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Le vittime sconosciute della Securitate

in Romania, circa 8000 persone sono state vittime dell'esecuzione sommaria da parte della Securitate, la polizia politica del regime comunista. Solo 37 sono state identificate finora.

Le vittime sconosciute della Securitate
Le vittime sconosciute della Securitate

, 04.03.2020, 18:43

Fondata tramite il Decreto 221 del 30
agosto 1948 col nome Direzione Generale della Sicurezza del Popolo, secondo
il modello sovietico, la Securitate, la polizia politica del regime comunista
in Romania, ha seminato terrore tra i romeni prima del 1989. Con 3000
dipendenti nel momento della sua creazione, la Securitate ha personificato
l’essenza del sistema repressivo della tirannia comunista, ha personificato il
male. La Securitate, assieme all’Esercito Rosso, all’apparato di partito, alla
Milizia, alla procura e alle truppe della Securitate hanno agito come una forza
militare, come una punta di lancia nella lotta contro i nemici del popolo, cioè
contro tutto ciò era stato buono nella Romania capitalista: le elite politiche,
militari, economiche, intellettuali, rurali e la gente semplice che non volevano
accettare l’umiliazione.




Lo storico Marius Oprea ha fondato
l’Istituto per l’Investigazione dei Crimini del Comunismo e dal 2006 è andato
alla ricerca delle vittime non identificate della Securitate. Secondo le sue
stime, in Romania sono state sottoposte all’esecuzione sommaria circa 8000
persone, quindi senza alcun processo e senza la pronuncia di alcuna condanna a
morte. Finora ne sono state identificate 37. Oprea ha presentato i casi di
alcuni dei morti identificati nei 14 anni da quando cerca quelle persone.




Sulla Collina di Capsa, in una
bellissima zona dei Carpazi Occidentali, nell’ovest della Romania, abbiamo trovato
Nicolae Selagea. Era uno degli ultimi superstiti di un gruppo di partigiani
diretto da Nicolae Dabija, attaccato il 2 febbraio del 1949 da ampie truppe della
Securitate. 25 partigiani sono stati accerchiati e 7 si sono salvati con la
fuga. Nicolae Selagea è stato tra gli ultimi catturati e giustiziati
velocemente laddove è stato trovato. Là è stato anche sepolto, sotto una strada
che collega alcune case sulla Collina di Capsa. Come ho fatto a sapere
esattamente quel luogo? Dopo averlo ammazzato, i membri della Securitate hanno
costretto suo figlio, di 6 anni, a restare vicino al cadavere finoaquando
avrebbero inviato qualcuno a seppelirlo. Loro si sono risparmiati lo sforzo. Quel
ragazzo è rimasto vicino alla salma di suo padre fino all’alba del giorno dopo quando
sono arrivati gli uomini inviati dal villaggio a sepperllirlo là, sotto la
strada. Quando ho fondato l’istituto, quel ragazzo, che voleva da tempo
spostare la salma di suo padre da quel posto, ci ha contattati e fu cosi’ che
scoprimmo Nicolae Selagea. Dopo quasi 70 anni, il ragazzo poteva finalmente
portare suo padre al cimitero¸ci ha detto Marius Oprea.




Ciascuna storia di un’esecuzione
sommaria nasconde un destino distrutto e svela traumi vissuti dai cari della
vittima. Andrei Meșter è la seconda storia raccontata da Marius Oprea.Andrei Meșter rappresentava l’elite
dei villaggi. Era artigiano della località Sălciua, in provincia di Alba, nell’ovest
della Romania, era padrino di oltre 40 famiglie sulla Valle dell’Arieș. Era una
persona molto rispettata, ma aveva un problema: era agitatore contro la
collettivizzazione. Di conseguenza, proprio alla vigilia della Fiera di
Ferragosto fu preso da casa, fucilato ed esposto all’ingresso nella fiera con
un cartoncino appeso al petto sul quale c’era scritto chi fa come lui, come
lui finirà. L’uomo non aveva altra colpa tranne quella di essersi opposto alla
politica di collettivizzazione. Dopo essere stato fucilato, sua moglie riusci’
a comprare la salma dai miliziani di guardia. Lo seppellirono nel giardino dietro
la casa e li misero la croce che lui stesso si era confezionato mentre in vita.
La gente fu costretta a venire alla fiera e a guardare la sua salma. Andrei
Meșter fu l’unico sepolto secondo l’usanza cristiana tra tutti quelli sottoposti
all’esecuzione sommaria che potemmo scoprire, ci ha detto Marius Oprea.




L’esposizione pubblica di quelli
sottoposti all’esecuzione sommaria aveva un’unico scopo: spaventare la gente. Del
resto, la paura fu la principale leva del regime. Petru Anculia e Gheorghe
Urdăreanu furono partigiani, come Selagea. Fecero parte del gruppo del
colonnello Uță, anche loro giustiziati nel 1949. Furono giustiziati allora 4
partigiani, ma abbiamo trovato solo loro due, gli altri furono seppeliti in un
altro posto che non riuscimmo a trovare. Spero che un giorno li troveremo. I
due li abbiamo trovati relativamente rapidamente, in un cantuccio del cimitero.
Li abbiamo trovati l’uno sopra l’altro, in una posizione innaturale, con le
braccia spalancate. Siamo riusciti a sapere anche perchè avevano le ossa degli
avambracci traffitte. Tutt’e quattro, dopo essere stati giustiziati dalla
Securitate, sono stati crocifissi nel parco davanti al Comune di Teregova, in
Caraș-Severin, sud-ovest della Romania, dove sono stati tenuti per 27 giorni. Tutti
gli abitanti sono stati costretti a passare davanti a loro. Avevano dei
cartoncini appesi al collo sui quali c’era scritto bandita. Petru Anculia
aveva i piedi legati col filo di ferro. Questi erano dei semplici contadini che
erano andati nelle montagne a difendere la loro essenza, la loro fede e la loro
terra, ci ha raccontato Marius Oprea.




La prima cosa che Marius Oprea e la sua
equipe fanno quando scoprono vittime sottoposte all’esecuzione sommaria è
celebrare una messa cristiana. È un ultimo atto riparatorio per quelle persone
che seppero restare dritte allorquando tutto intorno stava crollando.





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