Keith Hitchins (1931-2020)
Il 1 novembre del 2020 si è spento, a 89 anni, lo storico americano Keith Hitchins. Hitchins si annoverò tra coloro che scrissero sulla Romania nel periodo più buio della sua storia, il periodo comunista.
Steliu Lambru, 30.11.2020, 08:00
Il 1 novembre del 2020 si è spento, a 89 anni, lo storico americano Keith Hitchins. Hitchins si annoverò tra coloro che scrissero sulla Romania nel periodo più buio della sua storia, il periodo comunista, fortemente segnato dalla repressione e dalla censura. Ma Hitchins riuscì a rimanere fedele alla professione di storico e ai suoi standard morali e accademici.
Assieme allo storico Marius Turda, professore allOxford Brookes University, Radio Romania Internazionale ha omaggiato la personalità di Keith Hitchins, luomo e lo storico, alla sua morte.”È una notizia triste non solo per la storiografia romena, ma anche per il mondo accademico americano e per quello europeo. Keith Hitchins è stato conosciuto non solo in Romania, ma anche negli Usa e in Gran Bretagna. Pubblicò libri sulla Romania presso lOxford University Press e fu sempre una presenza calda e generosa sia con gli studenti, che con i suoi colleghi. E, accanto al suo contributo alla scienza della storia, vanno assolutamente ricordate lumanità e la generosità che dimostrò sempre nei confronti di tutti quelli che lo contattarorno. Mi ricordo che gli scrissi una lettera nel 1993, quando si scrivevano ancora delle lettere, e gli raccontai che mi occupavo del movimento nazionalista in Transilvania. Lui fu molto gentile e mi rispose subito e così cominciammo a scambiarci delle lettere. Dopo di che certamente che ci incontrammo qualche volta”, ci ha raccontato Marius Turda.
La storia moderna della Romania è una in cui lidea nazionale ebbe una grande influenza, come anche nelle altre società dellEuropa Centrale ed Orientale. E i più aspri confronti furono quelli sulla storia della Transilvania tra la storiografia romena e quella magiara. Marius Turda ha parlato del modo in cui Keith Hitchins riuscì a mantenere lequilibrio, da una parte, allinterno di un clima culturale totalitario, daltra parte, tra le due accanite storiografie. “Cosa possiamo dire è, in breve, che, nel clima abbastanza ideologico e ideologizzante degli anni 1960, il discorso sul nazionalismo tornò a essere presente nei regimi comunisti nellEuropa centro-orientale, sia in Ungheria, che in Romania. Cera una tendenza nazionalistica a reinterpretare il passato e Hitchins riuscì a collocarsi in un certo modo a metà, a scrivere in tal modo da convincere sia gli storici romeni, che quello magiari che cè una via di mezzo. Certo che lui fu considerato uno che difendeva piuttosto le idee messe in circolazione dalla storiografia romena che dalla storiografia magiara. Ma lui non lo fece per nazionalismo, bensì per una simpatia sincera per la cultura romena. Hitchins aveva imparato benissimo il romeno. Cercò di spiegare tutto questo attraverso il lavoro che fece su Andrei Șaguna. Hitchins afferma che cè una parte buona nel patriotismo e nel nazionalismo, e ciò si può vedere anche negli avvenimenti che portarono in fin dei conti allunità della Romania del 1918. Il suo stile era oggettivo, era, direi, positivistico, e riuscì a navigare nelle acque torbide della storiografia romena e magiara”, ha precisato Marius Turda.
Il grande contributo di Hitchins fu la nuova prospettiva che proponeva sulla religione. “Unaltra idea che mise in circolazione e che permase fu che dobbiamo prendere molto sul serio, e forse è con ciò che dovremmo cominciare, i leader religiosi dei movimenti nazionalisti. Fu così che fece lui nel libro su Andrei Șaguna in cui collegò la nascita del nazionalismo romeno alla nascita culturale e religiosa dei romeni. Ciò non era facile da dire negli anni 1960-1970, quando la religione era considerata un nemico del popolo. Hitchins venne e disse che non possiamo capire il nazionalismo nellEuropa Centrale e Orientale se non lo colleghiamo alla religione, al lavoro di educazione del popolo che i sacerdoti svolsero. Questo approccio restò fino ad oggi, e fu Hitchins ad avere la migliore impostazione. Inaugurò così una tradizione nellapproccio ai nazionalismi nellEst Europa”, ha raccontato Marius Turda.
A ottobre del 2012, Radio Romania Internazionale intervistava Keith Hitchins sulla guerra che la Romania aveva dichiarato agli Usa a dicembre del 1941. Il presigioso storico analizzava il ruolo del generale romeno Ion Antonescu in quel contesto. “Credo che il generale Antonescu fu, da molti punti di vista, un aglofilo e un francofilo. Se lasciamo da parte le sue idee politiche e il disprezzo per la democrazia parlamentare, credo che Antonescu avrebbe preferito avere a che fare piuttosto con i francesi e gli inglesi che con i tedeschi. Credo che lui abbia dichiarato guerra agli Stati Uniti principalmente perchè in veste di alleato di guerra della Germania, questultima ha fatto pressioni su di lui affinchè lo facesse. Oppure lui ha sentito, e di ciò non sono sicuro, che per mantenere buoni rapporti con la Germania, fosse la cosa più naturale da fare. Ma non credo lo abbia fatto volentieri, non credo ne sia stata entusiasta allorquando lha fatto”, precisava Keith Hitchins.
Lopera dello storico americano Keith Hitchins ha rappresentato un modo di scrivere da fuori del regime la storia di una Paese governato da un regime totalitario contro la sua volontà. La storiografia romena e quella americana hanno perso un uomo caldo e dedito alla sua professione e uno spirito enciclopedico. Ma, come si dice sempre, conta ciò che lasciano dietro luomo e lo storico.