Romania e gli aiuti umanitari concessi ai Paesi emergenti
Uno dei grandi processi avviati dopo la Seconda Guerra Mondiale fu la decolonizzazione del mondo.
Steliu Lambru, 30.06.2023, 18:22
Uno dei grandi processi avviati dopo la Seconda Guerra Mondiale fu la decolonizzazione del mondo. Le metropoli dovettero riconoscere lindipendenza alle ex colonie e le relazioni tra di esse si riassestarono. Ma anche dai Paesi socialisti cominciò a manifestarsi la volontà di sostenere i Paesi di quello che oggi viene chiamato il “Sud Globale”, America Latina, Africa, Asia e Oceania, in nome del nuovo umanesimo. Nei rapporti tra i vecchi stati e i nuovi stati formati dalle ex colonie, laiuto umanitario si annoverò tra le forme di sostegno più estese. Ma non era meno vero che laiuto e il sostegno rappresentavano tacitamente gli interessi di chi li offriva.
Anche la Romania socialista è penetrata nel “Terzo Mondo”, come veniva chiamato il Sud Globale, a partire dagli anni 70. La politica di apertura del dittatore Nicolae Ceaușescu al continente africano, ai paesi socialisti o simpatizzanti del socialismo in Asia, e ai movimenti comunisti dallAmerica Latina. La storica Mia Jinga dellIstituto per le indagini sui crimini del comunismo e sullesilio romeno partecipa a un progetto più ampio che studia la politica globale della Romania dagli anni 60 agli anni 80. “In cosa consistevano gli aiuti umanitari offerti dalla Romania? Abbiamo utilizzato un metodo per stabilire tutti i possibili livelli di aiuto umanitario a partire da quello classico, laiuto umanitario di emergenza. In origine si trattava di questo, aiuti durgenza in caso di calamità naturali: siccità, alluvioni, terremoti e altro. Solo che non solo la Romania, ma anche gli altri stati del blocco orientale e gli stati occidentali hanno applicato anche altre forme di aiuto: quello per la popolazione nelle zone di conflitto o nei campi profughi, aiuti materiali e militari offerti a vari movimenti di liberazione e ad alcuni partiti comunisti. La maggior parte dei soldi qui è andata, in realtà. Concessione di borse di studio per la formazione preuniversitaria, tirocini universitari e di specializzazione, concessione di perizia e attrezzature specialistiche, sostegno a progetti di sviluppo.”
Nel 1979, la Romania ha aiutato i paesi emergenti di tre continenti: Perù, Martinica, Repubblica Dominicana, Nicaragua, Messico del Nord, Centro e Sud America; Benin, Etiopia, Sudan, Burundi, Mozambico, Senegal, Repubblica Centrafricana, Mauritania, Repubblica di Capo Verde, Namibia, Guinea-Bissau dallAfrica; Yemen e Libano in Asia. Mia Jinga ha osservato che gli aiuti umanitari e il sostegno che perseguono interessi politici spesso si sono combinati. Ad esempio, la Romania ha sostenuto attivamente il gruppo marxista-leninista lUnione Popolare Africana dello Zimbabwe (ZAPU) che ha preso parte alla guerra civile in Rhodesia tra il 1964 e il 1979. “A ciascuno di questi livelli, se guardiamo attentamente, ci sono altri specifici tipi di azioni. Ad esempio, per le calamità naturali, laiuto consiste principalmente in alimenti di base, vestiti, medicine e assistenza medica. Dopodiché, a seconda delle esigenze, si diversifica per gli altri. Dalla moltitudine di azioni, io ho scelto gli attivisti ZAPU che mi sembravano i più interessanti. Circa 9,5 milioni di lei andarono a questa organizzazione nel 1979, mentre limporto medio per unaltra azione fu di 250.000 lei. La discrepanza era molto grande”.
Mia Jinga ha spiegato anche il meccanismo con cui la Romania concedeva aiuti ai paesi emergenti. “Ho guardato come stava andando questo progetto di aiuto umanitario, dove è iniziato e dove è finito. È stata uniniziativa dello stato romeno o, al contrario, è stato il beneficiario a chiedere laiuto? In tutti i casi, almeno in quelli che ho riscontrato finora, laiuto è stato concesso a seguito di una formale richiesta inviata ad alto livello. La richiesta è arrivata da un noto leader del rispettivo partito o movimento, forse a seguito di un incontro con Nicolae Ceaușescu, a seguito di una visita o di un incontro allestero. Dopo aver ricevuto tale richiesta, la Sezione Relazioni Esterne del Comitato Centrale del PCR redigeva una nota in cui giustificava lapprovazione o il rifiuto di tale richiesta. La giustificazione comprendeva anche una breve storia delle relazioni di aiuto umanitario con il rispettivo beneficiario, gli importi per ciascun anno, se vi erano stati aiuti precedenti, quanto bene o male laiuto era stato utilizzato e qualsiasi problema diplomatico che sarebbe sorto a seguito del concessione dei detti aiuti. Cerano molte situazioni in cui la Romania avrebbe aiutato, ma il contesto politico internazionale in quel momento era tale che la risposta era no. In tutti i casi, Nicolae Ceaușescu aveva lultima parola. Cerano casi che, come il Vietnam, ricevevano il via libera. Indipendentemente dallimporto richiesto, esso veniva concesso. Ad un certo punto Nicolae Ceaușescu disse che era ormai da 10 anni che la Romania aiutava il Vietnam e che era lora che i vietnamiti si mettessero al lavoro”.
La Romania socialista, come gli altri stati socialisti, aveva una politica di aiuti differenziata per i paesi emergenti. Gli archivi rivelano successi e fallimenti di vari progetti, lAfrica essendo il continente privilegiato nella visione politica globale della Romania di Ceaușescu, che il dittatore visitò numerose volte.