru, 26.04.2021, 08:23
La sorveglianza politica in Romania tra il 1945 e il 1989, durante il regime comunista, fu uno dei pilastri del terrore alla base del suo funzionamento. La Securitate (la polizia politica), la Milizia e le reti di informatori formarono un triangolo del male che condannò gente innocente alla reclusione o a persecuzioni per le proprie opinioni politiche e per difendere i propri beni con cui si gudagnava da vivere. Lapparato di sorveglianza politica e repressione era onnipresente, pronto a compiere tutti i tipi di reati contro la persona, compreso lomicidio.
Della sorveglianza politica nel comunismo si parlò soprattutto in riferimento alle città. Nei grandi agglomerati urbani, laddove le condizioni di vita erano più difficili da sopportare e il potenziale esplosivo maggiore, il regime concentrò più risorse. Siccome le città erano abitate da persone molto più diverse, compresi operai che avevano una capacità di solidarizzarsi maggiore, la sorveglianza si fece sentire più acutamente. Ma neanche il mondo rurale fu risparmiato dallapparato di sorveglianza e repressione. Infatti, la storia della sorveglianza e della repressione comunista cominciò nelle zone rurali e non cessò mai fino al 1989, anno del crollo del comunismo in Romania. Il regime cominciò a seminare terrore innanzittutto nelle zone rurali perchè la resistenza armata anticomunista era formata di militari e contadini che si opponevano alla collettivizzazione. Era nelle zone rurali che erano necessari gli informatori per scoprire chi erano i partigiani che si nascondevano nelle montagne, chi erano i contadini che li aiutavano e quali erano le reti di comunicazione fra i partigani, i contadini e quelli in città. Cosicchè la sorveglianza nelle zone rurali era molto importante. La storia della resistenza anticomunista menziona lattività degli informatori come principale causa dellannichilimento dei gruppi di partigiani. Le fosse comuni scoperte rivelarono che decine di contadini furono fucilati sui campi, ai margini delle foreste o in luoghi appartati.
Lo storico Gheorghe Miu ha studiato lapparato di sorveglianza e repressione nella zona di Buzău. Secondo lo storico, esso funzionò nello stesso modo anche nel resto del Paese.”Queste strutture militarizzate del regime comunista agirono nelle zone rurali, nei villaggi socialisti, avendo come residenze le stazioni della milizia (N. d. R. la polizia comunista) nei comuni. Queste residenze della polizia politica avevano reti informative ben sviluppate, con covi di spie e informatori, una struttura informativa che ho scoperto in diversi documenti. Una residenza della polizia politica era una fonte di informazioni. Sorvegliava e supervisionava le reti di informatori. Il residente, il più delle volte, era il capo della stazione di milizia, praticamente svolgeva le mansioni dellufficiale di polizia politica responsabile di una zona. Egli contattava gli informatori e trasmetteva le informazioni raccolte allufficiale della Securitate che si chiamava, di solito, lavoratore operativo della Securitate.”
Un apparato di sorveglianza e repressione non poteva funzionare senza informatori. Questi erano reclutati da tutti gli ambienti e accettavano per varie ragioni. Alcuni cedevano al ricatto, ma altri, secondo gli archivi, beneficiavano di vantaggi materiali: loro o i membri delle loro famiglie ottenevano incarichi importanti, altri ricevevano abitazioni migliori, salari maggiori e altre ricompense finanziarie, altri il permesso di viaggiare allestero. Ma nelle zone rurali le ricompense mancavano e gli informatori fornivano informazioni su quelli sorvegliati per paura delle ripercussioni. Gheorghe Miu afferma che essi provenivano da tutti gli ambienti sociali nelle zone rurali.”Abbiamo scoperto numerosi informatori con pseudonimi, da vari ambienti sociali. In generale, erano raccomandati gli ambienti vicini al sorvegliato: erano vicini, contadini delle cooperative, quindi dello stesso ambiente sociale. Abbiamo scoperto però anche il caso di un funzionario della Cassa Risparmi inviato nei villaggi per promuovere i servizi della sua istituzione tra i contadini. Lui aveva una missione precisa da parte della Securitate. Non abbiamo scoperto vantaggi materiali propriamente detti. La Milizia e la Securitate hanno funzionato nelle zone rurali usando lo stesso metodo del terrore, hanno indotto paura. Queste persone erano chiamate alla stazioni di polizia e fornivano informazioni per paura, ma anche consensualmente”, ha raccontato Gheorghe Miu.
Lo storico Gheorghe Miu ha anche un esempio di contadino che ha avuto da soffrire a causa delle proprie opinioni: il suo nonno paterno. “Uno studio di caso è mio nonno, Vasile Miu, un contadino che si oppose alla collettivizzazione. Egli si oppose alla collettivizzazione fino al 1989, però ne subì le conseguenze. Ebbe un fascicolo di verifica e uno di indagine penale. Mio nonno era un contadino che possedeva 9 ettari di terra, considerato reazionario, ostile al regime. Adoperando come pretesto una lettera che Vasile Miu inviò al presidente del Consiglio Popolare del Comune Padina, Gigel Stoicescu, uno dei fautori della collettivizzazione nel comune della provincia di Buzău, gli organi della Securitate aprirono nei suoi confronti una fascicolo di verifica e uno di indagine penale. Seguì un calvario. Sebbene il contadino Vasile Miu non fosse ritenuto detenuto politico, egli fu rinchiuso per 3 mesi perchè aveva venduto a una fiera un cavallo sequestrato dal Fisco comunista a causa del debito registrato nel pagamento delle quote agricole”, ha raccontato Gheorghe Miu a RRI.
Lapparato di sorveglianza e repressione degli anni del comunismo funzionò con la stessa brutalità nelle città e nei villaggi. E numerosi contadini si ricordano ancoroggi dellattività della Securitate, della Milizia e degli informatori nelle zone rurali.