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La fede greco-cattolica e la lotta contro il comunismo

La Chiesa Greco-Cattolica, ovvero la Chiesa Romena Unita con Roma, fu fondata attorno al 1700 in Transilvania, Banato, Crisana e Maramures, a quei tempi territori che facevano parte dell'Impero Asburgico, abitati da popolazione a maggioranza romena.

La fede greco-cattolica e la lotta contro il comunismo
La fede greco-cattolica e la lotta contro il comunismo

, 19.02.2018, 12:31

La Chiesa Greco-Cattolica, ovvero la Chiesa Romena Unita con Roma, fu fondata attorno al 1700 in Transilvania, Banato, Crisana e Maramures, a quei tempi territori che facevano parte dell’Impero Asburgico, abitati da popolazione a maggioranza romena. La sua apparizione segnò anche l’inizio dell’emancipazione nazionale romena. Grandi personalità romene erano di fede greco-cattolica, tra cui il vescovo Iuliu Hossu, il quale lesse ad Alba Iulia la risoluzione sull’unione della Transilvania alla Romania, ma anche il politico Iuliu Maniu. Il cuore della confessione fu la città di Blaj, nella Romania centrale, con la sua Chiesa metropolitana greco-cattolica e un’accademia teologica.

In un’intervista rilasciata nel 2001 al Centro di Storia Orale di Radio Romania, il prete greco-cattolico Nicolae Lupea presentava l’atmosfera del tutto particolare della Piccola Roma dei romeni, come veniva chiamata la città di Blaj. Era un’atmosfera veramente teologica, gli studenti venivano formati per la futura missione, quella di preti della Chiesa. Dopo i quattro anni di studi presso l’Accademia, gli studenti potevano sostenere l’esame di laurea in teologia, che non era un obbligo. Era un’atmosfera veramente spirituale, ai futuri preti venivano insegnate anche diverse discipline teologiche per acquisire le conoscenze necessarie alla loro missione. Veniva richiesto anche un’immedesimarsi spirituale, di grazia e unione con Dio, spiegava il prete Nicolae Lupea.

La storia della Chiesa Romena Unita con Roma fu segnata da rapporti normali con tutte le altre Chiese e gli altri culti dello spazio romeno. Le prime persecuzioni cominciarono nell’estate del 1940 nel nord della Transilvania, annesso all’Ungheria. Preti e fedeli greco-cattolici vennero deportati e alcuni uccisi. Però la grande ondata delle persecuzioni cominciò nel 1948. Lo stato comunista mise al bando la Chiesa greco-cattolica, i cui preti furono costretti ad accettare l’unione con la Chiesa Ortodossa. Coloro che rifiutarono vennero incarcerati, come il prete Nicolae Lupea.

Mi portarono insieme all’allora rettore Gheorghe Danila nel carcere di Aiud. Lui vi rimase rinchiuso per sette mesi, io invece per nove, dopo di che ci liberarono senza alcun processo. Il nostro arresto era attribuito al fatto che, nel 1946, Petru Groza e una parte dei ministri erano venuti a Blaj, dove si era verificato uno scontro tra gli operai e gli studenti dell’Accademia. Precisamente, loro vollero attaccare l’Accademia di Teologia e azzuffarsi con i nostri studenti che si chiusero dentro, cosicchè l’accesso degli operai fu bloccato. Intanto, era intervenuta la polizia. Quindi, Petru Groza si recò a Blaj il 15 maggio, quando avvenne questa manifestazione nel corso della quale c’era chi si pronunciava a sostegno della monarchia, e chi a favore del partito comunista, una cosa del genere, diceva ancora Nicolae Lupea.

Per quanto riguarda il momento precedente la messa al bando, il prete ricordava chiaramente la visita dell’allora primo ministro comunista Petru Groza a Blaj, nel 1946, per partecipare a una messa. Fuori pioveva continuamente e Petru Groza uscì più presto dalla Cattedrale. Quando uscì anche il nostro vescovo, Petru Groza bussò nel finestrino dell’auto, chiedendogli di salire. Poco dopo apparve all’improvviso il metropolita ortodosso di Sibiu, Nicolae Balan, e Petru Groza chiese anche a lui di salire nella sua auto. Però scivolò sui gradini e il nostro vescovo gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi. E allora il metropolita ortodossa disse: Guardi, signor primo-ministro! Ho preso la sua mano e non la lascio mai più! Che si rompano i sigilli con Roma e i fratelli siano di nuovo insieme! Però il nostro vescovo disse: Le ho teso la mano per aiutarLa ad alzarsi! Poi si recarono tutti al Campo della Libertà, dove Balan rivolse ai greco-cattolici l’appello di rompere i rapporti con Roma e tornare in seno alla chiesa degli avi, cioè quella ortodossa. Il vescovo Suciu volle intervenire per protestare, però non gli fu consentito, aggiungeva Nicolae Lupea.

Seguì l’ondata di persecuzioni difficilmente immaginabili contro i preti e i fedeli greco-cattolici. Nicolae Lupea ritiene che anche la Chiesa Ortodossa contribuì alla grande ingiustizia commessa dal regime comunista contro i greco-cattolici. I preti degli ambienti rurali cominciarono ad essere arrestati e indagati dalla Securitate. Alcuni cedettero alle pressioni di passare alla fede ortodossa. Però coloro che resistettero furono minacciati con l’arresto e con l’espulsione dei figli dalle scuole e dalle università. A questo punto, vorrei insistere sul fatto che si dice sempre che fu il governo a mettere al bando la nostra chiesa. La mise al bando insieme ai dirigenti della Chiesa Ortodossa. La visita di Balan a Blaj, in contemporanea con quella di Petru Groza, non era senza meta. La Chiesa Ortodossa non fu estranea alla messa al bando della nostra Chiesa, poichè Balan, quando venne insediato come metropolita di Sibiu, ebbe un intervento in cui disse che non si sarebbe mai stancato prima di vedere la Chiesa Greco-Cattolica messa al bando. Precisamente liquidata ovvero, come dicevano loro, ritornata in seno alla Chiesa degli avi, concludeva il prete Nicolae Lupea.

Una delle maggiori ingiustizie della storia della Romania fu riparata il 31 dicembre 1989, quando la Chiesa Greco-Cattolica tornava in vita. Una vita piena di privazioni e testimonianze della fede.

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