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ll giornale „Scânteia”

Una delle armi più potenti della propaganda del regime comunista era la stampa. Nei regimi dei partiti comunisti dei paesi dell’Europa centrale e orientale, tutta la stampa ruotava attorno all’ideologia. Ma i partiti avevano anche i propri giornali, le proprie voci ufficiali, attraverso le quali si esprimeva l’essenza del regime.

Il giornale „Scânteia”
Il giornale „Scânteia”

, 09.12.2024, 17:39

Una delle armi più potenti della propaganda del regime comunista era la stampa. La libertà di parola e di stampa è un diritto conquistato nel XVIII secolo, formalmente adottato come universale nell’articolo XI della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789. Ma i regimi totalitari comunisti e fascisti hanno sfigurato questo diritto trasformandolo in uno strumento per ridurre i cittadini al silenzio.

Nei regimi dei partiti comunisti dei paesi dell’Europa centrale e orientale, tutta la stampa ruotava attorno all’ideologia. Ma i partiti avevano anche i propri giornali, le proprie voci ufficiali, attraverso le quali si esprimeva l’essenza del regime. Nell’Unione Sovietica esisteva, ed esiste ancora nella Russia di oggi, il giornale “Pravda” o “La Verità” del 1912. Nella Bulgaria comunista, “Rabotnichesko Delo” o “Le Azioni operaie” è apparso fino al 1990. In Cecoslovacchia il partito si espresse tramite “Rudé Právo” o “La Destra Rossa”, apparso fino al 1995. Nell’ex Repubblica Democratica Tedesca, nel 1946 iniziò a essere pubblicato “Neues Deutschland” o “Nuova Germania”, che esiste ancoroggi. Nell’ex Jugoslavia c’era “Borba” o “La Lotta”, stampato fino al 2009, riapparso episodicamente. In Polonia tra il 1948 e il 1990 si poteva leggere “Trybuna Ludu” ovvero “La Tribuna popolare”. In Ungheria il mercato della stampa è stato dominato tra il 1945 e il 1956 da “Szabad Nép” ovvero “Il Popolo libero”, e da “Népszabadság” ovvero “La Libertà del popolo” tra il 1956 e il 2016. In Romania, il Partito Comunista Romeno si è rivolto alla società attraverso il giornale “Scânteia”, ovvero „La Scintilla”.

Fondato nel 1931, quando il Partito Comunista Romeno era un partito illegale in Romania perché si batteva per lo smembramento del paese, “Scânteia” apparve di tanto in tanto fino al 1940. Prendeva il nome da “Iskra” o “La Scintilla”, il giornale di Lenin in esilio, pubblicato tra il 1900 e il 1905. “Scânteia” apparve legalmente per la prima volta il 21 settembre 1944, dopo che l’Armata Rossa aveva occupato Bucarest il 30 agosto e avrebbe imposto il regime comunista in tutta la Romania fino al 1947. Il critico d’arte Radu Bogdan fu intervistato dal Centro di storia orale della radiodiffusione romena nel 1995. Nato nel 1920, il giovane Bogdan era un simpatizzante comunista e durante gli anni della guerra ebbe contatti sporadici con i membri del PCR. Divenne attivo subito dopo l’arrivo dei sovietici e nel 1995 ricordò davanti al microfono come partecipò alla rifondazione del giornale del partito. “Come è iniziato „Scânteia”? Sono stati in cinque a ricevere dal partito il compito di pubblicare il primo numero. Matei Socor era a capo dei cinque: c’erano Pavel Chirtoacă, l’ingegnere Solomon, Radu Mănescu e Iosif Ardelean, che più tardi avrebbe lavorato alla censura. Quindi tutto è iniziato con questi cinque, con l’ingegnere Solomon che aveva compiti amministrativi. Poi, nella mia testa, volevo fare giornalismo, ma non sapevo come iniziare. Sentendo che Radu Mănescu avrebbe pubblicato un giornale, mi sono presentato e ho chiesto se potessi iscrivermi anch’io, che volevo fare giornalismo. Di conseguenza, sono stato invitato a sedermi e fare lavoro di volontariato. Era il periodo cosiddetto romantico, avevamo degli ideali! Ho corretto le bozze. La mia collega era Mirel Ilieșiu, una regista. Quindi ho messo piede lì fin dal primo numero del giornale „Scânteia””.

Sulle pagine del giornale, intellettuali comunisti idealisti, vecchi o nuovi opportunisti, si esprimevano con estrema violenza contro la democrazia. Uno di loro, Silviu Brucan, sopravvissuto a tutta la storia del regime e che ha avuto anche una carriera pubblica dopo il 1989, è stato tra i più attivi. Radu Bogdan ha ricordato l’attenta attività dei giornalisti in quegli anni, soprattutto quelli di “Scânteia” guidati dal sociologo Miron Constantinescu. “Matei Socor è stato un solo giorno alla guida del giornale. Successivamente è diventato direttore generale della Radio. Pochi giorni dopo la pubblicazione dei primi numeri di „Scânteia” è arrivato Miron Constantinescu, appena uscito di prigione. Facevamo spesso lavoro notturno in redazione. Ho dormito con lui i primi giorni sullo stesso materasso, per terra, lì non c’erano letti. La prima redazione del giornale <Scânteia> operava nell’edificio dell’ex giornale <La Corrente> di Pamfil Şeicaru. In quel periodo ero anche la guardia del corpo di Miron Constantinescu. Ma solo apparentemente, come quegli spaventapasseri nel campo che non sono veri perché non andavo in giro armato. Ma lui andava tutti i giorni alla Confederazione Generale del Lavoro e non voleva dare l’impressione che camminasse per strada da solo, quindi mi portava sempre con sé. Sembravo abbastanza forte, ero alto. Non ho dovuto affrontare nessun attacco. Ma per alcuni mesi sono stato come una specie di sua ombra.

Nei successivi 40 anni, “Scânteia” fu ciò che furono anche gli altri giornali, un semplice giornale di propaganda che nascondeva le carenze materiali e le brutali violazioni dei diritti subite dai romeni. Nel corso degli anni sul giornale sono apparsi nomi importanti della scienza e della cultura romena e l’elenco dei collaboratori è lungo. Per i posteri, il caso “Scânteia” fu un esempio di come la stampa non dovrebbe essere.

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