L’economia pianificata e le banche
Il sistema dell'economia controllata dallo stato fu una componente di base del regime comunista. Dopo l'insediamento del primo governo comunista, il 6 marzo 1945, il Partito Comunista Romeno cominciò ad applicare questo sistema.
Steliu Lambru, 07.06.2015, 14:45
Il sistema dell’economia controllata dallo stato fu una componente di base del regime comunista. Dopo l’insediamento del primo governo comunista, il 6 marzo 1945, il Partito Comunista Romeno cominciò ad applicare questo sistema. Nella trasformazione dell’economia, il PC si basò sulle istituzioni statali che aveva accaparrato sotto la tutela dell’esercito sovietico, sui propri membri, sul lavoro ideologico, su pressioni e cointeressamento.
Il ritmo di passaggio da un’economia libera di mercato ad una centralizzata e pianificata durò qualche anno, però gli obiettivi furono ben definiti e portati a compimento. Il metodo applicato fu quello della nazionalizzazione o confisca, e le banche passarono per prime nella proprietà dello stato. Considerate uno dei simboli del capitalismo, le banche furono spossessate dei loro attivi, del diritto a concedere crediti e a fissare interessi, dei depositi e di altre obbligazioni.
La legge n.119 dell’11 giugno 1948 nazionalizzava le imprese industriali, bancarie, di assicurazioni, minerarie e di trasporto, che diventavano di proprietà dello stato. Praticamente, ogni mezzo di produzione che generava profitto veniva confiscato. Nicolae Magherescu, membro della gioventù liberale e capo gabinetto del ministro delle finanze Mihail Romniceanu, ricordava nel 1996, quando fu intervistato dal Centro di Storia Orale della Radiodiffusione Romena, i momenti di dopo la nazionalizzazione.
Tutti i salariati delle altre banche furono assunti presso la Banca Centrale, che diventò banca di stato e tutte le operazioni bancarie venivano fatte solo tramite questa banca: quelle legate alla cassa, ai crediti, agli sconti, tutto. Con la banca unica cominciò lo sviluppo del sistema statale centralizzato, perché era il sistema bancario a detenere gli strumenti economici e finanziari, ricordava Nicolae Magherescu.
Ciò portò al crollo dell’economia di mercato, della concessione dei mutui e della circolazione monetaria, che è il motore di un’economia sana. Mihail Magherescu ricorda le nuove condizioni di lavoro dei dipendenti della banca.
Ero neo arrivato, per cui il mio stipendio era il più basso, ero stagista, guadagnavo circa 4.500.000 lei, ma un pane costava 200.000 o 400.000 lei, forse anche di più. Per distruggere e confiscare tutti i mezzi di produzione della classe media o della borghesia, il governo propose una cosiddetta riforma monetaria, che era infatti una liquidazione di tutto il denaro, nessuno ricevendo nulla in cambio. Noi che avevamo un lavoro eravamo gli unici privilegiati perché, per quanto basso fosse, avevano uno stipendio. Ricordo che nel 1947, mi diedero 30 lei, ma erano soldi con cui potevo fare qualcosa. Altri, che non avevano un lavoro, non ricevevano nulla. La confisca del denaro fu il più duro colpo dato alla borghesia. Un anno dopo, il governo cominciò la nazionalizzazione di tutte le imprese private e questo fu il secondo colpo. Seguì nel 1952 la seconda riforma monetaria e la parità applicata non fu dell’1 a 1, ma dell’1 a 20 e non vennero cambiate tutte le somme detenute dalla gente, bensì una certa percentuale. Con questi mezzi, il PC cercò di liberarsi dalla borghesia e di impossessarsi di tutti gli strumenti che potevano produrre denaro nel Paese, aggiungeva Nicolae Magherescu.
I consiglieri sovietici erano un elemento fondamentale nel nuovo tipo di economia applicata dal potere comunista di Bucarest. Presso la Banca Centrale vidi io stesso dei consiglieri, quando mi trasferirono dalla Banca Romena. Siccome ero giovane e non sposato, mi mandarono alla succursale di Ploieşti, ma dopo due anni mi richiamarono a Bucarest. Quando tornai, negli anni 1949-50, c’era un consigliere sovietico di nome Romashov, mal vestito e con gli abiti sempre stropicciati. Questo consigliere aveva portato con se tutte le istruzioni dalla GostBank di Mosca, e tutte le nostre operazioni dovevano essere realizzate in base al modello della GostBank, ricordava ancora Magherescu, spiegando che il regime si basava anche sui vecchi dirigenti per raggiungere i suoi obiettivi.
Tutti gli esponenti che diressero questo processo bene messo a punto erano i dirigenti di prima. Se uno era pulito, non aveva detenuto proprietà o imprese, se era un buon lavoratore, lo lasciavano stare. Le cose andarono avanti in questo modo per 8-9 anni, dunque i comunisti collaborarono con i vecchi dirigenti. Conosco bene e posso parlare della situazione presso la Banca Centrale perché vi lavorai fino alla pensione. Tutti gli ex direttori che erano più anziani e avevano allora 45-50 anni furono sostituiti gradualmente con vecchi membri di partito o persino con operai che, anche se non avevano studi di finanza ed economia, si basavano molto sui tecnocrati mantenuti in servizio, ma che non ricoprivano cariche dirigenziali, ricordava ancora Magherescu.
Con la nazionalizzazione, le banche romene si integravano in un tipo di economia che non era mai stato provato un Paese sviluppato. L’economia pianificata sembrava, sulla carta, superiore a quella di mercato, ma in realtà si dimostrò esattamente il contrario: negli anni a venire arrivò il fallimento.