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Il regime comunista e l’intimidazione alla stampa libera

E ben noto il fatto che il regime comunista e la nomenklatura non sopportavano le critiche. Se allinterno del Paese la stampa era del tutto subordinata al potere, la stampa libera dellOccidente era scatenata contro le sue politiche.

Il regime comunista e l’intimidazione alla stampa libera
Il regime comunista e l’intimidazione alla stampa libera

, 30.04.2017, 18:13

E’ ben noto il fatto che il regime comunista e la nomenklatura non sopportavano le critiche. Se all’interno del Paese la stampa era del tutto subordinata al potere, la stampa libera dell’Occidente era scatenata contro le sue politiche, e Radio Europa libera si piazzava al primo posto. Non furono pochi i casi di intidimazione ai giornalisti che facevano il loro mestiere con onestà. Alcune voci sostennero addirittura che della morte di alcuni di loro fosse responsabile il regime di Bucarest.



Stabilitasi in Francia alla fine degli anni 1940, la giornalista, scrittrice e critico letterario Monica Lovinescu realizzava, assieme a suo marito Virgil Ierunca, il programma culturale “Tesi e antitesi a Parigi”, trasmessa da Europa libera. Nei loro commenti, i due giornalisti attaccavano apertamente il regime comunista di Bucarest. In una registrazione del 1998 realizzata dal Centro di Storia Orale della Radiodiffusione Romena, Monica Lovinescu ricordava la morte sospetta dei direttori del servizio romeno di Europa libera di Monaco di Baviera: “I direttori furono Ghiță Ionescu, Nöel Bernard, Mihai Cismărescu, Vlad Georgescu e, alla fine, Nicolae Stroescu, ma l’ideale era Nöel Bernard. A mio avviso è stato un capo sezione come non c’era mai stato alla radio. Era attivo, appassionato, aveva una rapidità di pensiero e di riflessione eccezionale. Nöel Bernard rimase in carica fino alla morte, gli subentrò Mihai Cismărescu, un uomo molto fine, di alta qualità, era saggista. Una cosa molto curiosa è che, ad un certo momento, a Europa libera i direttori cominciarono a morire ad uno ad uno per cancro. Nöel Bernard credeva di essere stato irradiato, Mihai Cismărescu lo stesso, ma anche Vlad Georgescu, un grande storico. Un vicedirettore, Preda Bunescu, morì pure lui in un modo molto strano. Era allergico alle uova, quindi non mangiava mai uova, oppure dolci fatti con uova. Fu trovato morto nel suo appartamento, dopo tre giorni di finesettimana, dopo che i collaboratori notarono che non era venuto alla radio. All’autopsia, i medici hanno scoperto che il suo sangue era pieno di uova. La sua morte fu considerata sospetta, ma sapete come sono le autorità di tipo americano, molto, molto prudenti.



Contro Monica Lovinescu il regime usò alcuni metodi per ridurla al silenzio. Il primo fu la calunnia: Cominciarono con attacchi sulla stampa, molto violenti, iniziati ancora prima, prima anche della fondazione dell’Europa libera iniziarono questi articoli contro di noi, contro Virgil. All’inizio, erano solo attacchi contro di lui lanciati da Bucarest da G. Călinescu e Zaharia Stancu. Poi, si erano specializzati in attacchi nei nostri confronti La Voce della patria / Glasul patriei”, La Settimana / Săptămâna” di Eugen Barbu e, ad un certo momento, vi fu per tre anni una serie di attacchi sulla stampa solo contro il gruppo di Parigi. La polizia politica, la Securitate, aveva una certa tecnica, che considerava molto intelligente. Mandava, chiamiamoli scrittori” o intellettuali”, all’Europa libera di Monaco di Baviera a dire che il programma di Monaco di Baviera sarebbe stato buono se non ci fossero quei pazzi di Parigi, cioè io e Ierunca. Hanno cercato di distruggere i programmi parigini in tutti i modi possibili e con tutte le intrighe di cui erano capaci.



In seguito al suo rifiuto di fermarsi, il regime comunista passò alla correzione fisica. Monica Lovinescu: Quando hanno visto che non se ne poteva più — soprattutto dopo che avevo dedicato quasi tutti i programmi del 1977 al movimento Goma – sono passati all’attacco diretto, fisico. A novembre 1977, un giorno prima dell’arrivo di Paul Goma a Parigi, il 18 novembre, mi aspettavano due palestinesi. Ho saputo dal libro di Pacepa che erano palestinesi, avevano la pelle scura. Mi chiesero di entrare in casa perché avevano un messaggio per me. Mi è sembrato strano perché mi avevano chiamato madam Monica” e qui madam” non si usa mai assieme al nome. Mi resi conto di come stavano le cose e non li feci entrare. Allora cominciarono a picchiarmi alla testa. Caddi, svenni, gridai, qualcuno dalla strada venne ad aiutarmi. Gli aggressori scapparono e la persona che mi aveva soccorso cercò di inseguirli, ma non li trovò più. Ero giù per terra, ferita e mi portarono in ospedale. Mi svegliai dopo qualche ora quando mi facevano una radiografia. Rimasi ricoverata in ospedale per solo 5 giorni perché volevo partecipare alla conferenza stampa di Paul Goma dove tutte queste cose furono rese pubbliche. La causa non era stato certo Paul Goma, ma il momento era stato scelto affinché il generale Pleşiţă potesse dire a Paul Goma, prima di lasciarlo andare in Francia: Riceverai un segno, al momento dell’arrivo a Parigi, e vedrai quanto è lungo il braccio della rivoluzione!” Me la sono cavata solo con il naso alquanto rotto, la faccia e le braccia gonfie. Dopo, nel 1983 mandarono un agente che diceva di chiamarsi Bistran, non so quale fosse il suo vero nome, per ammazzare Virgil. Allora intervenne la polizia francese, allertata dalla polizia tedesca, e Bistran si arrese.



L’intimidazione alla stampa è stata una pratica ampiamente utilizzata dai regimi totalitari per azzittire i suoi oppositori. Quando la stampa libera subisce persecuzioni è certo che il rispettivo regime ha un grosso problema con le opinioni diverse dalle sue. (tr. G.P.)

foto: pixabay.com
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