La Rivoluzione anticomunista romena nella percezione pubblica
I terroristi sono stati lossessione della Rivoluzione romena del dicembre 1989 e il coinvolgimento dei servizi segreti stranieri ha creato una forte delusione. Ma chi sono stati i terroristi?
România Internațional, 27.12.2013, 20:11
I terroristi sono stati l’ossessione della Rivoluzione romena del dicembre 1989 e il coinvolgimento dei servizi segreti stranieri ha creato una forte delusione. Più che un’ossessione, i terroristi hanno rappresentato una vera e propria nevrosi, che ha influito parecchio sulla percezione pubblica legata al maggiore avvenimento nella storia recente della Romania. Le vittime del dicembre 89, i successivi lenti cambiamenti e le aspettative deluse hanno fatto sì che la rivoluzione fosse guardata con rimpianto e persino con disprezzo. I sentimenti negativi nei confronti della rivoluzione sono aumentati man mano che l’argomento dei terroristi e dei servizi segreti stranieri sono diventati ancora più tenebrosi, con il passare del tempo.
Lo storico Adrian Cioroianu della Facoltà di Storia dell’Università di Bucarest ha tentato di rispondere alla domanda chi sono stati i terroristi?”.
È stata un’idea a cui abbiamo creduto molti di noi. Ciò che oggi chiamiamo terroristi potevano essere truppe di mercenari arrivati da Paesi più o meno arabi, potevano essere i famosi turisti” sovietici di cui si è parlato. Però ciò che al momento nella storia sappiamo con certezza è che gran parte di coloro che hanno sparato fino al 25 dicembre e, sporadicamente dopo quella data, è possibile che siano stati elementi della polizia politica interna, la Securitate, che erano rimasti ancora fedeli a Ceauşescu. Certo che seguendo la teoria del complotto possiamo anche presupporre che tutto sia stato un’immensa messinscena solo per creare l’illusione di una rivoluzione. Ma è un’interpretazione che temo e non vorrei si verificasse dopo anni. Sarebbe cinico perché in quelle sparatorie sono morte delle persone”, ha spiegato Cioroianu.
Dagli storici ci si aspetta una risposta chiara sui terroristi. Ma le loro spiegazioni prudenti non hanno la forza di convinzione della teoria del complotto. Adrian Cioroianu ci racconta le difficoltà affrontate dallo storico. Finché non ci saranno testimonianze chiare da parte di coloro che hanno gestito allora la situazione, il ruolo dello storico è ingrato. Possiamo solo raccogliere testimonianze, ma la loro credibilità è alquanto discutibile. In quei giorni di shock e caos era difficile distinguere tra vero e falso. Lo storico deve, per quanto gli sia possibile, cercare la verità. Ma la verità, soprattutto in un periodo di caos, è praticamente impossibile trovarla se coloro che hanno gestito la situazione non dicono la loro parte di verità. I veterani delle intelligence che hanno perso la partita nel dicembre 1989 parlano di un complotto preparato, stando ad alcuni, proprio nell’Unione Sovietica. Ma se non esiste una minima base di documentazione, possiamo solo fare speculazioni”, ha spiegato Cioroianu.
Nella storia delle rivoluzioni si è parlato di elementi controrivoluzionari che si sarebbero opposti all’ondata rivoluzionaria. La presenza dei terroristi ha fatto della Rivoluzione romena una considerata atipica.
Non penso che la Rivoluzione romena sia stata atipica. E’ stata diversa da ciò che è successo nel resto dell’Europa Orientale, se pensiamo alla Cecoslovacchia, all’Ungheria o alla Repubblica Democratica Tedesca. Dobbiamo accettare il fatto che l’esistenza di un regime comunista nazionale, che non c’era in Ungheria, Polonia o Cecoslovacchia, ci condannava già da prima a una simile disposizione delle forze: gente che complottasse contro Ceauşescu e gente che lo difendesse. Guardando oggi in retrospettiva, in un certo modo dovevamo aspettarci a una tale polarizzazione e separazione in due parti in conflitto. Faccio solo il paragone con ciò che è successo nell’ex Jugoslavia, dove c’era un comunismo nazionale e sappiamo benissimo quant’è durata la separazione dal regime di Miloşevici. Il comunismo nazionale ha sempre creato problemi del genere ed ha determinato conflitti interni”, racconta Cioroianu.
C’è qualche possibilità che i romeni percepiscano la Rivoluzione del dicembre 1989 al suo vero valore? Adrian Cioroianu pensa di sì.
Sono convinto che sempre più romeni arriveranno alla conclusione che almeno per tutta l’energia scatenata nel dicembre 1989 c’è stata sì una rivoluzione. Certo che l’abbiamo chiamata in vari modi, preferiamo chiamarla gli avvenimenti del dicembre” proprio per evitare di trovarle un nome generico. Secondo me, dovremmo chiamarla rivoluzione perché le sue conseguenze sono quelle di una rivoluzione, a prescindere da ciò che hanno voluto o pensato coloro che hanno preparato o meno il rovescio del regime di Ceausescu. In futuro potremo discutere anche del coinvolgimento dei Paesi confinanti. Normalmente, quando in un Paese si verificano simili avvenimenti, i servizi segreti dei Paesi confinanti sono all’erta. Non possiamo immaginarci che i servizi segreti sovietici, jugoslavi o ungheresi non siano stati attenti a ciò che succedeva in Romania. Era il loro dovere stare attenti. Certo che un conto è stare attento e un altro implicarsi. Però non è ancora chiaro in che misura l’URSS è stata coinvolta nella Rivoluzione romena. Sono convinto invece che il tempo guarisce tutto, anche nella storia”, ha detto Adrian Cioroianu a RRI.