Gli albori della medicina moderna romena
Nella seconda metà dell'Ottocento, i medici romeni che avevano studiato nell'Occidente fondarono scuole e istituti specializzati per combattere le malattie e formare il personale.
Steliu Lambru, 14.02.2018, 11:50
Nella seconda metà dell’Ottocento, i medici romeni che avevano studiato nell’Occidente fondarono scuole e istituti specializzati per combattere le malattie e formare il personale. Ai nomi di Nicolae Kretzulescu e Carol Davila, ma anche di alcuni aristocratici e filantropi è legata tutt’una generazione che ha modernizzato la medicina romena, portandola vicina ai più esigenti standard dell’epoca. La medicina come scienza apparve nel Rinascimento, e le prime informazioni a carattere scientifico nello spazio romeno risalgono alla fine del XVII secolo, durante il regno del principe Constantin Brancoveanu (1688-1714). Alla sua corte erano arrivati medici di origine greca, ma anche un alsaziano e un veneziano che applicarono dei metodi simili all’odierna vaccinazione. Dal punto di vista istituzionale, le accademie principesche erano degli stabilimenti in cui veniva praticata la cosiddetta iatrosofia, che abbinava la filosofia alla medicina empirica. Però furono le stesse accademie principesche i nuclei attorno ai quali nell’Ottocento si sviluppò l’insegnamento in questo campo.
Il medico Octavian Buda, docente di storia della medicina all’Università di Medicina e Farmacia Carol Davila di Bucarest, presenta gli inizi della medicina moderna romena, che nell’Ottocento era connessa direttamente all’Occidente. L’argomento della scienza imparata nell’Occidente non rappresenta una fonte di coercizione, bensì di cambiamento, persino di certe politiche di stato. E’ interesante il paragone che i romeni della seconda metà del XIX secolo facevano col Belgio. Si vantavano di essere chiamati i rappresentanti del Belgio Orientale, per un motivo che non era legato alla parziale latinità del Belgio, bensì al fatto che questo Paese era stato assemblato attorno al 1830. Anche i Principati Romeni si unirono relativamente più tardi. I romeni facevano dei paragoni istituzionali insistenti, data la velocità nell’apertura di nuove istituzioni. Ad esempio, nel 1892, Alexandru Vitzu, il padre delle ricerche biologico-fisiologico-mediche, creò il primo istituto di fisiologia. Fu sempre lui ad aprire la strada delle ricerca scientifica biomedica, dopo essersi recato nel Belgio per documentarsi, spiega il prof. Octavian Buda.
L’effervescenza modernizzatrice aveva avvolto l’intera società romena, dal semplice contadino all’alta classe. Gli studi ricoprivano un posto privilegiato e il primo grande nome dell’insegnamento in questo campo fu il medico e farmacista Carol Davila, di origini francesi, ma nato in Italia. Dal punto di vista istituzionale, la modernità effettiva si mise in moto con i Regolamenti Organici e con l’allora influenza occidentalizzante delle autorità zariste. Vennero creati un Ordine dei Medici e le tre grandi strutture ospedaliere a Bucarest – Coltea, Pantelimon e Filantropia. L’attività finanziaria privata dell’alta classe artistocratica era gestita da un’organizzazione, una specie di precursore delle strutture amministrative sanitarie. L’idea di organizzare un insegnamento universitario medico era ancora lontana quando, grazie a certe circostanze, Carol Davila venna a Bucarest. Constantin Dumitrescu-Severeanu, uno dei grandi chirurghi dell’epoca, spiegava in un’apocrifa come, nel 1852, alla bacheca della Facoltà di Medicina di Parigi erano stati affissi due annunci in cui due personalità esprimevano il desiderio di portare nei loro Paesi un medico autorevole. Una delle richieste era legata all’esercito romeno ed era stata formulata dal principe Barbu Stirbey, mentre l’altra proveniva dallo scià dell’Iran. Severeanu va oltre e afferma che il preside della Facoltà di Medicina, il cui figlio era il capo della legazione francese a Bucarest, convinse il giovane ed entusiasta Davila di imboccare la strada verso la sorella latina più giovane, rappresentata dai Principati Uniti. Il gesto di Severeanu era quello di immortalare Davila come una specie di vettore della modernizzazione romena. Severeanu fece parte di un primo gruppo di medici romeni ai quali vennero assegnate delle borse governative, a partire dal 1860. Fu anche esponente delle prime generazioni di diplomati presso una scuola di medicina e farmacia diventata nazionale nel 1858, aggiunge Octavian Buda.
I mutamenti moderni nella medicina furono talmente profondi da cambiare anche il linguaggio. Dall’ombra vegliava una fortissima personalità della Romania dell’epoca. Si tratta di Nicolae Kretzulescu: aveva studiato a Parigi, era vicino agli ambienti del principe Alexandru Ioan Cuza, insomma, una personalità complessa che ricoprì le cariche di premier, ministro degli Esteri e dell’Interno. Fu anche ambasciatore di Romania in Russia. Nella storia della medicina, Kretzulescu è presentato come la persona che ha creato un linguaggio medico. Era un periodo di passaggio all’alfabeto latino, e il vocabolario medico era assolutamente necessario. Nel 1840-1850 si verificarono i primi tentativi, dovuti a traduzioni dal francese. Nicolae Kretzulescu compì grandi sforzi in tal senso e nel 1842 si occupò della traduzione dal francese di un manuale di anatomia descrittiva. Praticamente, cambiò d’un tratto un intero linguaggio specializzato. I termini medici prestati in precedenza dal greco vennero sostituiti da parole di origine latina, riprese dal francese, come vertebra, cervicale, lombare, frontale o sfenoide. Era una cosa assolutamente ragguardevole per una persona pienamente impegnata nella vita politica di quei tempi. Nella mentalità collettiva dell’allora elite sociale, dedicarsi alla medicina significava fare un lavoro non proprio inferiore, però comunque non all’altezza dello statuto di aristocratico, conclude Octavian Buda.
La medicina moderna romena ebbe un fruttuoso percorso di sviluppo. Il medico e scienziato George Emil Palade, Nobel per la medicina nel 1974, era nato in Romania.