La Zingareide
L'unica epopea in lingua romena, La Zingareide, pubblicata in edizione definitiva da Jacques Byck, dal 1800 al 1812, riflette le idee illuministe della Scuola Transilvana rappresentata dal suo autore, Ion Budai-Deleanu
Monica Chiorpec, 12.10.2015, 14:01
L’unica epopea in lingua romena, La Zingareide (oppure L’accampamento degli zingari), pubblicata in edizione definitiva da Jacques Byck, dal 1800 al 1812, riflette le idee illuministe della Scuola Transilvana rappresentata da Ion Budai-Deleanu, l’autore di quest’opera. Al di là dell’apparenza di giovilità, La Zingareide è uno dei più importanti dibattiti sulla situazione politica nello spazio romeno premoderno, percepito dalla prospettiva dell’epoca dei lumi. Il critico letterario Paul Cernat ci ha parlato dell’importanza di quest’opera.
La Zingareide è più di un semplice giocattolo, come diceva l’autore stesso. E’ un libro politico, con un forte sottotesto politico. Nelle sue pagine ritroviamo un’intero dibattito sulla migliore organizzazione degli zingari, nella quale si sottintendono anche altri. E’ un testo quasi cifrato e, un dibattito in merito, dalla prospettiva delle idee illuministe e anche da quella della Rivoluzione Francese, che Budai-Deleanu introduce abilmente nei versi, sarebbe più che interessante. E’ una delle più importanti opere della Scuola Transilvana e dal punto di vista letterario la più significativa. Ma è più che letteratura, è uno scritto ideologico molto complesso ed è quasi incredibile il fatto che in un momento come quello qualcuno abbia potuto scrivere una simile epopea, in cui fossero analizzate in modo sottile e complesso le più avanzate idee del tempo, quelle illuministe che Budai-Deleanu conosceva molto bene. Vi ritroviamo anche elementi esoterici e francmasonici. E’ un manifesto della Scuola Transilvana in un certo modo. Purtroppo, questo manifesto non ebbe il successo che avrebbe dovuto riscuotere, spiega Paul Cernat.
La meditazione realizzata da Ion Budai-Deleanu in questo libro sui rapporti di potere nello spazio romeno del XV/o secolo genera uno scritto con forti accenti antifeudali. 4 secoli dopo l’azione dell’epopea, la Scuola Transilvana portava in primo-piano idee promosse dalla Rivoluzione Francese, contro i privilegi aristocratici e religiosi. Un’opera apprezzata al giusto valore solo verso la metà dell’Ottocento.
Il paesaggio sociale è meno visibile, mentre quello ideologico è molto presente, come anche quello linguistico. Per arrivare al paesaggio sociale, bisogna attraversare alcuni strati allegorici. Questa epopea eroico-comica, ci porta ai tempi di Vlad l’Impalatore. Ma, al di là di questo strato e della dimensione utopica, delle rivisitazioni di Rabelais e altri, c’è un formato mentale che arriva per la verità dalla società di fine Settecento e inizio Ottocento. Sicuramente, Ion Budai-Deleanu è stato un uomo dei suoi tempi, che ha ideato la sua opera di modo che avesse un effetto politico immediato. Non l’ha avuto, ma questo è un altro discorso. Però lui realizza un’immagine del mondo a cavallo tra i secoli, aggiunge il critico.
Il titolo stesso dell’opera di Ion Budai-Deleanu è un richiamo alle epopee antiche. Per motivi linguistici, l’autore de La Zingareide optava, all’inizio del XIX/o secolo, per un registro comico ricco di allusioni culturali all’antichità.
Già dai primi canti l’autore accenna alla epopea eroico-comica di Omero, – Omer oppure Omir, come appare in La Zingareide -, Batrachomyomachia oppure La guerra dei topi e delle rane. E’ un’opzione per un’epopea eroico-comica determinata dalla insufficienza della lingua, per citare Budai-Deleanu. Allora la lingua romena non era preparata, non era capace di assorbire il necessario linguistico di una tragedia e allora non restava altro che l’epopea popolare, comica. Come si sa, l’epopea ha due possibili registri: quello grave e quello comico. Ma al di là dell’aspetto comico, ci sono cose molto gravi, molto serie e tutto un dibattito ideologico su quale forma di governo potesse essere migliore. C’è anche una meditazione sul modo in cui il potere corrompe e distrugge una società, come nel caso della società zingara del 15-esimo secolo. D’altronde l’opzione per questa Zingareide ha anche un sottostrato profondo, esoterico, risalente all’Egitto antico. Si sa che gli zingari erano chiamati anche egiziani, cosicché si accenna alle piramidi, al pensiero di Ermete Trismegisto (un alchimista dell’antica città di Alexandria). Le cose sono molto complicate, e siccome per zingari si intendono anche altri, come dice Budai-Deleanu, per zingari si intendono infatti i romeni. E’ una specie di metafora, spiega ancora il critico letterario Paul Cernat.
La Zingareide di Ion Budai-Deleanu è, perciò, un modo di parlare, in chiave allegorica, di cose importanti per la società romena di inizio Ottocento. Le sottigliezze che uno dei più importanti rappresentanti della Scuola Transilvana introduce nei suoi scritti sono infatti elementi che costruiscono un capolavoro con significati ideologici.