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La Rivoluzione anticomunista romena dopo 29 anni

29 anni fa, la Romania riusciva a liberarsi, assieme agli altri Paesi dell'Europa Centrale e Orientale, dalla tirrania dei regimi comunisti e tornare alla normalità democratica di cui era stata spossessata alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La Rivoluzione anticomunista romena dopo 29 anni
La Rivoluzione anticomunista romena dopo 29 anni

, 27.12.2018, 17:51

29 anni fa, la Romania riusciva a liberarsi, assieme agli altri Paesi dellEuropa Centrale e Orientale, dalla tirannia dei regimi comunisti e tornare alla normalità democratica di cui era stata spossessata alla fine della Seconda Guerra Mondiale. A Timișoara, Bucarest, Iași, Cluj, Brașov, Sibiu e in altre città, i romeni scendevano in piazza per chiedere libertà e diritti. Fu il grande momento di quella generazione che concludeva un secolo pieno di terrore, crimini di massa e dolore. Coloro che avevano partecipato alle dimostrazioni di massa del 1989 chiesero a loro nome, a nome dei loro predecessori, di quelli che non potevano più parlare, di tutti i morti senza tomba il diritto ad una vita decente.



Negli ultimi giorni del 1989, la gente partecipò con entusiasmo alla nascita della nuova Romania. La poetessa Ana Blandiana fu una delle prime intellettuali che parlarono a Radio Romania nelleffervescenza del giorno di 22 dicembre 1989, in cui il ditattore Nicolae Ceaușescu scappò in elicottero dal tetto del Comitato Centrale del Partito Comunista Romeno.



“Amici, sono venuta alla Radio da Piazza del Palazzo, dove sono stata accanto alle decine di migliaia di persone che non potevano credere di vivere questo giorno. È molto difficile credere dopo tanti anni di umiliazione, che noi, noi da soli, non tramite unintesa politica, non con il sostegno di qualcuno, più grande e più forte di noi, bensi noi con la forza del nostro animo, in cui non credevamo più, siamo stati capaci di fare questo. I morti di Timişoara e i morti di Bucarest ci hanno ridato dun tratto la fiducia in noi stessi e il potere di essere noi stessi”, raccontava Ana Blandiana.



Il bilancio della Rivoluzione anticomunista romena è stato di circa 1200 morti. È stato il più sanguinoso passaggio dal totalitarismo alla democrazia del 1989. Lo storico Ioan Scurtu è stato direttore dellIstituto della Rivoluzione e ha risposto alla domanda perchè il Partito Comunista Romeno non abbia avuto un riformatore capace di chiedere lallontanamento di Ceauşescu dal vertice e assicurare un cambiamento pacifico di regime.



“Ceauşescu ha promosso persone devote a lui, prive di spina dorsale. Ho letto, ad esempio, le memorie di Dumitru Popescu, membro nel Comitato Politico Esecutivo del Comitato Centrale del Partito Comunista Romeno, dove riferiva che alle riunioni del rispettivo organo direttivo parlava solo Nicolae Ceauşescu. Tutti gli altri ascoltavano e Dumitru Popescu racconta che lasciava le riunioni con il mal di testa e doveva camminare per rilassarsi fino al quartiere Primaverii, dove abitava. Certo, non si poneva il problema che, in realtà, tramite lincarico che ricopriva aveva anche una responsabilità. Se Ceauşescu parlava solo lui e gli altri si prendevano appunti, ciò si doveva anche a chi accettava una simile situazione, nella mia opinione. Il più scioccante momento fu quello in cui Ceauşescu, indignato per il fatto che non fossero state prese misure drastiche contro i manifestanti di Timişoara, disse: “io non posso lavorare più con questo Comitato Politico Esecutivo, sceglietevi un altro segretario generale”. E tutti abbiamo detto dun fiato: non ci lasci, Le siamo fedeli, restiamo accanto a Lei, resti il nostro leader. Cioè, neanche allultimo momento, direi, nessuno ha avuto il coraggio di dire: prendiamo nota delle Sue dimissioni, costituiamo una direzione collettiva, annunciamo il popolo ribellato che Nicolae Ceauşescu si è dimesso. Forse le evoluzioni sarebbero state del tutto diverse e non si sarebbe giunti al bagno di sangue che cè stato. Lopportunismo di queste persone ha svolto un ruolo molto importante negli avvenimenti drammatici che seguirono”, racconta Ioan Scurtu.



Il processo di Elena e Nicolae Ceauşescu del 25 dicembre 1989 fu uno degli episodi più tesi della Rivoluzione anticomunista. I due tiranni che avevano costretto la Romania al freddo e alla fame per quasi 25 anni ricevettero le meritate pene. Ma in breve tempo apparvero anche i rammarichi per la fine che fecero i due ditattori, e il loro processo stesso che fece giustizia fini per essere contestato. Il politologo Ioan Stanomir della Facoltà di Scienze Politiche dellUniversità di Bucarest crede che il modo in cui molti si sono rapportati al periodo estremamente duro che avevano vissuto sia uno superficiale e la sua memoria sia diventata, con il crollo della ditattura, una conciliante.



“È latto con cui noi non riusciamo a staccarci dal comunismo. Proprio quella esecuzione della coppia di ditattori dimostra la profonda continuità tra il regime comunista e il regime di Iliescu. Ion Iliescu è lespressione di un tentativo dei romeni di distaccarsi senza distaccarsi. Un tentativo tipico delle società postcomuniste di conservare uninnocenza che non hanno più. Tutti coloro che attraversarono il comunismo non sono più innocenti. Che siano vittime o boia o parte della massa grigia di coloro che furono schiacciati dai tempi. I regimi totalitari rubano linnocenza delle persone. E ciò credo sia il principale modo di capire la modalità molto complicata dei popoli dellest Europa e dei popoli dellUrss di rapportarsi al comunismo. Il comunismo è come una tunica di Nesso che si attacca alla pelle e nel momento in cui la vuoi togliere, ti brucia”, racconta Ioan Stanomir.



Nonostante siano passati quasi 3 decenni, la Rivoluzione anticomunista romena del dicembre 1989 resta un ricordo forte per la generazione di allora perchè influisce ancora sul presente. E probabilmente resterà cosi fino a quando le generazioni che non lhanno vissuta direttamente la commemoreranno.




Foto: pixabay.com
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