Il vescovo uniate Iuliu Hossu
Il 1 dicembre del 1918, la Transilvania si univa alla Romania e venivano gettate le basi della Grande Romania.
Steliu Lambru, 10.02.2020, 18:16
Il 1 dicembre del 1918, la Transilvania si univa alla Romania e venivano gettate le basi della Grande Romania. All’Assemblea Nazionale di Alba Iulia, migliaia di romeni approvavano l’unione al Regno di Romania che fu frutto della visione sia delle elite, che dei ceti inferiori della società. Uno dei rappresentanti di quelle elite fu il vescovo uniate Iuliu Hossu, martire per la fede.
Figlio di un prete uniate, Iuliu Hossu nacque il 30 gennaio del 1885 nel comitato di Cluj. Studiò teologia al Liceo romano-cattolico di Târgu Mureș, nel centro dell’odierna Romania, e a Blaj, nell’ovest. Nel 1904 iniziò gli studi teologici universitari al Collegio De Propaganda Fide a Roma, e nel 1906 consegui’ il titolo di dottore in filosofia, e ulteriormente di dottore in Teologia, nel 1910, quando fu ordinato prete. Tra il 1910 e il 1918, prima e fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, Hossu lavorò presso il Vescovado di Lugoj come addetto agli archivi, bibliotecario, vicario e segretario del vescovo Vasile Hossu, suo zio. Iuliu Hossu si arruolò volontario come prete militare per offrire assistenza spirituale col grado di sottotenente nell’esercito austro-ungarico. Nel 1917 fu nominato vescovo uniate di Gherla dopo il decesso di suo zio.
Il 1918 fu un anno astrale per i romeni della Transilvania. Alla fine della guerra, questi decisero l’unione alla Romania, e Iuliu Hossu fu quello che lesse il 1 dicembre del 1918, su ordine del Grande Consiglio Nazionale Romeno, alla folla radunatasi ad Alba Iulia, la risoluzione di unione della Transilvania al Regno di Romania. Assieme al vescovo ortodosso Miron Cristea, accanto ad Alexandru Vaida-Voievod e Vasile Goldiș, portò a Bucarest la Dichiarazione di Unità di Alba Iulia per consegnarla a re Ferdinando I di Romania. L’archivio del Centro di Storia Orale della Radiodiffusione Romena custodisce un documento sonoro di grande valore che attesta lo slancio di quell’anno considerato un nuovo inizio, dopo la Grande Guerra del 1914-1918. Si tratta della voce del vescovo uniate Iuliu Hossu. Il valore di questo documento risiede innanzittutto nel fatto che custodisce la voce di Iuliu Hossu. In secondo luogo, il documento riassume le aspirazioni politiche, economoche, sociali e civiche dei romeni di allora. La registrazione è stata realizzata in clandestinità nel 1969, un anno prima della morte del grande uomo della nazione romena e della Chiesa Uniate. La dimensione religiosa è stata per il vescovo Hossu il contributo più importante al grande atto dell’Unità. Ma le parole di Iuliu Hossu hanno avuto anche una dimensione realistica, riflettendo i desideri di tutti coloro che credettero nella creazione della Grande Romania.
Fratelli! Oggi, tramite la nostra decisione viene creata la Grande Romania, una e inseparabile, e i romeni di queste terre dicono felici: ci uniamo per sempre alla madre-patria, la Romania! L’Assemblea Nazionale di tutti i romeni della Transilvania, del Banato e della Contrada ungherese, presenti tramite i loro rappresentanti ad Alba Iulia il 1 dicembre del 1918, decretano l’unione di quei romeni e di tutti i territori da loro abitati alla Romania. L’Assemblea nazionale proclama soprattutto il diritto inalienabile della nazione romena all’intero Banato ricadente tra i fiumi Mureş, Tibisco e Danubio. L’Assemblea nazionale riserva a questi territori autonomia provvisoria fino alla riunione della Costituente, e ciò in base al voto universale. In questo senso, come principi fondamentali nella formazione del nuovo stato romeno, l’Assemblea nazionale proclama la piena libertà nazionale per tutti i popoli coabitanti, che ciascun popolo avrà il dritto all’insegnamento, all’amministrazione e al giudizio nella propria lingua, tramite invidivui che ne fanno parte. Ciascun popolo avrà il diritto di rappresentanza negli organi legislativi e nel governo del proprio Paese proporzionalmente al numero degli individui che lo compongono. Uguale diritto e piena libertà autonoma per tutte le confessioni nello stato. La piena realizzazione di un regime democratico in tutti i settori della vita pubblica, il voto cittadino, diretto, uguale, segreto, per comuni, proporzionalmente per ambo i sessi a 21 anni, il diritto alla rappresentazione nei comuni, nelle province o nel parlamento. La piena libertà di stampa, associazione e riunione, la libera propaganda di tutti i pensieri umani; la riforma agraria radicale si farà con l’iscrizione di tutte le proprietà, soprattutto delle grandi proprietà. Sarà possibile per il contadino crearsi una proprietà sufficiente almeno affinchè lui e la sua famiglia possano lavorare. Il principio direttivo di questa politica agraria è dato, da una parte, dal livellamento sociale, d’altra parte dall’aumento della produzione. Ai lavoratori nell’industria vengono assicurati gli stessi diritti e vantaggi legiferati nei più avanzati stati industriali dell’Occidente.
Nella Grande Romania, il vescovo Hossu è stato senatore di diritto e ha preso spesso la parola contro il revisionismo. E quando l’Ungheria ha annesso la Transilvania del Nord, ad agosto 1940, Hossu è rimasto a Cluj, città giunta sotto controllo magiaro, per essere accanto ai suoi fedeli. Il regime comunista insediato il 6 marzo del 1945 è stato il momento di inizio della distruzione della democrazia romena. Iuliu Hossu fu arrestato nel 1948 e, dopo lo scioglimento della Chiesa Uniate, fu confinato a domicilio nel monastero Căldărușani, nel nord-est di Bucarest. Dopo il rifiuto di passare all’ortodossia, nel 1950, fu inviato nel penitenziario di Sighet. Liberato nel 1956, fu condannato a un nuovo domicilio forzato a Căldărușani, dove si spense nel 1970. Nel 1969, un anno prima della morte, fu nominato cardinale da Papa Paolo VI, e nel 2019 papa Francesco lo ha beatificato assieme ad altri 6 sacerdoti uniati.