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I romeni e la conquista ottomana dei Balcani nei secoli XIV-XV

Nel periodo precedente la conquista di Costantinopoli, dal 1360 fino al 1453, i romeni si integrarono anche loro nel modello dello scontro e della coesistenza con i turchi, secondo l'usanza balcanica.

I romeni e la conquista ottomana dei Balcani nei secoli XIV-XV
I romeni e la conquista ottomana dei Balcani nei secoli XIV-XV

, 14.01.2020, 18:16

L’avanzamento dell’Impero ottomano verso l’Europa nei
secoli XIV-XV significò piuttosto un periodo di scontri e coesistenza,
che un periodo di conflitti permanenti e aperti. Nel 1453, però, il sultano
Maometto II mise fine a questo periodo di transizione conquistando
Costantinopoli e concentrando il potere nelle mani di un unico sovrano, le sue.
Nel periodo precedente la conquista di Costantinopoli, dal 1360 fino al 1453, i
romeni si integrarono anche loro nel modello dello scontro e della coesistenza
con i turchi, secondo l’usanza balcanica.




Il modello della coesistenza dei due mondi, cristiana
balcanica e musulmana orientale, appare nei documenti dell’epoca e portò, alla
fine, a una fusione tra i due tipi di cultura e civiltà. Ciò che inizialmente
fu un’interferenza tra il mondo cristiano e quello musulmano diventò man mano
un’interdipendenza e un ravvicinamento e si concluse con una sintesi in cui la
religione, le pratiche e le usanze generarono un tipo umano e un comportamento
molto simile.




Gli attori politici nei Balcani dell’epoca precedente la
conquista ottomana ebbero, ovviamente, interessi personali. Per perseguire tali
interessi, collaborarono, ma si confrontarono anche con i turchi che si
dimostrarono, molte volte, il sostegno che cercavano. Ma prima di coabitare con
i turchi, nella seconda metà del 14esimo secolo i cristiani balcanici opposero
loro resistenza, i greci, bulgari, serbi e gli albanesi, aiutati a volte dai
romeni, essendo però sconfitti. Lo storico svizzero Oliver Jens Schmitt è
docente all’Università di Vienna e specialista nella storia medievale
dell’Europa sud-orientale. Egli ha mostrato che il numero di principi cristiani
caduti nella lotta antiottomana è minore rispetto al numero di leader che
collaborarono con i turchi.




La maggioranza dei principi cristiani dei Balcani
cooperavano con gli ottomani. La lista dei partner degli ottomani è
significativamente più lunga della lista dei principi che combatterono senza
compromessi con gli ottomani. I principi cristiani che caddero nella lotta
contro gli ottomani furono i dirigenti serbi nella lotta sul fiume Mariza,
Uglješa e suo fratello, re Vukašin, il principe albanese Balša II nel 1385, il
principe serbo Lazar Hrebeljanović, i principi e i voivodi valacchi Michele,
nel 1420, Dan II, Vlad l’Impalatore e l’imperatore bizantino Costantino
XIesimo. Giustiziati furono il padre del principe albanese Skanderbeg Giovanni
Kastriota, l’ultimo duce italiano di Atene e l’ultimo re bosniaco, nonchè
diversi boiardi, come le famiglie Kovacevici e Pavlovici, ha spiegato Oliver
Jens Schmitt.




Ai turchi piaciono le liti tra cristiani,
scriveva un cronista anonimo. Ed è vero, le elite cristiane assumevano
mercenari turchi per combattere contro i rivali, e i mercenari turchi venivano
come mercenari e restavano come padroni. Gli ottomani crearono una cintura di
stati vassalli, stati dipendenti che intervenivano anch’essi massicciamente
nella politica interna ottomana, cosi’ come fu la lunga guerra civile ottomana
tra il 1402 e il 1413. Gli storici credono che dopo la battaglia di
Marizza del1371 persa dai serbi
davanti ai turchi, i balcanici cominciarono ad accettare il vassallaggio
ottomano. I romeni giunsero cosi’ nella prima linea degli scontri con i turchi,
la prima battaglia importante essendo condotta da Mircea il Vecchio, nel 1395,
a Rovine. Oliver Jens Schmitt mostra che già i serbi erano diventati alleati
fedeli dei turchi.




I boiardi serbi Marko Kraljević e Konstantin Dragaš
cadero nella battaglia di Rovine
del 1395 combattendo da parte degli ottomani contro la Valacchia di Mircea il
Vecchio. La morte in battaglia dei due boiardi serbi mostra la direzione
essenziale della conquista ottomana. Senza sostegno da parte dei vassalli,
soprattutto dei boiardi serbi, l’offensiva ottomana non sarebbe stata
possibile. In tutti i momenti essenziali della conquista ottomana nei Balcani,
i boiardi serbi si trovavano da parte degli ottomani: a Rovine, a Nicopoli,
dove la cavalleria di Ștefan Lazarevici decise la battaglia a favore degli
ottomani, ad Ankara dove gli stessi soldati combattero fino alla fine per
Baizaid I, mentre molti musulmani si diedero alla fuga, nel 1430 quando Grigore
Brankovici aiutò alla conquista del Salonicco sotto dominio veneziano. Persino
nel 1453, i serbi apparvero a Costaninopoli, ma non come liberatori, bensi’
come truppe a sostegno degli ottomani, ha precisato Oliver Jens Schmitt.




E nel Principato della Valacchia, al nord del Danubio
apparvero cosi’ i segni della cooperazione con gli ottomani e persino della
sovranità. Apparvero divisioni in partiti regionali, boiardi che si
orientavano a lungo termine verso gli ottomani oppure verso l’Ungheria, anche
se, almeno in una fase iniziale, la maggioranza dei principi si schieravano da
una parte o dall’altra a seconda della situazione politico-militare. Perciò,
non è sempre facile distinguere chi usava chi: i principi e gli ungheresi i
boiardi locali ambiziosi o viceversa. Questi ultimi credevano di rafforzare il
loro potere regionale tramite manovre abili e tramite il cambiamento frequente
di alleanze. Il cambiamento rapido dei principi in Bosnia e Valacchia fu dovuto
soprattutto a questi giochi di potere. Tra i principi romeni favorevoli agli
ottomani possono essere menzionati Radu II Prasnaglava, Alessandro Aldea o Radu
il Bello, ha concluso Oliver Jens Schmitt.




Il 1453 era, così, il momento che concludeva un lungo
periodo di transizione. Era l’anno in cui i romeni dei principati
extracarpatici aderivano a un modello culturale diverso in cui si sarebbero
integrati per oltre 4 secoli.

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