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La stampa scritta in Romania dopo la Seconda Guerra Mondiale

La stampa romena del 20esimo secolo attraversò tutte le forme possibili, da quella libera a quella censurata o soppressa. Le più gravi violazioni dei diritti della stampa, che erano anche dei diritti umani, avvennero durante il regime comunista.

La stampa scritta in Romania dopo la Seconda Guerra Mondiale
La stampa scritta in Romania dopo la Seconda Guerra Mondiale

, 19.04.2022, 17:00

La stampa romena del 20esimo secolo attraversò tutte le forme possibili, da quella libera a quella censurata o soppressa. Le più gravi violazioni dei diritti della stampa, che erano anche violazioni dei diritti umani, avvennero tra il 1945 e il 1989, durante il regime comunista. Dopo il 1945, appena sfuggita alla stretta della censura fascista, dopo qualche anno di libertà, la stampa dovette fare i conti nuovamente con unancora più drastica censura da parte del nuovo regime. Ma anche durante questo nuovo regime ci furono giornalisti che si adoperarono a fare il proprio mestiere al meglio possibile, nel rispetto dei principi giornalistici.



Dorel Dorian cominciò a lavorare come giornalista alla fine della II Guerra Mondiale e scrisse per quasi tutti i tipi di giornali e riviste. Nel 1997 raccontò al Centro di Storia Orale della Radiodiffusione Romena quanto erano importanti i giornali nella casa dei genitori. “Fui affascinato dalla stampa ancor prima di avvicinarmi a essa. I giornali erano sacri per me e la mia famiglia. Non sapevo come fossero fatti. Avevo imparato dal padre che nemmeno dovevo credere a ciò che scrivono i giornali, anche se, se uno sa leggere tra le righe e i giornalisti sono ben intenzionati, la verità viene a galla. Era una vocazione, le parole erano per me sacre, ero convinto allora che dovevo cercare “la parola che dice la verità”. Era la giovinezza, il periodo di grande slancio spirituale, nonostante certi errori che avrei scoperto più tardi. Fu un investimento sacro in una serie di ideali che ci sembravano gli unici e gli ultimi: di giustizia sociale, liberazione, moralità e affermazione del valore. Credevo a tutte queste cose, continuo a crederci, anche se per molto tempo la strada che ho scelto non si è dimostrata la migliore.”



Il giovane Dorian cominciò a scrivere a 16 anni, dal 1945. Notò, però, presto che doveva fare una scelta, tra la passione e le realtà quotidiane. “Nellestate del 48, una serie di circostanze speciali – non sapevo quanto si potesse guadagnare e resistere come giornalista, avevo una famiglia che dovevo sostenere – mi fecero scegliere lingegneria. Ero, allo stesso tempo, bravo in matermatica, nelle cose astratte. Mi sono laureato presso la Facoltà di Ingegneria Energetica nel 53 e ho continuato a scrivere per i giornali dellepoca. Durante il Festival del 53, di Bucarest, sono stato uno dei più richiesti giornalisti: ho scritto racconti, impressioni, servizi. Ma appena laureato, sono andato a lavorare sulla Valle del Jiu e sono diventato capo della direzione tecnica della prima grande centrale termo-elettrica in Romania.”



Dopo linvasione dellUngheria nel 1956, Dorian ha notato un cambiamento di atteggiamento della stampa: dal precedente slancio rivoluzionario allindifferenza. La rivista “Vita studentesca” per cui lavorava era un esempio. “Avevo visto la stampa diventare grigia, erano tante le cose che si sentiva fossero fatte su ordine di qualcuno, cera una diretta e ormai vissibile politicizzazione di ciascuna iniziativa. E noi abbiamo capito che si cercava qualcosa di diverso dopo il 56, che era una risposta nei confronti degli studenti. Confesso che ciò fu anche la rivista allinizio. Dopo il secondo numero ci fu un grande scandalo mediatico intorno ai problemi affrontati dalla rivista Vita studentesca. Era una discussione grave e con grandi rischi al Comitato Centrale del Partito comunista, discussione diretta poprio dal ditattore Ceauşescu cui parteciparono Leonte Răutu e Petre Gheorghe. Siamo stati chiamati tutti a dire cosa volevamo, cosa ci proponevamo nella vita, come eravamo giunti a fare ciò che facevamo, se ci consideravamo degli illuministi.”



La soluzione per Doian fu di orientarsi verso un nuovo tipo di stampa, quella tecnica. “Ion Iliescu, che era ormai segretario del Comitato Centrale del Partito, mi chiese cosa potesse fare per attirare di nuovo i giovani, di cui si sapeva che erano stati persi. Gli ho detto siceramene che ciò nella mia opinione serviva una rivista di edilizia per i dilettanti, che offrisse loro un passatempo, la prospettiva di un mestiere. E abbiamo realizzato la rivista Tehnium. Dopo tre anni in cui lavorai sia per Scienza e tecnica, che per Tehnium, le due riviste ebbero unevoluzione molto buona. Il presidente dellAccademia, Drăgănescu, mi chiese perchè non passassi a una rivista di divulgazione scientifica importante. Lui dirigeva allora Romania libera, alla quale era legata la rivista Magazin. E ho accettato. Devo dire che in parallelo ho scritto anche per altre pubblicazioni, ho scritto moltissimo per la rivista Donna. Il mio pseudonimo era Dorina Petcu e rispondevo alle lettrici. Loro volevano sempre incontrarsi con Dorina Petcu e questo incontro con Dorina Petcu era praticamente impossibile.”



Nel 1989, la stampa romena cambiò nuovamente perchè cambiarono anche i tempi. Fu il momento che portò alla diversificazione che abbiamo attualmente.




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