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Dicembre 1918 o l’inizio della Nuova Romania

Alla fine della prima guerra mondiale, la Romania si annoverava tra i vincitori e lunificazione con il Banato, la Bucovina e la Transilvania nei mesi di novembre e dicembre 1918 portò alla creazione di una nuova Romania che molti neanche avevano sognato.

Dicembre 1918 o l’inizio della Nuova Romania
Dicembre 1918 o l’inizio della Nuova Romania

, 03.12.2016, 19:25

Alla fine della prima guerra mondiale, i vincitori e gli sconfitti, segnati dalle vicende vissute, erano tutti contenti che il calvario era finito. La Romania si annoverava tra i vincitori e l’unificazione con il Banato, la Bucovina e la Transilvania nei mesi di novembre e dicembre 1918 portò alla creazione di una nuova Romania che molti neanche avevano sognato. Nel 1918, sulla carta dell’Europa Centrale e Orientale apparvero nuovi stati, tra cui anche la Grande Romania. La nuova carta significò un riassestamento delle strutture politiche su criteri nazionali e l’ultima manifestazione dello spirito della modernità, della sua lotta contro gli imperi. Il principio dell’autodeterminazione nazionale sulla base della maggioranza etnica fu fondamentale nella costruzione delle nuove entità statali, principio ancora applicato nei rapporti internazionali.



L’alleanza della Triplice Intesa, vincitrice della Grande Guerra, impose le proprie condizioni di pace all’alleanza sconfitta delle Potenze Centrali. Oltre ad aver subito perdite territoriali importanti, la Germania, l’Austria-Ungheria e i loro alleati pagarono pure risarcimenti di guerra. La Romania aveva firmato nel 1916 un trattato con la Triplice Intesa per entrare in guerra e aveva ragione a chiedere il massimo al momento della firma della pace.



Ioan Scurtu, docente di storia contemporanea dei romeni presso l’Università di Bucarest, spiega come sono usciti i Paesi europei dalla prima grande guerra della storia: L’armistizio significava la cessazione delle ostilità militari e su questa base si poteva convocare la conferenza di pace i cui lavori furono inaugurati a gennaio 1919. Per l’occasione furono firmati trattati con ciascuno degli stati appartenenti alle Potenze Centrali. Il principale trattato fu quello con la Germania del 28 giugno 1919 che conteneva anche provvedimenti relativi alla posizione della Germania nei confronti degli altri stati. In questo caso, la Germania si impegnava a riconoscere i nuovi confini della Romania, a pagare danni di guerra, compensi per il periodo di occupazione e soprattutto per l’emissione di lei tramite la Banca Generale della Valacchia che non avevano copertura in oro e che era una moneta imposta dall’occupante. Altri provvedimenti facevano riferimento agli altri stati, questo essendo il trattato generale della conferenza di pace detto anche il Trattato di Versailles. Gli altri trattati con ciascuno dei Paesi sconfitti furono firmati sempre a Versailles, ma in palazzi diversi, per cui anche le denominazioni sono diverse.”



La nazione romena dell’Austria-Ungheria si pronunciò per l’unificazione con il Regno di Romania. Il 28 novembre 1918, su iniziativa del Consiglio Nazionale Romeno, il Congresso Generale della Bucovina riunitosi a Cernăuţi votò all’unanimità, con il sostegno della maggioranza dei rappresentanti tedeschi e polacchi, l’unificazione con la Romania. Anche all’Assemblea Nazionale di Alba Iulia del 1 dicembre 1918, i romeni del Banato e della Transilvania votarono per l’unificazione con la Romania. La risoluzione dell’unificazione fu letta da Vasile Goldiş, mentre il 3 dicembre, una delegazione formata da Alexandru Vaida Voevod, Vasile Goldiş e dai vescovi greco-cattolico Iuliu Hossu e ortodosso Miron Cristea consegnava a Re Ferdinando I la risoluzione di Alba Iulia. Il 25 dicembre 1918, tramite un decreto reale, il re dichiarava la creazione della Grande Romania.



Però il nuovo stato aveva bisogno di riconoscimento internazionale, che non fu facile da ottenere. Ioan Scurtu spiega: Il problema fu che Ionel Brătianu, il capo della delegazione romena alla Conferenza di pace, credette, si fece l’illusione che la Romania sarebbe stata trattata nella stessa maniera come gli altri stati. Così come siamo stati pari durante i combattimenti e i sacrifici — diceva lui — dobbiamo essere pari anche alla conferenza di pace. Solo che si creò un gruppo di Paesi, il Consiglio dei 5, che infatti funzionava a 4: USA, Gran Bretagna, Francia, Italia. Era il consiglio a decidere. Certo che Brătianu cercò di imporre il rispetto dell’uguaglianza tra i Paesi vincitori. Invece il presidente USA, Wilson, ci tenne a precisare che di fronte alla conferenza ciascun Paese valeva quanto il suo potere militare. Rispetto agli stati menzionati, la Romania non era una grande potenza militare. Questo fu il principale problema. Furono sollevate alcune questioni legate alla firma della pace separata, al fatto che il trattato del 1916 non faceva riferimento anche alla Bessarabia (l’attuale Moldova), ma solo ai territori romeni dell’Austria-Ungheria. Poi vi furono problemi sui risarcimenti, sul libero transito delle merci e delle persone, dei beni appartenenti alle potenze della Triplice Intesa sul territorio romeno, poi sulla tutela delle minoranze. Su quest’ultimo argomento, vorrei citare la dichiarazione di Brătianu che la Romania è pronta in qualsiasi momento a concedere alle minoranze gli stessi diritti che concedono gli stati che fanno parte del Consiglio dei 4. In altre parole, si chideva che la Romania, la Cecoslovacchia, la Jugoslavia e la Grecia non fossero discriminate. Certo che le proposte di Brătianu rimasero senza eco.



Alla fine, il primo ministro Ion I. C. Brătianu ottenne il riconoscimento del nuovo stato romeno con il sostegno della Francia, ma colui che firmò i trattati di pace fu Alexandru Vaida Voevod, il primo transilvano a ricoprire l’incarico di premier della Grande Romania. La Grande Romania era un progetto grandioso che stava diventando realtà e al quale avevano partecipato tutti i romeni, ma vi furono anche alcune personalità messianiche: re Ferdinando I, sua moglie Maria e il politico liberale Ion I. C. Brătianu. Il testo del documento firmato dal re, del 25 dicembre 1918, confermava solennemente la volontà nazionale e lasciava intravvedere anche una grande soddisfazione: Prendendo nota della decisione unanime dell’Assemblea Nazionale di Alba Iulia. Abbiamo decretato e decretiamo: i territori compresi nella decisione dell’Assemblea Nazionale di Alba Iulia del 18 novembre e dicembre 1918 sono e restano per sempre uniti con il regno di Romania. (tr. G.P.)


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