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La regina Elisabetta di Romania (1843-1916)

Nata in Germania nel 1843, Elisabetta arrivò in Romania nel 1869 come moglie del principe Carlo di Hohenzollern. Si assunse la missione di protettrice delle arti e fondatrice di istituzioni di beneficenza e fu poetessa, saggista, scrittrice.

La regina Elisabetta di Romania (1843-1916)
La regina Elisabetta di Romania (1843-1916)

, 06.03.2016, 19:09

La prima sovrana della Romania è stata la principessa Elisabeth Pauline Ottilie Luise zu Wied, la moglie di Carlo I, il fondatore della monarchia costituzionale e padre della modernizzazione della Romania. Lei è rimasta accanto a suo marito e al suo popolo nei grandi momenti della storia della seconda metà del XIX-esimo secolo ed ha rappresentato la prima grande personalità femminile in cui si ritrovavano simbolicamente tutti i romeni. Nata in Germania nel 1843, a 26 anni, nel 1869, Elisabetta arrivò in Romania come moglie del principe Carlo di Hohenzollern. Si assunse la missione di protettrice delle arti e fondatrice di istituzioni di beneficenza. Fu anche una talentuosa poetessa, saggista, scrittrice, adottando lo pseudonimo di Carmen Sylva. Per la sua dedizione totale durante la Guerra di Indipendenza della Romania del periodo 1877-1878, Elisabetta venne soprannominata “la madre dei feriti”.



Lo storico Alin Ciupală dell’Università di Bucarest ha dettagliato i due grandi contributi della regina Elisabetta alla modernizzazione della Romania, quello culturale e quello sociale: La Regina Elisabetta si fece notare per due qualità. In primo luogo per il fatto che tutta la sua vita ha promosso, tramite la sua opera letteraria, la cultura romena nell’Occidente. D’altra parte, ha organizzato un’ampia azione sociale essendo fondatrice di associazioni di beneficenza e di alcune che hanno militato per l’emancipazione sociale e culturale della donna in Romania fino alla prima guerra mondiale. La Regina Elisabetta era conosciuta non solo in Europa, ma in tutto il mondo per la sua opera letteraria, tradotta in varie lingue. Il giornalista Radu D. Rosetti racconta, nelle sue impressioni di viaggio, che ad un certo momento si è fermato nel nord della Norvegia in un villaggio di pescatori. Incontra l’insegnante della zona il quale gli chiede da dove veniva. Quando risponde che veniva dalla Romania, l’insegnante aggiunge “dunque, Lei viene dal Paese della scrittrice Carmen Sylva”. Un altro esempio arriva dal sud del pianeta dove una giovane romena che viaggiava nella Terra del Fuoco incontra una signora americana che stava facendo un viaggio di conferenze. Quando viene a sapere che la giovane abitava in Romania, l’americana comincia con lei un dibattito sull’opera letteraria di Carmen Sylva.


La situazione sociale ed economica arretrata della Romania determinò la giovane regina a mettere in moto risorse e persone per l’azione sociale di sostegno a coloro che ne avevano bisogno. Al suo nome è legata la fondazione di vere e proprie istituzioni sociali alla metà del XIX-esimo secolo, che esistono tuttora. Alin Ciupală spiega: Per quanto riguarda l’attività sociale, la regina Elisabetta organizzò numerose associazioni e organizzazioni di beneficenza a cominciare dal momento della Guerra d’Indipendenza. Fu la principale promotrice del sistema sanitario privato in Romania, che diede una mano anche durante la guerra del 1877-1878. Continuò a impegnarsi nello sviluppo del sistema sanitario anche dopo l’ottenimento dell’indipendenza e faccio solo due esempi: la società Vatra Luminoasă, per i non-vedenti e la società Obolul.



La Regina Elisabetta non si è impegnata nella politica, con una sola eccezione – afferma lo storico Alin Ciupală – ma non lo ha fatto per calcoli meschini, bensì per un modo romantico di guardare il mondo e le persone: La Regina non si è impegnata in giochi politici ed ha persino cercato di starsene alla larga. Forse con un’unica eccezione, il momento sfortunato di un matrimonio progettato tra il principe erede Ferdinando e una delle sue damigelle d’onore, Elena Văcărescu. La regina Elisabetta non ha però guardato il matrimonio da un punto di vista politico. Forse il suo unico errore fu quello di non aver considerato le implicazioni politiche. Per lei era solo una questione sentimentale, privata. Re Carlo fu costretto a intervenire e lo fece con molta fermezza.



La regina Elisabetta fu considerata dai posteri una persona sentimentale, spesso “con la testa fra le nuvole”. Alin Ciupală non concorda con tale immagine e spiega quali sono state le fonti di questa informazione: Questa immagine è dovuta principalmente agli scritti lasciati dall’ex segretario privato della regina, Robert Schäffer, e d’altra parte a quelli della regina Maria. Loro hanno messo in risalto un personaggio distaccato dalla realtà, di un romanticismo assoluto, che non capiva il mondo intorno a sé. E’ un’immagine sbagliata, secondo me, dovuta ad animosità strettamente personali. Robert Schäffer aveva beneficiato della piena fiducia della regina che lo aveva assunto come segretario privato. Solo che lui ha lasciato la Romania impossessandosi di una parte dei soldi che la regina aveva raccolto per organizzare l’asilo di Vatra Luminoasă. Il suo testo aveva lo scopo di denigrare non solo la regina, ma tutta la famiglia reale della Romania. Per quanto riguarda invece Maria, devo dire una cosa conosciuta. Lei non è andata d’accordo all’inizio né con re Carlo, né con la regina Elisabetta. Mentre per il re aveva rispetto considerandolo un avversario della sua stessa misura, ha sempre guardato con disprezzo la regina. Nei suoi ricordi, Maria parla della regina come di una persona troppo confidente e romantica, distaccata dalla realtà. D’altronde, dopo la salita al trono della coppia Ferdinando e Maria, Elisabetta visse in un cono d’ombra, quasi dimenticata. Anche la sua morte, avvenuta in un momento difficile per la Romania, nel 1916, passò quasi inosservata. La scena era stata occupata dalla regina Maria.



Senza dubbio la regina Elisabetta è stata la sovrana di cui i romeni avevano bisogno. Lei ha saputo avvicinarsi ai romeni più di quanto lo abbia fatto suo marito, re Carlo. (traduzione di Gabriela Petre)

foto: pixabay.com
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