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La Rivoluzione anticomunista romena vista dall’estero

Nel 1989, per 9 giorni, tra il 16 e il 25 dicembre, la Romania ha vissuto uno dei periodi più turbolenti della storia del XX secolo: è stato il ritorno alla libertà perduta per 45 anni.

La Rivoluzione anticomunista romena vista dall’estero
La Rivoluzione anticomunista romena vista dall’estero

, 23.12.2022, 17:22

Nel 1989, per 9 giorni, tra il 16 e il 25 dicembre, la Romania ha vissuto uno dei periodi più turbolenti della storia del XX secolo: è stato il ritorno alla libertà perduta per 45 anni, dallingresso, dellesercito sovietico nel Paese nel 1944. La sera del 16 dicembre 1989, a Timisoara, le proteste contro levacuazione forzata del pastore Laszlo Tokes dalla propria casa si trasformarono rapidamente in uno tsunami che travolse il regime criminale comunista.



Il giornalista Mircea Carp è stato senior editor di Radio Europa Libera e nel 1997 raccontò al Centro di storia orale della radiodiffusione romena che a dicembre era al microfono in unattesa piena di tensione. Riteneva che fosse il suo dovere professionale informare i suoi ascoltatori nel paese sui grandi atti di coraggio che stavano avvenendo a Timișoara. Carp ha confessato che, nonostante laria di cambiamento che si faceva sentire, lo scoppio della rivoluzione aveva colto tutti di sorpresa. “Arrivò il dicembre del 1989 e con esso la prima scintilla, gli eventi di Timisoara. Devo dire che ci hanno colto di sorpresa per quanto riguarda il momento in cui si sono svolti. Ci eravamo preparati sia mentalmente, che dal punto di vista dei programmi per un possibile cambio di regime in Romania. Ma il 16 e il 17 dicembre 89 sono venuti per noi inaspettatamente”.



Ma una volta innescata, leuforia non potè più essere fermata. E i giornalisti di Europa Libera erano tanto più entusiasti perché non potevano essere vicini agli eventi per riferire dal vivo. “Il primo a trasmettere quanto stava accadendo a Timisoara è stato il mio collega Sorin Cunea. Il secondo o terzo giorno, a partire dal 18 dicembre, ci siamo organizzati, abbiamo iniziato a lavorare in squadre e 24 ore su 24. Abbiamo lavorato in squadre di 3 o 4 persone, senza sosta, preparando tutti i programmi in fretta e furia basandoci solo sulle informazioni che avevamo dalle agenzie stampa straniere, da alcuni viaggiatori provenienti dalla Romania. Naturalmente, a quel tempo non avevamo informazioni concrete, informazioni solide, tranne quando la situazione esplose il 21-22 dicembre. Fino ad allora, però, fummo in piena attività”, ha raccontato Mircea Carp.



Nel 1999, il giornalista ungherese Peter Marvanyi, di Radio Budapest, raccontò al Centro di storia orale come entrò nella febbre dei notiziari sulla rivoluzione romena. Un anno prima, Marvanyi aveva partecipato alla grande manifestazione nella capitale ungherese, che chiedeva libertà e democrazia. “Nel 1988, ho partecipato alla manifestazione a Budapest dove cerano circa 80-100.000 persone, che insieme chiedevano democrazia per entrambi i paesi, per la Romania e per lUngheria. Le cose hanno iniziato a diventare interessanti quando il 16 dicembre alla Radio pubblica ungherese abbiamo iniziato a focalizzare la nostra attenzione e a informarci passo dopo passo sugli eventi che accadevano in Romania. Ero il redattore del notiziario in cui, in quei giorni dopo il 16 dicembre, iniziammo a raccontare ai nostri ascoltatori di tutto il paese, dallUngheria, cosa stava succedendo in Romania. Avevo informazioni molto contraddittorie, non sapevo assolutamente nulla di ciò che stava accadendo. Sapevo solo una cosa: che stava accadendo qualcosa di molto, molto importante”.



Nel 2003, il Centro di storia orale ha chiesto allattivista civico Dinu Zamfirescu, che era in Francia nel 1989, come ha trascorso i giorni dellinizio e dello sviluppo della rivoluzione romena. “Prima di tutto attraverso le radio e le televisioni francesi. Per così dire, sono stato mobilitato da due di loro, in particolare da France 3 dove ero sul set tutti i giorni. Ero il romeno di turno, ero con i due speaker e commentavo la questione romena. Ricordo che cerano due monitor che il pubblico non poteva vedere, ma su di essi si vedevano le notizie che stavano arrivando. E il 25 dicembre è apparsa la notizia dellesecuzione di Ceausescu. Calda. E quando la notizia fu annunciata, era una notizia calda, mi venne chiesto come commentavo. Dovetti dire che era stato il primo grande errore del nuovo regime che si era instaurato in Romania. Poi ho detto che Ceausescu avrebbe dovuto essere lasciato in vita e interrogato in modo che dicesse più cose. Dissi allora che probabilmente alcuni che erano al governo avevano paura che certe cose venissero scoperte anche su di loro. Ma un ex ministro degli Esteri francese disse che era bene che fossero stati giustiziati, e io ho aggiunto che probabilmente anche questo ministro aveva qualcosa da nascondere. Il che non era impossibile. Ma oggi non direi più la stessa cosa, e forse è bene che sia andata così”.



Fino al 22 dicembre 1989, i romeni, i Paesi confinanti con la Romania e il mondo civile appresero dellinizio dei grandi cambiamenti con laiuto dei media stranieri. Fortunatamente, dal 22 dicembre, i media in Romania diventavano liberi seguendo la volontà della società.




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