Romania occupata durante la Grande Guerra, su cartoline illustrate
Durante la Prima Guerra Mondiale, la propaganda attraverso l'immagine fu molto efficiente.
Steliu Lambru, 09.11.2020, 08:00
Durante la Prima Guerra Mondiale, la propaganda attraverso l’immagine fu molto efficiente. La Romania è entrata nella Grande Guerra ad agosto del 1916 schierata dalla parte dell’Alleanza franco-anglo-russa in seguito alle promesse territoriali dopo due anni di neutralità. Ma a dicembre 1916, la sua parte sud o le regioni Valacchia, Oltenia e Dobrugia assieme alla capitale Bucarest erano occupate dagli eserciti tedesco, austro-ungarico, bulgaro e turco dopo 4 mesi di combattimenti violenti in cui sono morti 300.000 militari romeni. Rifugiatesi nell’est, in Moldavia, le autorità romene col sostegno della missione militare francese e dell’esercito russo, stavano preparando la vittoriosa campagna del 1917 tramite le battaglie di Mărăști, Mărășești e Oituz.
Occupata nel sud, la Romania fu costretta a sopportare un drastico regime economico di requisizioni e restrizioni, mentre la propaganda vittoriosa approfittava pienamente della situazione per presentare le realtà romene. Dietro le realtà esiste, però, anche una vita quotidiana che era stata ripresa sotto occupazione e che veniva immortalata dalle macchine fotografiche. Mihail Macri è collezionista di cartoline illustrate e per le sue mani ne sono passate decine, alcune dalla Romania degli anni 1916-1918. Sono apparse cartoline illustrate degli eserciti di occupazione. Ad esempio, in Romania c’era la famosa posta bulgara. Avenne quando i bulgari giunsero a Bucarest e trovarono delle cartoline postali sulle quali misero i loro francobolli, e che adesso, dopo tanto tempo, sono collezionabili. Dopo di che, allorquando giunse l’esercito tedesco, ciascun reggimento o battaglione aveva un fotografo per i propri soldati affinchè loro mandassero lettere a casa perchè era permesso. I soldati tedeschi non avevano cartoline postali e allora si facevano fotografare, ad esempio, assieme a una contadina di Titu e inviavano la foto a casa se non erano sposati. Se sposati, non si facevano fotografare ovviamente accanto alla rispettiva contadina, ha spiegato Mihail Macri.
Nel 1916, la Romania era un Paese che era uscito dalla sfera di influenza ottomana oltre un secolo addietro. Durante il regno di Carlo I di Hohenzollern-Sigmaringen, la Romania era riuscita a raggiungere performance economiche notevoli, come la costruzione di una ferrovia che copriva l’intero territorio nazionale, un’industria petrolifera di alta qualità e si era costruita la capitale Bucarest e altre città importanti come Iași, Craiova, Ploiești, cui si aggiungevano le città-porto sul Danubio e il porto Costanza al Mar Nero. La maggioranza della popolazione era rimasta rurale e dipendente dall’agricoltura, con un alto tasso di povertà, e la propaganda non ha esitato a cogliere specialmente queste realtà romene, come racconta Mihail Macri. Furono fatte stampare cartoline postali di propaganda da parte dai tedeschi in Romania, furono le più brutte cartoline postali sui romeni mai fatte. Tra tutti gli edifici di Bucarest i tedeschi scelsero solo una locanduccia dell’attuale quartiere Colentina, che non era parte di Bucarest all’epoca, il cui tetto inclinato era sorretto non da un pilastro, bensì da un palo in legno, e che aveva qualche tavola all’aperto. In mezzo alla strada, vicino alla locanduccia, c’era un maiale in una pozzanghera. I tedeschi avevano la missione di fotografare le condizioni in cui ci avevano occupati. Nelle foto e nelle cartoline postali fatte da loro non c’erano nemmeno una donna bella e elegante, un teatro nazionale, un edificio del palazzo reale, niente, ha precisato Mihail Macri.
Ma la propaganda tedesca colse, deliberatamente o meno, anche scorci di realtà romena abituale. Le uniche cose belle che fotografarono furono le fiere, due o tre, e l’inquadratura essendo tipo primissimo piano, come non si faceva in Romania, era bella perchè si vedevano tanti venditori dell’epoca da distanza ravvicinata, comprese le persone che prestavano vari lavori a casa. Avevano in mano gli strumenti di lavoro per essere riconosciuti da chi aveva bisogno dei loro servizi. Le nostre cartoline postali furono anch’esse di propaganda, antibulgare, e furono le più belle cartoline postali di propaganda. Certo che c’è stato anche il rovescio della medaglia, le più belle cartoline postali bulgare furono quelle di propaganda, antiromene. Re Carlo aveva una figura impeccabile di topolino, con le orecchie più grandi di quelle di un topolino, cioè si assomigliava lievemente a un asino. Per non dire più come era raffigurato il famoso zar Ferdinando nelle cartoline postali romene, con il nasone e con un calcio nella parte dorsale. Non era più necessario metterci un testo, il messaggio era ovvio. Le cartoline postali illustravano anche le conseguenze della Guerra, meno da noi che, ad esempio, in Francia, molte cartoline mostravano cosa aveva significato la guerra, ha raccontato Mihail Macri a RRI.
La Romania degli anni 1916-1918 vista attraverso gli occhi della propaganda tedesca era illustrata come un territorio sottosviluppato e selvaggio. Il che era una semplificazione grossolana, tipica della propaganda, a prescindere dal posto in cui si manifesta.