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Il quartiere Uranus di Bucarest

L'attuale area nel centro di Bucarest, dove si trovano il Palazzo del Parlamento, la vasta Piazza della Costituzione e i grandi edifici che ospitano le istituzioni dello stato romeno, apparve all'inizio degli anni '80.

Il quartiere Uranus di Bucarest
Il quartiere Uranus di Bucarest

, 17.04.2023, 19:02

Lattuale area nel centro di Bucarest, dove si trovano il Palazzo del Parlamento, la vasta Piazza della Costituzione e i grandi edifici che ospitano le istituzioni dello stato romeno, apparve allinizio degli anni 80. Circa 40 anni fa, larea era ancora collinare e vi si trovavano lArsenale dellEsercito, lo “Stadio della Repubblica”, chiese e monasteri, case private, parchi, monumenti pubblici. Era nota ai bucarestini come il “quartiere Uranus”, una delle zone più pittoresche della capitale. Circa il 90% del quartiere Uranus cadde sotto le lame delle ruspe in seguito alla politica di sistematizzazione introdotta da Nicolae Ceaușescu nel 1977.



Lo storico Speranța Diaconescu lavora dal 1975 presso lUfficio per i Beni Culturali Nazionali del Comune di Bucarest. In tale veste, ha assistito allapplicazione della sistematizzazione e alla scomparsa di numerosi monumenti del patrimonio e del quartiere Uranus. Intervistata nel 1997 dal Centro di storia orale della Radiodiffusione Romena, Speranța Diaconescu ha raccontato che ad alcune istituzioni statali era rimasto solo di fare linventario di ciò che sarebbe stato raso al suolo.



“Larea Uranus in particolare, dove sono avvenute massicce demolizioni, era unantica area storica. Il Museo di Storia di Bucarest, in quanto museo di storia della città, voleva fare una mappatura. Aveva il diritto e lobbligo di fare una mappatura di questa vecchia area per sapere in futuro cosa è andato perduto e per lasciare il più possibile delle tracce. Dopodiché, questa mappatura dellarea si è espansa, non è stata fatta solo sullarea Uranus, ma su tutte le aree che sono state demolite. Il Museo di Storia di Bucarest ha le schede delle case demolite, casupole o palazzi. Non ha solo le schede delle case, ma anche della situazione socio-professionale di coloro che vi abitavano. Alcuni dati, forse non molto dettagliati, ma che mostrano una situazione, uno stato di cose in un certo momento.”



Gli specialisti, consapevoli di cosa significasse effettivamente sistematizzazione, hanno compiuto sforzi sovrumani per salvare ciò che poteva essere salvato da ciò che sarebbe scomparso. “Nel momento in cui queste demolizioni sono state effettuate nelle rispettive aree, stavamo facendo liste di proposte secondo il decreto 120/1981. Si proponeva cosa recuperare, da quale casa, ecc. Ad esempio, cerano maniglie o porte o vetrate o varie parti componenti della casa che erano di particolare pregio. Solo che abbiamo visto scene prive di senso. Ci veniva detto: in questa strada inizia la demolizione, andate a fare un inventario di ciò che deve essere preservato. Avremmo voluto andarci e lavremmo fatto, ma la demolizione iniziava il secondo o il terzo giorno e non avevamo nemmeno il tempo di avviare le pratiche per chiedere il via libera per andare nel cantiere di demolizione. Non avevamo nemmeno una settimana a disposizione per dire cosa poteva essere recuperato”, ha raccontato Speranza Diaconescu.



In realtà, la fretta delle demolizioni significò la distruzione di ciò che gli specialisti raccomandavano di salvare, fatto notato anche da Speranța Diaconescu. “Mi è capitato di passare per case che avevano componenti molto belle, finestre, porte con vetri di cristallo, porte con vetri smerigliati o con specchi. Passando per la stessa zona il giorno dopo, perché il giorno prima mi ero fermata al numero civico 15 e dovevo proseguire, vidi che ai civici 1, 3, 5, per cui avevo fatto le proposte per salvare le splendide porte, ebbene quelle splendide porte venivano gettate dai piani superiori nella strada. La demolizione era iniziata, i demolitori si affrettavano e tutto quel cristallo, tutte le porte, tutte le finestre che avevo proposto per il recupero stavano cadendo con successo a terra in strada, andando in frantumi. Abbiamo avuto anche episodi di questo tipo che hanno rafforzato la mia convinzione che molte procedure erano solo formali.”



Dopo il 1989, il colpevole della distruzione del quartiere Uranus di Bucarest fu considerato il dittatore romeno Nicolae Ceaușescu, e lui rimarrà il grande colpevole. Ma non fu lunico, crede Speranța Diaconescu. “Mi dispiace doverlo dire, la grande colpa in tutto quello stato di cose, secondo me, non fu solo del capo dello stato che, per quanto fosse primitivo, come lo consideravamo, fu abbastanza furbo che firmò le decisioni di demolizione solo dopo la loro esecuzione. I decreti di demolizione venivano dati per aree molto vaste e poi si tornava a rimuovere i monumenti in base a un decreto speciale, che veniva firmato dal presidente dello stato una volta avvenuta la demolizione. Quindi, tutto ciò che è stato fatto è stato fatto da intermediari che avevano paura di qualcosa o che volevano farsi avanti e noi conosciamo simili casi.”



Ai nostri giorni è ancora visibile una piccola parte di quello che era il quartiere Uranus, uno dei quartieri più belli di Bucarest. Esso è rimasto in album fotografici, mostre, articoli di stampa, sequenze di film documentari, nel film artistico “Angela va avanti” del 1982 e sulle pagine dei social media.




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