La Romania e il Trattato di Varsavia
La fine della Seconda Guerra Mondiale tagliò l'Europa in due, l'Europa centro-orientale, occupata dall'Unione Sovietica e trasformata in un'Europa della tirannia comunista, e l'Europa occidentale, l'Europa democratica.
Steliu Lambru, 28.01.2024, 18:53
La fine della Seconda Guerra Mondiale tagliò lEuropa in due, lEuropa centro-orientale, occupata dallUnione Sovietica e trasformata in unEuropa della tirannia comunista, e lEuropa occidentale, lEuropa democratica. Simbolicamente, fu la divisione della Germania con il Muro di Berlino a delimitare duramente due mondi totalmente opposti. I due mondi si guardavano con ostilità, ostilità che si materializzò nella formazione di due blocchi militari antagonisti, il Patto di Varsavia e la NATO.
Occupata militarmente dallUnione Sovietica e trasformata in un paese a regime comunista, anche la Romania faceva parte del trattato firmato nella capitale della Polonia nel 1955 insieme ad altri sette paesi socialisti: Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Est, Polonia, Ungheria e URSS. La Romania, come gli altri paesi socialisti, firmò ladesione al Trattato di Varsavia con la coercizione. Lesempio dellinvasione dellUngheria nel 1956, che intendeva recedere dallalleanza firmata solo un anno prima, mostrò chiaramente cosa significasse uneventuale opposizione. Nel 1968 lAlbania si ritirò dallalleanza quando, in seguito al conflitto tra URSS e Cina, il regime di Tirana aderi alla linea dura di Pechino.
Nella sua storia, il Patto di Varsavia scrisse una pagina vergognosa nel 1968. Allora, lURSS, la Bulgaria, la Repubblica Democratica tedesca, la Polonia e lUngheria invasero la Cecoslovacchia per fermare il programma di riforme del presidente Alexander Dubček, considerato troppo liberale. La Romania si rifiutò di partecipare allinvasione e quellatto portò un immenso prestigio a Nicolae Ceaușescu. La Dottrina Breznev fu quella che guidò lazione del Trattato di Varsavia, essendo, in realtà, quella che difendeva gli interessi sovietici. Lintervento dellagosto 1968 contro la Cecoslovacchia suscitò grande timore che fosse esteso anche alla Romania e alla Jugoslavia. Nel 2002, il Centro di storia orale della radiodiffusione romena ha registrato unintervista con il generale dellintelligence Neagu Cosma. Questi testimoniò che la Romania era preparata allinvasione perché aveva un agente infiltrato nel comando del Trattato di Varsavia, un colonnello polacco, che forniva informazioni a Bucarest.
“Il polacco arrivò in Romania da bambino nel 1939 con la sua famiglia, frequentò qui alcune scuole elementari, imparò bene la lingua romena, si considerava romeno. Considerava che la Romania fosse e rimanesse la sua seconda patria. Intorno al 20 luglio 1968 chiese un incontro urgente al colonnello romeno Bichel con il quale era in contatto. Cosa ha detto a Bichel? Che Breznev personalmente, insieme ad Andropov, il capo del KGB, e la leadership dellesercito avevano preparato uninvasione in Cecoslovacchia, Romania e Jugoslavia, insoddisfatti della politica perseguita da Dubcek, Ceausescu e Tito. Una piccola squadra dello Stato Maggiore del Comando del Trattato di Varsavia stava lavorando allelaborazione del piano dettagliato. Bichel rimase di stucco. Questo polacco raccontò che linvasione si sarebbe dovuta svolgere in tre fasi. Prima in Cecoslovacchia, poi dopo 2-3 settimane sarebbe seguita la Romania, e ancora dopo 2-3 settimane la Jugoslavia. Il polacco disse pure che, per quanto riguarda la Cecoslovacchia, le truppe e le forze sovietiche erano già state inviate in Cecoslovacchia.”
Cosi come un esercito o unalleanza militare mostrano il livello di sviluppo materiale e spirituale dei rispettivi paesi, anche gli eserciti del Patto di Varsavia erano esponenti dei regimi socialisti. A confronto, i due blocchi militari contrapposti avevano quantitativamente quasi lo stesso numero di militari e di equipaggiamenti, ma la superiorità qualitativa dellequipaggiamento degli eserciti della NATO era chiara. La storia del Trattato di Varsavia fu quella del fallimento dei regimi comunisti, il suo crollo nel 1991 essendo un effetto logico delle trasformazioni politiche del 1989. Il diplomatico Vasile Şandru, nel 1994, ha ricordato come fu lultimo incontro dei leader politici degli ex paesi socialisti che si incontrarono per discutere sul da farsi.
“Il primo incontro è stato presieduto da Jozsef Antall, il primo ministro ungherese. Al punto 1 cerano il futuro del processo generale europeo, la sicurezza europea, la formazione delle strutture europee di sicurezza e cooperazione, quindi era lapproccio generale. Il punto 2 riguardava lo scambio di opinioni sulla revisione del carattere del Trattato di Varsavia, sulle sue funzioni, sulla sua attività e sulle possibilità di ristrutturazione. Gorbaciov ha fatto una presentazione molto ampia, concentrandosi su 3-4 questioni. Ha fatto una serie di considerazioni, in primo luogo sulla valutazione della situazione in Europa in quel momento, sulle prospettive del Trattato di Varsavia nel contesto della situazione. Egli si soffermò in particolare sul problema tedesco. Fu istituita una commissione governativa provvisoria, temporanea, con il compito di analizzare le funzioni e lattività del Trattato di Varsavia. È stato proposto che questa commissione si riunisse a Praga. Oppure, come è noto, alla fine si decise di non tenere più una riunione del Comitato consultivo politico. I ministri degli Esteri si sono incontrati e hanno firmato il certificato di morte del Trattato di Varsavia.”
Nel 1991, a Praga venne abolito il Patto di Varsavia. Fu, metaforicamente parlando, la morte di unentità che nessuno deplorò.