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L’auto nella Romania socialista

Come qualsiasi invenzione, l'auto è stata presente all'inizio nella vita dei ricchi. La sua popolarità l'ha resa accessibile a tutti ed essa ha smesso di essere un simbolo di appartenenza a una classe sociale.

L’auto nella Romania socialista
L’auto nella Romania socialista

, 17.01.2022, 19:14

Come qualsiasi invenzione, lauto è stata presente allinizio nella vita dei ricchi. La sua popolarità lha resa accessibile a tutti ed essa ha smesso di essere un simbolo di appartenenza a una classe sociale. Nella Romania degli anni 1945-1989, lauto ha attraversato alcune tappe. Da quella restrittiva, quando è stata adoperata esclusivamente dallo stato e dai vertici del partito comunista, a quella in cui fu desiderata dai cittadini abituali. A partire dagli anni 1960 iniziò un processo di “democratizzazione” dellautomobile, come descritto da Șerban Cornaciu, vicepresidente di Retromobil Club Romania. La democratizzazione dellautomobile è avvenuta grazie alle poche persone che si sono permesse di acquistarla. “Se parliamo di democratizzazione possiamo parlare delle importazioni di automobili dai Paesi occidentali. Le persone che le hanno acquistate sono state delle persone privilegiate perchè hanno avuto il coraggio di iscriversi sulle liste e che avevano mestieri liberali, tipo avvocato, medico, artista. Essi si sono iscritti su liste per ordinare una Fiat 850 o una Renault 16, modelli disponibili prima dellavvio della produzione presso gli stabilimenti romeni Dacia. Cerano modelli Fiat molto costosi, ad esempio Fiat 1800. Non sono stati pochi quelli scritti sulla lista per la Fiat 1800 e la Securitate, la polizia politica del regime comunista, bussava alle loro porte per chiedere da dove si fossero procurati i soldi necessarli per comprarla negli anni 1960.”



Leconomia della Romania, come le economie dei Paesi dellEuropa Centrale e Orientale, si stavano riprendendo a stento dopo la guerra. Alle conseguenze della guerra si aggiunse la riorganizzazione delleconomia secondo il sistema sovietico centralizzato. Inoltre, non le era stato permesso di beneficiare del Piano Marshall e la sua ripresa era lenta. Solo alla fine degli anni 1960, a Pitești venne costruita uno stabilimento automobilistico che fabbricava due modelli Renault, 8 e 12, chiamati Dacia 1100 e Dacia 1300. Fu il periodo in cui il commercio con auto era reso più dinamico attraverso la produzione interna e tramite limportazione di automobili dagli altri Paesi socialisti. “Quando iniziò la produzione presso la Dacia Pitești, i cittadini si potevano iscrivere su una lista, prendevano un prestito e ricevevano lauto in un periodo di tempo accettabile. Cerano più opzioni, dal 1974 le versioni di dotazione erano 3 per la Dacia 1300, non tanto diverse tra di loro. Si poteva scegliere da una gamma svariata di colori, colori allegri fino alla generazione di Dacia 1310 del 1984. Cerano anche le importazioni di auto dal blocco Est-europeo, quelle dal blocco capitalista erano state interamente sospese quando è partita la produzione presso Dacia Pitești. Dal 1971-72 non furono più importati modelli prodotti nellOccidente, si dimenticò dellla Fiat e Renault. Si potevano ordinare una Lada 1200, una Moskvici, una Trabant. La Trabant arrivava abbastanza presto, ma, dal 1988, chi laveva ordinata cominciò a riceverla dopo un periodo di attesa di 3 anni”, ci ha raccontato Șerban Cornaciu.



Ma la crisi di sistema del regime comunista della fine degli anni 1970 portò inevitabilmente a una crisi dellautomobile. “Negli anni 1980, furono cambiati i modelli prodotti presso la Dacia Pitești, le importazioni diventarono sempre più difficili. Le iscrizioni sulle liste per le importazioni non si potevano più fare presso i negozi. Le opzioni per la popolazione cominciarono a ridursi dagli anni 1981-1982. Dacia cominciava ad avere dei problemi di consegna sul mercato interno perchè le esportazioni erano forzate. Negli anni 1980 si aspettava 5 anni per una macchina e non si sapeva quando sarebbe arrivata. La macchina arrivava, non importava il colore, nemmeno quello era più unopzione. Venivano adoperati 2-3 colori, in un anno erano blu, verdi e bianche, nellanno successivo si facevano beige, i colori vivaci erano scomparsi”, ci ha detto sempre Șerban Cornaciu.



Le restrizioni apparivano luna dopo laltra per i conducenti. Nel 1978, il dittatore Nicolae Ceaușescu ordinò che i dignitari e le istituzioni utilizzassero come auto di servizio solo lautomobile di produzione interna Dacia. Alla metà degli anni 1980 la crisi diventò più profonda, i colpi più duri furono il razionamento della benzina, il divieto di circolazione dinverno e la limitazione della circolazione la domenica. Cosi, la mobilità che la gente laveva pagata cara fu seriamente ridotta. Abbiamo chiesto a Șerban Cornaciu come funzionava il mercato delle auto di seconda mano.”Le auto venivano vendute da un proprietario allaltro, i prezzi sul mercato di auto di seconda mano crebbero notevolemente negli anni 1980. Crebbero sempre di più, ma, in un certo modo, le restrizioni alla circolazione non avevano messo una pressione cosi alta sul prezzo. Un cittadino si comprava la macchina, ma quando nevicava scattava un decreto presidenziale di divieto di circolazione. Potevano circolare solo i compagni con targa gialla, con targa breve, quelle speciali per il corpo diplomatico o trasporto consolare e quelle tipo 12 B, per gli stranieri residenti in Romania. Ad esempio, il regista Sergiu Nicolaescu, per poter girare le pellicole degli anni 1980, circolava con auto con targhe di tipo 12 B affinchè non fosse fermato dalla polizia o per poter circolare la domenica.”



Dopo il 1989, ossia dopo il crollo del comunismo, avvenne la vera democratizzazione dellautomobile in Romania. Il cambio di regime politico significò, logicamente, anche il cambio radicale della relazione tra lauto e il suo possessore.




Foto: pixabay.com
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