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Il regime comunista e l’alfabetizzazione

Una delle cose di cui il regime comunista in Romania si è sempre vantato è stata l'eliminazione dell'analfabetismo.

Il regime comunista e l’alfabetizzazione
Il regime comunista e l’alfabetizzazione

, 30.03.2020, 08:54

Una delle cose di cui il regime
comunista in Romania si è sempre vantato è stata l’eliminazione dell’analfabetismo.
L’alfabetizzazione fu una delle ossessioni del regime che desiderava illuminare
il popolo ed emancipare l’individuo da tutte le precedenti costrizioni. Il
comunismo considerava che l’analfabetismo fosse uno dei grandi svantaggi dei
ceti inferiori rispetto ai ceti medi e alti. Ma gli storici affermano che il
successo dell’alfabetizzazione è discutibile in quanto i costi superarono di
molto i benefici.




Il 23 agosto del 1944, la Romania
lasciava l’alleanza con l’Italia e la Germania e si affiancava alle Nazioni
Unite. Un settimana più tardi, il 31 agosto del 1944, l’esercito sovietico
entrava a Bucarest, momento che segnò una nuova svolta nella storia contemporanea della
Romania. Sin dall’ingresso dei sovietici in Romania, la stampa comunista e
procomunista parlò della necessità di eliminare l’analfabetismo. Il giornale Scânteia, giornale
del Partito Comunista Romeno, valutava il tasso di analfabetismo al 49% nelle
zone rurali e nelle piccole città. Gli autori degli articoli e più tardi i
leader comunisti presentarono in modo tendenzioso quella realtà romena, negando
qualsiasi precedenti sforzi di contrasto del fenomeno. I comunisti accusavano i
governi democratici di intenzionalità, di discriminazione dei ceti inferiori,
di blocco dell’insegnamento nelle zone rurali.




Lo storico Cristian Vasile
dell’Instituto di Storia Nicolae Iorga di Bucarest studia la politica di
alfabetizzazione del regime comunista nei suoi primi anni di esistenza. Dalla fine del 1947, per i
leader comunisti la campagna di contrasto dell’analfabetismo diventò, in realtà,
una parte importante della rivoluzione culturale secondo il modello sovietico.
La propaganda stalinista pretendeva che nell’URSS non c’erano più analfabeti, e
questa era anche la pretesa della Romania. Mikhail Roller non fu solo capo
degli storici, ma anche teorico della pedagogia d’ispirazione sovietica.
Scrisse anche un libro sulla pedagogia sovietica e su come andavano
implementati i metodi pedagogici nello spazio romeno, ci ha detto Cristian Vasile.




L’analfabetismo rappresenta un grande
ostacolo nell’attrarre gli operai verso la costruzione attiva del socialismo e
del comunismo. Chi non sa leggere e scrivere si trova fuori dalla politica, si
leggeva in un manifesto della propaganda culturale che era una retorica semplificatrice
e mistificatrice. L’insediamento del governo comunista diretto da Petru Groza,
il 6 marzo del 1945, apri’ la strada alla politica di alfabetizzazione delle
zone rurali romene. Il Ministero dell’Istruzione e il Ministero della Cultura
dovevano occuparsi di questa politica di alfabetizzazione che, tra l’altro,
mirava all’estensione della rete di scuole nelle zone rurali e a garantire l’accesso
a tutti i bambini. Oltre all’estensione delle reti scolastiche, l’alfabetizzazione
si faceva tramite carovane cinematografiche, propaganda visiva, esposizione di
opere d’arte che esortavano all’apprendimento. Un mezzo molto efficace di
alfabetizzazione fu il servizio di leva. L’esercito ebbe, dal canto suo,
programmi culturali, molti contadini appresero durante il servizio di leva di 3
anni a leggere e scrivere. Inoltre, le minoranze impararono il romeno durante
il servizio di leva. Ma l’alfabetizzazione comunista significava ideologia.
L’alfabetizzazione imposta dalla politica culturale ufficiale aveva come scopo
la diffusione delle idee marxiste-leniniste.




L’applicazione dei piani non avenne
cosi’ come immaginarono i funzionari. In practica ci furono difficoltà, come
mostrava Cristian Vasile. La
campagna di intensificazione dell’alfabetizzazione, cosi’ come fu concepita
dalla direzione del Ministero dell’Istruzione, fu accolta con riserve e persino
ostilità da alcuni insegnanti e professori. Non si trattava del fatto che
fossero borghesi e ostili in linea di principio, si trattava di questioni
banali. Molti insegnanti e professori erano stati allontanati dalle scuole
urbane, con tradizione, e in qualche modo retrocessi. Per ragioni politiche
furono trasferiti nelle zone rurali oppure nelle piccole città dove c’era molta
gente analfabeta. In queste località dove erano stati trasferiti abusivamente
non avevano un’abitazione e lo stesso comfort e non potevano svolgere la loro
attività pedagogica, ha raccontato Cristian Vasile




Gli insegnanti giovani e privi di
esperienza furono inviati nelle zone rurali tramite il meccanismo
dell’assegnazione dei posti di lavoro ai fini dell’attuazione della politica
del partito comunista. Ma il rifiuto di molti di andare a lavorare nei luoghi
indicati portò alla loro proclamazione come sabotatori e alla loro punizione. Cristian
Vasile. Track: A novembre 1948,
quando tutti i problemi furono passati in rassegna, a Cluj, l’ispettore
scolastico capo affermava in un rapporto: per quanto riguarda l’alfabetizzazione,
gli insegnanti chiedono il pagamento di straordinari per queste lezioni. C’è
stata una serie di dimissioni tra gli insegnanti in seguito all’assegnazione
dei posti di lavoro in varie zone che noi abbiamo fatto. Si tratta di persone
molto legate alla città di Cluj e che vogliono restare a lavorare a Cluj, che
non vogliono andare a lavorare in altri posti. C’è un grande contrasto tra la
città di Cluj e la provincia di Cluj, provincia che ha molti svantaggi dal
punto di vista della collocazione dei villaggi, delle vie di comunicazione. Sono
stati 600 i professori di Cluj cui sono stati assegnati posti di lavoro nelle
zone rurali e che, di seguito, hanno rassegnato le dimissioni. Abbiamo deciso
che coloro cui sono assegnati posti di lavoro nei villaggi e che rifiutano di
lavorarci sono sabotatori delle riforme e abbiamo deciso che non saranno più
accolti in un altro posto e saranno destituiti, ha concluso Cristian Vasile.




L’alfabetizzazione comunista significò il
capovolgimento del sistema delle assunzioni nell’insegnamento, lavoro volontario
non retribuito, distacchi abusivi e licenziamenti. Ma gli storici ritengono che
si sia registrata anche una crescita del livello di istruzione durante
l’alfabetizzazione comunista. Ci sono state scuole dove gli insegnanti non
hanno rispettato il curriculum. Le rivolte degli studenti del 1956, molti
provenienti dalle zone rurali, e la loro solidarietà con la rivoluzione
anticomunista in Ungheria furono prove del fatto che l’alfabetizzazione funzionò
anche contro l’ideologia comunista e il regime stesso.



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