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La Romania e i negoziati di pace del 1919

Fino alla fine del 1918, i territori abitati dai romeni degli Imperi russo e Austroungarico si erano uniti al Regno di Romania e i trattati di pace avrebbero confermato i nuovi confini.

La Romania e i negoziati di pace del 1919
La Romania e i negoziati di pace del 1919

, 27.02.2020, 19:50

Alla fine della Prima Guerra Mondiale, la Romania si trovava dalla parte dei vincenti. Fino alla fine del 1918, i territori abitati dai romeni degli Imperi russo e austroungarico si erano uniti al Regno di Romania e i trattati di pace avrebbero confermato i nuovi confini. Ma la conferma internazionale della nuova Romania non avvenne cosi semplicemente, le divergenze e larmonizzazione degli interessi resero la firma della pace difficoltosa. La Romania dovette affrontare lopposizione dei suoi alleati che le facevano rimproveri, ma rispose, dal canto suo, agli alleati con giustificazioni e rimproveri. Cosi, lo stato di tensione giunse nel punto in cui il fautore dellingresso della Romania in guerra, il politico liberale Ion I. C. Brătianu, lasciò i negoziati di pace irritato perchè nei confronti della Romania non erano stati rispettati interamente i provvedimenti della Convenzione del 1916, che era stata la base del suo ingresso in guerra.



Abbiamo invitato lo storico Ioan Scurtu a farci un riassunto delle dispute tra la Romania e i suoi alleati, Francia, Gran Bretagna, Italia e Usa del 1919 e a parlarci dei rimproveri fatti alla Romania dagli Alleati. “La Romania fu costretta a firmare una pace separata con le Potenze Centrali in seguito al fatto che la Russia usci dalla guerra e la Romana rimase da sola sul fronte est. Ma firmò la pace, almeno cosi risulta dai documenti, con laccordo degli alleati. La Convenzione del 1916 fu molto vataggiosa per la Romania, Ion I. C. Brătianu negoziò benissimo. Era il periodo in cui la Francia era in grande difficoltà sul fronte occidentale, e lesercito russo non riusciva a ottenere la vittoria in Galizia. E allora si ritenne che la Romania dovesse per forza intervenire per attirare un numero quanto maggiore di militari tedeschi e austroungheresi contro di essa e allentare cosi la pressione sui due fronti. In questo contesto furono fatte certe concessioni che, alla fine della guerra, la Francia soprattutto cominciò a rimpiangere”, ci ha detto Ioan Scurtu.



Nel contesto della situazione difficile in cui si trovava la Francia nel 1916, la necessità dellingresso della Romania in guerra diventava critica. Ioan Scurtu considera che in quel momento la Romania seppe giocare la sua carta e ottenere vantaggi importanti. Quali furono quei vantaggi? “Innanzittutto fu la questione del confine nord e ovest che Brătianu tracciò con una meticolosità straordinaria. Precisò la linea che doveva rappresentare il confine segnando una certa collina, un certo fiume, un certo villaggio e via dicendo affinchè, allorquando alla conferenza di pace si dovette stabilire questo confine questo fosse già stabilito. Quel confine seguiva infatti il Tibisco fino allo sbocco nel Danubio, il che destò, daltra parte, il malcontento della Serbia che, dal canto suo, affermava che era troppo vicino a Belgrado, a distanza di un colpo di cannone e che le doveva essere concesso uno spazio di sicurezza, sebbene la Romania si impegnava a non militarizzare il rispettivo confine”, ha raccontato Ioan Scurtu.



A gennaio 1919 cominciava la Conferenza di Pace di Parigi e la Romania ci andava per ottenere ciò che le era stato promesso. Ma esistevano anche interessi ed essi dovevano essere soddisfatti tramite compromessi. “Ci fu una differenza di visione tra i 4 grandi, il presidente degli Usa, il premier della Gran Bretagna, il premier della Francia, il premier dellItalia e Ion I. C. Brătianu che considerava, partendo anche lui dai provvedimenti della Convenzione del 4 agosto del 1916, che gli stati firmatari andassero trattati alla conferenza di pace alla pari. E alla conferenza di pace era stato istituito un consiglio supremo che aveva deciso che gli stati membri avessero lo status di stati con interessi illimitati, mentre gli altri stati, tra cui la Romania, furono inclusi tra gli stati con interessi limitati. Basandosi anche su fatto che il presidente Wilson militava per la parità tra gli stati, per la democrazia, la soluzione democratica delle dispute tra gli stati, Brătianu insisteva che la Romania fosse trattata alla pari degli altri stati. Solo che la risposta arrivò da Wilson stesso che gli disse che ciascuno stato significava solo quanto rappresentava il suo potere militare”, ha raccontato Ioan Scurtu.



Lintransigenza di Brătianu fu abbandonata da lui stesso. Il suo sostituto, Alexandru Vaida Voevod, avrebbe firmato i trattati che riconoscevano la Grande Romania.”Non era possibile che un Paese piccolo, con rivendicazioni territoriali, che doveva ottenere lunione attraverso la conferma tramite trattati, pretendesse di essere uguale agli Usa, alla Francia, alla Gran Bretagna e Italia. Proprio lui, Brătianu, se ne rese conto e lasciò alla direzione della delegazione romena Alexandru Vaida Voevod, dopo che in precedenza gli consigliò di iscriversi nella massoneria. Brătianu aveva appresso che molte decisioni venivano prese di notte quando si riunivano i fratelli. Brătianu non vi partecipava, in quanto non era membro di nessuna organizzazioni massonica. Ma Vaida fu più flessibile e si rese conto di non avere scelta. Vaida spiegò nel parlamento che era consapevole del fatto che si fosse buttato in una fossa e che ci avesse trascinato anche la Romania, ma il suo sentimento era che in quella fossa si trovassero anche le delegazioni degli Usa, della Gran Bretagna, Francia e Italia” ha raccontato Ioan Scurtu.



La Romania ottenne, in fin dei conti, il riconoscimento dellunione della Bucovina alla Romania tramite il trattato con lAustria, il riconoscimento dellunione della Transilvania alla Romania e il riconoscimento dellunione con due terzi del Banato tramite il trattato con lUngheria. Il che fu ciò che aveva desiderato.




Foto: pixabay.com
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