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La flotta militare romena nella Seconda Guerra Mondiale

La storia della flotta militare romena iniziò a metà del XIXesimo secolo, quando dopo l'unione dei due principati di Moldavia e Valacchia, si unirono anche le loro flotte fluviali commerciali.

La flotta militare romena nella Seconda Guerra Mondiale
La flotta militare romena nella Seconda Guerra Mondiale

, 23.10.2024, 19:57

La storia della flotta militare romena iniziò a metà del XIXesimo secolo, quando dopo l’unione dei due principati di Moldavia e Valacchia, si unirono anche le loro flotte fluviali commerciali. Fino ad allora i principati romeni non avevano avuto flotte militari fluviali e marittime perché non avevano questo diritto, essendo sotto il controllo dell’Impero Ottomano, né avevano accesso al mare. Con il 1878, dopo che la Dobrugia divenne parte dello stato romeno e si aprì ai mari e agli oceani, iniziò anche la storia della flotta marittima romena.
La flotta militare fluviale romena partecipò alla guerra russo-romena-turca del 1877-1878 attraverso operazioni militari sul Danubio. Le navi romene comandate da Nicolae Dumitrescu-Maican e Ioan Murgescu installarono dighe sul fiume, attaccarono navi ottomane, bombardarono le posizioni ottomane sulla riva meridionale del Danubio e riuscirono persino ad affondare due navi spia turche.
Nel periodo successivo, la Marina romena continuò a svilupparsi e a beneficiare di programmi di dotazione con navi da combattimento. Nel 1907 entrarono in servizio quattro navi spia e otto pattugliatori fluviali per il monitoraggio e la difesa del Danubio. Nella campagna della Prima Guerra Mondiale, la flotta militare sul Danubio fu impegnata nella battaglia di Turtucaia nel 1916 e nella ritirata dell’esercito romeno dalla Dobrugia. L’anno successivo, 1917, le navi militari romene sul Danubio comandate da Constantin Bălescu bombardarono le postazioni di artiglieria tedesca nella città di Tulcea e liquidarono la ribellione delle navi russe nel Delta del Danubio.
Dopo il 1918 continuò la dotazione della flotta militare romena. Nuovi tipi di navi militari entrarono in servizio per la flotta marittima, come i cacciatorpediniere “Mărășești”, “Mărăști”, “Re Ferdinando” e “Regina Maria”, il primo sottomarino romeno “Il Delfino” e la nave scuola di seconda generazione “Mircea” .
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la marina militare romena si impegnò con due grandi unità, la Divisione del Mare e la Divisione del Danubio. La Divisione del Mare aveva 4 cacciatorpediniere, 3 torpediniere, 3 dragamine, un sottomarino, 3 pattugliatori torpediniere, 8 rimorchiatori e una flottiglia di idrovolanti. La divisione del Danubio era composta da 7 navi spia e 6 pattugliatori. La costa romena del Mar Nero era difesa da uno sbarramento di mine a 12 miglia nautiche di distanza e dall’artiglieria costiera. A causa della sproporzione a favore della marina sovietica, nella prima fase della guerra la marina romena mantenne un atteggiamento difensivo.
Il 26 giugno 1941, pochi giorni dopo l’entrata in guerra della Romania per la liberazione della Bessarabia e della Bucovina, annesse all’Unione Sovietica nel 1940, i cacciatorpediniere “Mărăști” e “Regina Maria” e le batterie costiere della Dobrugia affondarono la “Moskva”, l’ammiraglia della flottiglia sovietica che si avvicinò alla costa romena e colpirono il cacciatorpediniere “Kharkov”. Con lo spostamento del fronte verso est, la marina militare romena passò ad azioni di sostegno alle truppe di terra che combattevano a Odessa e Sebastopoli.
Fino al 23 agosto 1944 le navi sovietiche non si avvicinarono più alla costa romena, ma i sottomarini sovietici costituivano un vero pericolo. Un’operazione su larga scala nella quale fu coinvolta la marina romena fu l’evacuazione delle truppe romene e tedesche dalla penisola di Crimea chiamata “L’Operazione 60.000”. Le fonti mostrano che circa 36.000 militari romeni, 584.000 tedeschi, 720 slovacchi e 25.000 prigionieri e cittadini sovietici furono salvati come risultato di quell’operazione.
Dopo il 23 agosto 1944, quando la Romania passò dalla parte degli Alleati, la marina romena passò sotto il controllo sovietico e le sue navi e il personale furono arrestati. Nel 1999, l’ufficiale Nicolae Koslinski, figlio dell’ammiraglio Gheorghe Koslinski, morto prigioniero politico nel carcere di Aiud nel 1950, raccontò al Centro di storia orale della Radiodiffusione romena che nella notte tra il 4 e il 5 settembre 1944, era sul torpediniere “Il Vulcano”. “Verso le 4.30 del mattino, sentendo dei rumori fuori, sono saltato giù dal letto, ho preso la pistola e l’ho messa nella tasca dei pantaloni. Mi sono recato alla porta dove l’operatore di turno mi ha informato che stavano arrivando dei russi. E, infatti, nella camera più grande dove dormivo è entrato un russo con una balalaika puntata contro di me, seguito da altri, che mi hanno chiesto di consegnargli la pistola. Prima ho detto loro e loro sembravano unpo’ sorpresi, poi mi hanno chiesto la pistola. Ho alzato le mani. Un sottufficiale russo è venuto da me, mi ha palpato le tasche. Ma probabilmente, essendo la pistola una piccola Beretta e con sopra il fazzoletto, non si era accorto che fosse lì. Ha guardato la mia mano che aveva la cintura appallottolata e l’ha buttata via, pensava fosse una pistola. Ci ha detto di vestirci perchè saremmo andati ad una riunione alla stazione marittima.”
Le navi romene furono portate nell’URSS e, per ragioni sconosciute, la cannoniera “Dumitrescu” e il sottomarino “Marsuinul” affondarono. Dopo alcuni anni, le autorità sovietiche restituirono al governo romeno 23 navi, la maggior parte delle quali vecchie e non funzionanti, tra cui due cacciatorpediniere, diverse torpediniere e diverse cannoniere. Ma va notato che tra i marinai romeni furono reclutati anche partecipanti al movimento di resistenza anticomunista, come l’ammiraglio Horia Macellariu.

Foto: pixabay.com
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